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Motivazione eccentrica: Cassazione annulla ordinanza

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del tribunale del riesame di Palermo che aveva confermato l’aggravamento di una misura cautelare da arresti domiciliari a custodia in carcere. La decisione è stata motivata dal fatto che il tribunale del riesame ha fondato il suo giudizio su una “motivazione eccentrica”, ovvero basata su un’ipotesi di reato associativo non pertinente al caso specifico, che riguardava invece la violazione delle prescrizioni degli arresti domiciliari per un’accusa di spaccio di stupefacenti. La Suprema Corte ha rinviato il caso per un nuovo giudizio che si attenga al tema decisionale corretto.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione eccentrica: quando il giudice va fuori tema

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12767/2024, offre un importante chiarimento sul dovere del giudice di attenersi all’oggetto specifico del giudizio. Il caso riguarda l’annullamento di un’ordinanza a causa di una motivazione eccentrica, un vizio che si verifica quando il ragionamento del giudice si fonda su argomenti non pertinenti alla questione da decidere. Analizziamo insieme la vicenda e le sue implicazioni.

I fatti del caso: dall’aggravamento della misura al ricorso in Cassazione

Un soggetto, inizialmente sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per un’ipotesi di reato legata agli stupefacenti (ex art. 73 D.P.R. 309/90), si vedeva aggravare la misura con la custodia in carcere. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) motivava tale aggravamento sulla base della violazione del divieto di comunicazione con terze persone.

L’interessato proponeva appello al tribunale del riesame, il quale però rigettava la richiesta, confermando la custodia in carcere. È a questo punto che la difesa decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione.

La decisione del Riesame e la contestata motivazione eccentrica

Il nucleo del ricorso si concentrava su un punto cruciale: il tribunale del riesame, per giustificare la decisione, aveva incentrato le sue argomentazioni sulla presunta appartenenza del ricorrente a un’associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti (ex art. 74 D.P.R. 309/90).

Tuttavia, la misura cautelare originaria era stata disposta unicamente in relazione al reato di spaccio (art. 73) e non a quello associativo. L’aggravamento, inoltre, era scaturito dalla semplice violazione delle prescrizioni imposte, non da nuovi elementi relativi a un contesto associativo. Il tribunale, quindi, aveva utilizzato argomenti relativi a un’ipotesi di reato diversa e non direttamente collegata al tema che era chiamato a decidere (thema decidendum).

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno qualificato il ragionamento del tribunale del riesame come una motivazione eccentrica. In altre parole, il giudice di merito si è allontanato dal percorso logico-giuridico che avrebbe dovuto seguire.

Il tema da decidere era se la violazione del divieto di comunicazione giustificasse l’aggravamento della misura cautelare per il reato contestato (art. 73). Invece, il tribunale ha deviato, costruendo una motivazione basata su una fattispecie più grave (art. 74) che, nel contesto specifico della misura cautelare in esame, era considerata “distinta e non rilevante”. Le considerazioni sull’appartenenza a un sodalizio criminale sono state quindi giudicate “non pertinenti” dalla Suprema Corte.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: ogni decisione giudiziaria deve essere supportata da una motivazione logica, coerente e, soprattutto, pertinente all’oggetto del giudizio. Una motivazione eccentrica non solo costituisce un vizio che può portare all’annullamento del provvedimento, ma lede anche il diritto di difesa, poiché costringe l’imputato a confrontarsi con argomenti estranei alla specifica contestazione. Per questo motivo, la Corte ha annullato l’ordinanza e ha rinviato gli atti al tribunale di Palermo per un nuovo esame che, questa volta, dovrà concentrarsi esclusivamente sul tema decisionale corretto.

Perché la Cassazione ha annullato l’ordinanza del tribunale del riesame?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza perché il tribunale del riesame ha basato la sua decisione su una “motivazione eccentrica”, ovvero ha utilizzato argomenti relativi a un’ipotesi di reato (associazione a delinquere, art. 74 DPR 309/90) che non era pertinente all’oggetto della decisione, il quale riguardava l’aggravamento di una misura per un reato di spaccio (art. 73 DPR 309/90).

Cosa si intende per “motivazione eccentrica” in un provvedimento giudiziario?
Per “motivazione eccentrica” si intende un ragionamento del giudice che si discosta dall’oggetto specifico della controversia su cui è chiamato a decidere (il cosiddetto thema decidendum). In pratica, il giudice fonda la sua decisione su elementi e argomentazioni estranei e non pertinenti alla questione sottoposta al suo esame.

Qual è stato l’errore specifico del tribunale del riesame in questo caso?
L’errore è stato quello di giustificare la conferma dell’aggravamento della misura cautelare (da arresti domiciliari a carcere) non valutando la gravità della violazione commessa in relazione al reato originariamente contestato, ma introducendo considerazioni sulla presunta appartenenza dell’indagato a un sodalizio criminale, aspetto che era estraneo al provvedimento cautelare in discussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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