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Motivazione della pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22876/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso, chiarendo i requisiti per la motivazione della pena. La Corte ha stabilito che, per negare le attenuanti generiche, basta indicare gli elementi negativi decisivi. Inoltre, per pene inferiori alla media, espressioni come ‘pena congrua’ sono sufficienti, senza necessità di una motivazione dettagliata. Il ricorso è stato respinto per genericità e manifesta infondatezza.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione della Pena: La Cassazione Traccia i Confini per un Ricorso Ammissibile

La corretta motivazione della pena è un pilastro fondamentale del diritto penale, garantendo che la discrezionalità del giudice sia esercitata in modo trasparente e controllabile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 22876 del 2024, offre importanti chiarimenti sui requisiti che un ricorso deve possedere per essere considerato ammissibile, soprattutto quando contesta il trattamento sanzionatorio e il diniego delle attenuanti generiche. Analizziamo questa decisione per comprendere i principi applicati dai giudici di legittimità.

Il caso in esame

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello, ha presentato ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano esclusivamente su due aspetti: il trattamento sanzionatorio ritenuto eccessivo e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. L’appellante lamentava, in sostanza, che i giudici di merito non avessero adeguatamente valutato gli elementi a suo favore nel determinare l’entità della pena.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla valutazione dei motivi di ricorso come privi di “concreta specificità” e “manifestamente infondati”. Secondo gli Ermellini, i giudici dei gradi precedenti avevano esercitato correttamente il loro potere discrezionale, fornendo una spiegazione chiara e sufficiente delle ragioni alla base del loro convincimento. La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi consolidati in materia di motivazione della pena e di valutazione delle circostanze.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha articolato la sua decisione su due punti principali.

La valutazione delle attenuanti generiche

In primo luogo, riguardo al diniego delle attenuanti generiche, la Corte ha specificato che il giudice non è obbligato a prendere in esame e a confutare ogni singolo elemento, favorevole o sfavorevole, addotto dalle parti. È invece sufficiente che la motivazione si concentri sugli elementi negativi ritenuti decisivi o, in alternativa, sull’assenza di elementi positivi rilevanti. Una volta effettuata questa valutazione, tutti gli altri argomenti si considerano implicitamente disattesi e superati. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano seguito questo iter logico, rendendo la loro motivazione incensurabile in sede di legittimità.

I requisiti della motivazione della pena

In secondo luogo, per quanto concerne la dosimetria della pena, la Corte ha ribadito che l’onere argomentativo del giudice può essere assolto anche in modo sintetico. L’uso di espressioni quali “pena congrua” o “pena equa” è considerato sufficiente, specialmente quando la sanzione irrogata è inferiore alla media edittale prevista per quel reato. Non è necessaria, in questi casi, una motivazione specifica e dettagliata che analizzi punto per punto i criteri di commisurazione. Il richiamo agli elementi decisivi o a formule sintetiche che esprimono un giudizio di adeguatezza soddisfa il requisito di legge.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato, volto a evitare ricorsi per Cassazione basati su doglianze generiche e pretestuose. La decisione sottolinea che il controllo di legittimità sulla motivazione della pena non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. Perché un ricorso sia ammissibile, deve individuare vizi logici o giuridici specifici nel ragionamento del giudice, non limitarsi a contrapporre una diversa valutazione degli stessi elementi. Per i professionisti del diritto e per i loro assistiti, questa pronuncia è un monito sull’importanza di formulare motivi di ricorso precisi e concreti, pena la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un giudice nega le attenuanti generiche, deve rispondere a tutti gli argomenti della difesa?
No, non è necessario. Secondo la Corte, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione facendo riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi o all’assenza di elementi positivi, considerando così superati tutti gli altri argomenti.

Una motivazione sintetica come “pena congrua” è sufficiente per giustificare l’entità della pena?
Sì, la Corte ha stabilito che espressioni come “pena congrua” o “pena equa” sono sufficienti a motivare la dosimetria della pena, in particolare quando la sanzione applicata è inferiore alla media prevista dalla legge per quel reato. In tali casi, non è richiesta una motivazione dettagliata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione giudicato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nella fattispecie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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