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Motivazione della pena: quando è sufficiente il rinvio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3863/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso sulla quantificazione della pena. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: se la pena inflitta è molto più vicina al minimo edittale che al massimo, la motivazione della pena può essere sintetica. In questi casi, il semplice richiamo ai criteri generali dell’art. 133 c.p. è considerato sufficiente, senza necessità di una disamina dettagliata di ogni elemento.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione della Pena: Quando Meno è Davvero Abbastanza secondo la Cassazione

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giudiziari è un pilastro del nostro ordinamento, ma la sua estensione può variare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3863/2024) chiarisce i confini di tale obbligo in un ambito cruciale: la quantificazione della pena. La decisione offre un’importante lezione pratica sulla motivazione della pena, spiegando quando un giudice può limitarsi a un richiamo sintetico ai criteri di legge senza incorrere in vizi censurabili.

Il Caso in Esame

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. La difesa lamentava, in primo luogo, un’insufficiente motivazione in merito alla quantità di pena inflitta, ritenuta sproporzionata. In secondo luogo, contestava il mancato riconoscimento del beneficio della sospensione condizionale della pena.

L’imputato sosteneva che i giudici di merito non avessero adeguatamente spiegato le ragioni che li avevano portati a determinare una pena in quella specifica misura, limitandosi a un generico riferimento ai criteri legali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici di legittimità hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, ritenendo la motivazione fornita pienamente adeguata e priva di vizi logici, sulla base di principi giurisprudenziali ormai consolidati.

L’obbligo di motivazione della pena e i suoi limiti

Il cuore della decisione risiede nel primo motivo di ricorso. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’obbligo di una motivazione specifica e dettagliata sulla congruità della pena si attenua progressivamente man mano che la sanzione si avvicina al minimo edittale previsto dalla legge per quel reato.

Nel caso di specie, la pena inflitta era ‘ben al di sotto della media edittale’, ovvero molto più vicina al minimo che al massimo. In queste circostanze, secondo la Corte, il mero richiamo ai ‘criteri di cui all’art. 133 cod. pen.’ è sufficiente a costituire una motivazione adeguata. Non è necessario che il giudice analizzi partitamente ogni singolo elemento (la gravità del danno, l’intensità del dolo, la capacità a delinquere, etc.), poiché la scelta di una pena mite già implica una valutazione complessivamente favorevole all’imputato.

Il Diniego della Sospensione Condizionale

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha osservato che la decisione di negare la sospensione condizionale era supportata da argomenti logici, basati sulla valutazione complessiva degli stessi elementi considerati per il trattamento sanzionatorio, come il diniego delle attenuanti generiche. Trattandosi di un apprezzamento discrezionale del giudice di merito, basato su una valutazione congiunta di tutti gli elementi, non è censurabile in sede di legittimità se non per vizi macroscopici di logica, qui non riscontrati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento pratico. Conferma che non ogni sentenza con una motivazione della pena sintetica è automaticamente viziata. Il vero discrimine è la collocazione della pena inflitta all’interno della cornice edittale. Se un giudice decide di applicare una sanzione contenuta e vicina al minimo, si presume che abbia già considerato positivamente gli elementi dell’art. 133 c.p., rendendo superflua una loro analitica esposizione. Di contro, una pena che si discosta significativamente dal minimo, avvicinandosi alla media o al massimo, richiederà un onere motivazionale molto più stringente e dettagliato. Questa pronuncia, quindi, orienta la strategia difensiva: un’impugnazione sulla quantificazione della pena avrà maggiori possibilità di successo se la sanzione è severa e la motivazione scarna, mentre sarà quasi certamente destinata all’insuccesso nel caso opposto.

Quando è sufficiente una motivazione sintetica per la quantificazione della pena?
Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione sintetica, anche con il solo richiamo ai criteri dell’art. 133 c.p., è sufficiente quando la pena inflitta si colloca ben al di sotto della media edittale, ovvero è di gran lunga più vicina al minimo che al massimo previsto dalla legge.

Perché il richiamo all’art. 133 c.p. può bastare per una pena mite?
Perché, secondo un principio consolidato, la scelta di applicare una pena vicina al minimo legale implica di per sé una valutazione positiva degli elementi contenuti nell’art. 133 c.p. (come la gravità del fatto e la capacità a delinquere del reo), rendendo superflua una loro analisi dettagliata nella motivazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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