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Motivazione della pena: quando è sufficiente?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro la determinazione della pena. La sentenza chiarisce i limiti dell’obbligo di motivazione della pena da parte del giudice di merito. Secondo la Corte, una motivazione sintetica è sufficiente quando la sanzione è ritenuta ‘congrua’, mentre una spiegazione dettagliata è necessaria solo per pene molto superiori alla media. Viene inoltre confermata la legittimità del diniego delle attenuanti generiche basato sulla personalità negativa dell’imputato, desunta anche da precedenti penali.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione della Pena: La Discrezionalità del Giudice secondo la Cassazione

La determinazione della giusta pena è uno dei compiti più delicati del giudice. Ma fino a che punto deve spingersi nella spiegazione delle sue scelte? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 9591/2024) offre chiarimenti fondamentali sulla motivazione della pena, confermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito e stabilendo quando una motivazione sintetica è pienamente legittima. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente lamentava un’errata applicazione della legge penale, in particolare riguardo alla quantificazione della pena e al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Secondo la difesa, la motivazione della Corte territoriale era illogica e non teneva adeguatamente conto dei criteri stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che guidano il giudice nella commisurazione della sanzione.

La Decisione della Corte e la Motivazione della Pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato e generico. Gli Ermellini hanno ribadito principi consolidati in materia, sottolineando come i motivi del ricorso non si confrontassero criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata. La decisione si fonda su tre pilastri argomentativi principali.

La Congruità della Pena

Il punto centrale riguarda proprio l’obbligo di motivazione della pena. La Cassazione ha ricordato che il giudice di merito non è tenuto a fornire una spiegazione analitica per ogni scelta sanzionatoria. È sufficiente che dia conto dell’impiego dei criteri di cui all’art. 133 c.p. utilizzando espressioni come ‘pena congrua’ o ‘pena equa’. Una motivazione specifica e dettagliata diventa necessaria solo quando la pena inflitta sia di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge per quel reato. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la pena come proporzionata alla gravità del fatto e alla personalità dell’imputato.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche la decisione di non concedere le attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) è stata ritenuta correttamente motivata. La Corte di merito aveva evidenziato la ‘personalità negativa’ dell’imputato, basandosi sui suoi precedenti penali, che includevano anche reati commessi in violazione del codice della strada. Questo elemento è stato considerato un indicatore sufficiente per giustificare il diniego del beneficio.

L’Aumento per il Reato Continuato

Infine, per quanto riguarda l’aumento di pena applicato per il reato continuato (art. 81 c.p.), la Cassazione ha ribadito che, se gli aumenti per i reati ‘satellite’ sono di esigua entità e rispettano il limite legale del triplo della pena base, non è richiesto un obbligo di specifica motivazione. Si presume, in tali casi, che il giudice non abbia abusato del suo potere discrezionale.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sul principio della discrezionalità del giudice di merito nella valutazione degli elementi di fatto che portano alla quantificazione della pena. La Cassazione, in qualità di giudice di legittimità, non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma può solo verificare la correttezza logico-giuridica del ragionamento seguito. In questo caso, la sentenza impugnata è stata ritenuta immune da vizi, in quanto sorretta da un apparato argomentativo coerente e conforme alla giurisprudenza consolidata. La Corte ha sottolineato che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica puntuale e specifica alle argomentazioni della decisione contestata, non potendosi limitare a una generica doglianza.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma dei limiti del sindacato di legittimità sulla motivazione della pena. La decisione ribadisce che la valutazione del giudice di merito gode di ampia autonomia, purché esercitata entro i confini della logica e del diritto. Per gli operatori del diritto, ciò significa che le impugnazioni basate sulla presunta inadeguatezza della pena hanno scarse possibilità di successo se non sono in grado di dimostrare un palese vizio logico o una violazione di legge nel ragionamento del giudice. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a conferma della totale infondatezza del suo ricorso.

Quando il giudice deve motivare in modo dettagliato la pena inflitta?
Il giudice è tenuto a fornire una motivazione specifica e dettagliata solo quando la pena irrogata è di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge per quel tipo di reato. In caso contrario, espressioni come ‘pena congrua’ o ‘pena equa’ sono considerate sufficienti.

Per quali ragioni possono essere negate le attenuanti generiche?
Le attenuanti generiche possono essere negate sulla base di una valutazione della ‘negativa personalità’ dell’imputato. Tale valutazione può essere desunta anche dai precedenti penali, compresi quelli per reati di natura diversa, come le violazioni del codice della strada.

L’aumento di pena per il reato continuato richiede sempre una motivazione specifica?
No. Se gli aumenti di pena per i reati collegati in continuazione sono di lieve entità e il totale non supera il triplo della pena base, il giudice non è obbligato a fornire una motivazione specifica e dettagliata per ogni singolo aumento, poiché si presume che non vi sia stato un abuso del potere discrezionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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