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Motivazione della pena: quando è ritenuta sufficiente?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, ribadendo un principio fondamentale sulla motivazione della pena. Si chiarisce che una giustificazione sintetica è sufficiente se la pena non supera la media edittale. Una spiegazione dettagliata è richiesta solo per sanzioni di gran lunga superiori, confermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione della Pena: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Discrezionalità del Giudice

La motivazione della pena rappresenta un aspetto cruciale del processo penale, garantendo che la decisione del giudice sia trasparente e ancorata a criteri legali. Ma quanto deve essere dettagliata questa motivazione? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 9537/2024, offre un importante chiarimento, ribadendo i confini della discrezionalità del giudice e i casi in cui è sufficiente una motivazione sintetica. Analizziamo insieme questa decisione.

Il Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso la sentenza della Corte di Appello, che aveva confermato la sua condanna. La difesa lamentava la carenza e l’insufficienza della motivazione addotta dai giudici di merito in relazione al trattamento sanzionatorio applicato, ovvero alla determinazione della pena concreta.

Secondo il ricorrente, la Corte territoriale non aveva adeguatamente spiegato le ragioni che avevano portato alla quantificazione della pena, limitandosi a considerazioni generiche. Si poneva quindi la questione di quale sia lo standard minimo che la motivazione della pena deve rispettare per essere considerata valida.

L’Analisi della Corte e la corretta Motivazione della Pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo infondate le censure mosse dalla difesa. I giudici supremi hanno osservato che la Corte di Appello aveva, in realtà, fornito una motivazione congrua. La decisione impugnata evidenziava come la misura della pena, pur non essendo superiore alla media edittale, fosse giustificata da due elementi specifici: la personalità negativa dell’imputato e l’entità del fatto commesso.

Per rafforzare il proprio ragionamento, la Cassazione ha richiamato un suo consolidato orientamento giurisprudenziale (in particolare, la sentenza n. 36104/2017). Questo principio stabilisce che la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Per assolvere all’obbligo di motivazione, è sufficiente che il giudice dia conto dei criteri previsti dall’art. 133 del codice penale, anche utilizzando espressioni sintetiche come “pena congrua”, “pena equa” o facendo riferimento alla gravità del reato o alla capacità a delinquere dell’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

La chiave di volta della decisione risiede nella distinzione basata sull’entità della pena irrogata rispetto ai limiti previsti dalla legge. La Corte ha specificato che una spiegazione particolarmente dettagliata e analitica è necessaria solo quando la pena si discosta in modo significativo dalla media edittale, avvicinandosi o raggiungendo il massimo previsto.

Al contrario, quando la pena si attesta su valori medi o inferiori alla media, una motivazione più concisa è pienamente legittima. Questo perché si presume che il giudice abbia tenuto conto di tutti gli elementi rilevanti per giungere a una sanzione equilibrata. Nel caso di specie, la pena non era sproporzionata, e la Corte di merito aveva correttamente ancorato la sua valutazione alla personalità dell’imputato e alla natura del reato, elementi sufficienti a giustificare la scelta compiuta.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: non ogni motivazione della pena sintetica è di per sé illegittima. La validità della motivazione dipende strettamente dalla collocazione della pena all’interno della cornice edittale. Per gli avvocati e gli imputati, ciò significa che un ricorso basato sulla presunta carenza di motivazione ha scarse probabilità di successo se la sanzione applicata non è eccezionalmente severa. La decisione riafferma la fiducia nell’operato del giudice di merito e nella sua capacità di calibrare la pena in modo equo, richiedendo un onere motivazionale aggravato solo in situazioni eccezionali.

Un giudice deve sempre spiegare dettagliatamente perché ha scelto una certa pena?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una spiegazione dettagliata è necessaria solo quando la pena inflitta è di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge per quel reato. In caso contrario, sono sufficienti anche espressioni sintetiche.

Cosa si intende per “pena congrua” in una sentenza?
È un’espressione utilizzata dal giudice per indicare che la pena è stata ritenuta giusta, adeguata e proporzionata alla gravità del fatto e alla personalità del colpevole, in base ai criteri dell’art. 133 del codice penale.

È possibile contestare la motivazione della pena se questa non supera la media prevista dalla legge?
Sì, ma è molto difficile che il ricorso venga accolto. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in questi casi, una motivazione sintetica che faccia riferimento alla gravità del reato o alla personalità dell’imputato è sufficiente a giustificare la decisione del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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