Motivazione del Diniego: Perché i Giudici Devono Spiegare il Loro ‘No’
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: ogni decisione, soprattutto se negativa, deve essere supportata da un ragionamento chiaro e completo. Una corretta motivazione del diniego non è una mera formalità, ma una garanzia per il cittadino. Il caso in esame riguarda un’ordinanza annullata perché il Tribunale aveva respinto una richiesta senza analizzare un elemento cruciale sollevato dalla difesa: la tossicodipendenza dell’imputato.
I Fatti del Caso
Un individuo si era rivolto alla Corte di Cassazione per contestare un’ordinanza del Tribunale di Milano. Quest’ultimo aveva negato il riconoscimento della ‘continuazione’ tra una serie di reati, ovvero l’esistenza di un unico disegno criminoso che li legava. Secondo il Tribunale, le condotte erano semplicemente l’espressione di uno ‘stile di vita’ e commesse a notevole distanza di tempo.
L’imputato, nel suo ricorso, ha sottolineato una grave omissione: il Tribunale non aveva minimamente considerato la sua condizione di tossicodipendenza, documentata e preesistente ai reati. Questo stato, secondo la difesa, era un fattore potenzialmente decisivo per dimostrare che i diversi crimini non erano frutto di scelte estemporanee, ma nascevano da un’unica e costante esigenza legata alla sua dipendenza.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale di Milano e rinviando il caso per un nuovo giudizio. La decisione si fonda sull’evidente vizio di motivazione del provvedimento impugnato.
Le Motivazioni: L’Importanza della Completa Motivazione del Diniego
La Cassazione ha messo in luce due gravi carenze nel ragionamento del Tribunale.
In primo luogo, l’affermazione secondo cui i reati rappresenterebbero uno ‘stile di vita’ o una ‘tendenziale abitualità’ è stata ritenuta una formula vuota. I giudici di merito si sono limitati a esporre il risultato della loro valutazione senza esplicitare le ragioni concrete che li hanno portati a tale conclusione. Mancava un’analisi specifica della tipologia di condotte, del contesto e degli altri elementi utili a sostenere una simile qualificazione.
In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, la Corte ha censurato la totale omissione di qualsiasi valutazione sulla condizione di tossicodipendenza. Questo aspetto, specificamente allegato dalla difesa, era di ‘certo rilevante’ e ‘potenzialmente decisivo’. Ignorarlo significa non aver esaminato a fondo la richiesta, rendendo la motivazione del diniego incompleta e, di conseguenza, illegittima.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa sentenza è un monito importante per i giudici di merito. Non è sufficiente utilizzare etichette generiche come ‘stile di vita’ per rigettare le istanze della difesa. È necessario un esame approfondito di tutti gli elementi concreti portati all’attenzione del giudicante, specialmente quelli che possono avere un impatto significativo sulla decisione.
Per gli avvocati e i loro assistiti, questa pronuncia rafforza il diritto a ricevere una risposta giudiziaria che non sia solo un ‘sì’ o un ‘no’, ma una spiegazione logica e completa. Un provvedimento non motivato o motivato in modo apparente è un provvedimento viziato, che può e deve essere impugnato con successo.
Può un giudice negare un’istanza senza considerare tutti gli elementi forniti dalla difesa?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che omettere di considerare un aspetto potenzialmente decisivo, come la tossicodipendenza allegata in questo caso, costituisce un vizio di motivazione che porta all’annullamento della decisione.
È sufficiente per un Tribunale qualificare una serie di reati come ‘stile di vita’ per escludere la continuazione?
No, non è sufficiente. La Corte ha chiarito che il Tribunale deve esplicitare le ragioni concrete che sostengono tale qualificazione, analizzando la tipologia di condotte e gli altri dati di interesse, non potendosi limitare a enunciare il solo risultato della sua valutazione.
Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla un’ordinanza con rinvio?
La decisione impugnata viene cancellata e il caso viene rimandato a un nuovo giudice (in questo caso, il Tribunale di Milano in diversa composizione) che dovrà riesaminare la questione, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sua sentenza.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 28297 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 28297 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 29/05/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
Sent. n. sez. 1884/2025 CC – 29/05/2025 R.G.N. 12312/2025
– Relatore – ha pronunciato la seguente
sul ricorso proposto da:
avverso l’ordinanza del 07/04/2025 del TRIBUNALE di Milano;
vista la requisitoria del Sost. Procuratore Generale NOME COGNOME che ha concluso per l’accoglimento del ricorso;
RITENUTO IN FATTO
In motivazione si afferma, in sostanza, che la continuazione non può essere ravvisata, trattandosi di condotte espressive di uno stile di vita, peraltro commesse a distanza di tempo consistente le une dalle altre.
Avverso detta ordinanza ha proposto ricorso per cassazione – nelle forme di legge XXXXXXXXXXXXXXXXXX. Il ricorso Ł affidato a una unica deduzione, espressa in termini di erronea applicazione di legge e vizio di motivazione.
Si afferma in particolare che il Tribunale ha del tutto omesso di considerare la condizione di tossicodipendenza dell’istante, rappresentata nella domanda ed insorta già prima del 2017 (anno in cui ha inizio la serie di condotte delittuose oggetto della domanda). Si tratta di un aspetto potenzialmente decisivo al fine di affermare la comune ideazione di massima delle diverse condotte.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso Ł fondato, per le ragioni che seguono.
I contenuti espressivi del provvedimento impugnato non consentono di ritenere presente una effettiva e comprensibile motivazione del diniego.
Oltre al profilo di incompletezza evidenziato dal ricorrente – di certo rilevante, essendo stata allegata in sede di istanza la particolare condizione – vi Ł carenza di rappresentazione delle ragioni della decisione, posto che il Tribunale si limita ad esporre il risultato della valutazione (in termini di stile di vita o comunque di tendenziale abitualità) senza esplicitare le ragioni concrete che sostengono simile qualificazione, in rapporto alla tipologìa di condotte oggetto di giudizio e agli altri dati di interesse per la decisione.
L’ordinanza va pertanto annullata con rinvio, per nuovo giudizio, come da dispositivo. P.Q.M.
Annulla l’ordinanza impugnata con rinvio per nuovo giudizio al Tribunale di Milano. IN CASO DI DIFFUSIONE DEL PRESENTE PROVVEDIMENTO OMETTERE LE GENERALITA’ E GLI ALTRI DATI IDENTIFICATIVI A NORMA DELL’ART. 52 D.LGS. 196/03 E SS.MM.
Così Ł deciso, 29/05/2025
Il Consigliere estensore COGNOME
Il Presidente NOME COGNOME