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Motivazione contraddittoria: annullata la sentenza

Due imputati, condannati per invasione di edificio, ricorrono in Cassazione. La Corte annulla la sentenza d’appello a causa di una motivazione contraddittoria riguardo la pena: la motivazione indicava una riduzione, mentre il dispositivo confermava la condanna originale. Il caso è rinviato per una nuova valutazione del trattamento sanzionatorio. La responsabilità penale è confermata.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Contraddittoria: la Cassazione Annulla la Sentenza

La coerenza logica è un pilastro fondamentale di ogni provvedimento giudiziario. Quando le argomentazioni di un giudice appaiono in conflitto tra loro o con la decisione finale, si crea una motivazione contraddittoria, un vizio che può portare all’annullamento della sentenza. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17349 del 2024, ci offre un chiaro esempio di questo principio, annullando una condanna non per l’innocenza degli imputati, ma per un’irrisolvibile incongruenza nel calcolo della pena.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda due persone condannate in primo e secondo grado per il reato di invasione di edifici. Nello specifico, erano state sorprese all’interno di un appartamento in due distinte occasioni, a distanza di appena due giorni (il 22 e il 24 ottobre 2018). La Corte d’Appello aveva confermato la loro responsabilità penale, ma era incorsa in un grave errore logico-giuridico nella stesura della sentenza.

La Decisione della Corte di Cassazione

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi, ma l’attenzione della Suprema Corte si è concentrata su un punto specifico: la determinazione della pena. La Cassazione ha deciso di annullare la sentenza impugnata, ma solo limitatamente a questo aspetto, rinviando il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova valutazione. È importante sottolineare che la dichiarazione di colpevolezza degli imputati è diventata definitiva e non è più in discussione.

Le Motivazioni: Il Vizio della Motivazione Contraddittoria sulla Pena

Il cuore della decisione risiede nella palese contraddizione rilevata dai giudici di legittimità. La sentenza della Corte d’Appello presentava due elementi in insanabile conflitto:

1. Nella parte motiva (la spiegazione): Il giudice affermava che la pena, originariamente di un anno di reclusione e 103 euro di multa, dovesse essere rideterminata in otto mesi di reclusione e 70 euro di multa. Una simile riduzione, non altrimenti giustificata, presuppone logicamente il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
2. Sempre nella parte motiva e nel dispositivo (la decisione finale): Nonostante l’indicazione della pena ridotta, la stessa sentenza negava esplicitamente la concessione delle attenuanti generiche e, nel dispositivo finale, confermava integralmente la pena più severa del primo grado.

Questa motivazione contraddittoria rende la sentenza incomprensibile sul piano logico: da un lato si negano le attenuanti, dall’altro si calcola una pena che può essere giustificata solo dalla loro applicazione. Di fronte a tale vizio, la Cassazione non ha potuto fare altro che annullare la sentenza su questo punto, imponendo al giudice del rinvio di risolvere l’incongruenza e determinare la pena corretta attraverso un percorso argomentativo coerente.

Le Motivazioni: Il Diniego della Particolare Tenuità del Fatto

Un altro motivo di ricorso, ritenuto però infondato dalla Corte, riguardava la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Gli imputati sostenevano che la loro condotta fosse stata lieve e occasionale.

La Cassazione ha respinto questa tesi, confermando la valutazione dei giudici di merito. La circostanza che gli imputati avessero reiterato la condotta invasiva a distanza di soli due giorni è stata considerata un chiaro indice di “abitualità” del comportamento. Poiché la non abitualità è un requisito essenziale per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., la richiesta è stata correttamente respinta e il relativo motivo di ricorso dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: una decisione giudiziaria deve essere non solo giusta nel merito, ma anche impeccabile nella sua costruzione logica. Una motivazione contraddittoria sul trattamento sanzionatorio costituisce un vizio grave che impone l’annullamento della decisione. Anche quando la colpevolezza di un imputato è accertata in via definitiva, il percorso che porta alla determinazione della pena deve essere trasparente, coerente e privo di salti logici o palesi incongruenze. Il caso torna ora in Appello, dove un nuovo collegio dovrà ricalcolare la pena, questa volta assicurando la piena coerenza tra le premesse e le conclusioni.

Perché la sentenza è stata annullata dalla Corte di Cassazione?
La sentenza è stata annullata a causa di una ‘motivazione contraddittoria’. Nello specifico, la parte esplicativa della sentenza indicava una riduzione della pena (che implicava la concessione di attenuanti), ma allo stesso tempo negava esplicitamente le stesse attenuanti e confermava nel dispositivo finale la pena originale più severa.

L’annullamento significa che gli imputati sono stati assolti?
No. L’annullamento riguarda esclusivamente la parte della sentenza relativa alla determinazione della pena. La Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva e irrevocabile la loro responsabilità penale per il reato contestato.

Perché è stata respinta la richiesta di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
La richiesta è stata respinta perché la legge (art. 131-bis c.p.) richiede che il comportamento non sia abituale. Poiché gli imputati hanno commesso il fatto in due occasioni a distanza di soli due giorni, la Corte ha ritenuto la loro condotta ‘reiterata’ e quindi non meritevole del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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