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Motivazione congrua: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per spaccio. L’imputato sosteneva che il denaro rinvenuto fosse della madre, ma la Corte ha stabilito che la valutazione dei fatti e delle prove operata dal giudice di merito, supportata da una motivazione congrua e priva di illogicità, non è sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Congrua: La Cassazione e i Limiti del Ricorso

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del ricorso per Cassazione, sottolineando l’importanza della motivazione congrua nelle sentenze di merito. Quando la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di primo e secondo grado è logica, coerente e basata sulle prove processuali, non è possibile contestarla in sede di legittimità. Analizziamo il caso specifico e i principi affermati dalla Suprema Corte.

Il Caso in Analisi: Denaro e Materiale Sospetto

Un soggetto veniva condannato per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti. La sua difesa si basava su un unico motivo di ricorso: il denaro rinvenuto nella sua abitazione, secondo la sua versione, non era il provento dell’attività illecita, ma di proprietà della madre. L’uomo, risultato disoccupato, era stato trovato in possesso di 670 euro in contanti e banconote di piccolo taglio.

Durante la perquisizione domiciliare, sebbene non fosse stata trovata droga, erano stati rinvenuti elementi considerati indizianti: un bilancino di precisione, 4,2 grammi di sostanza da taglio e un coltello. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputato riforniva un complice che si occupava della vendita al dettaglio, occultando la sostanza stupefacente vicino a una barca abbandonata. Il complice, una volta terminata la scorta o a fine giornata, si recava a casa dell’imputato per consegnare l’incasso e rifornirsi nuovamente.

La Valutazione della Prova e la Motivazione Congrua

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il punto centrale della decisione risiede nel principio secondo cui le doglianze sollevate dal ricorrente non rientrano nel numerus clausus delle censure ammesse in sede di legittimità. In altre parole, il ricorrente non contestava un errore di diritto, ma la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti.

Queste attività sono di esclusiva competenza del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica, contraddittoria o carente. Nel caso di specie, invece, i giudici di appello avevano fornito una motivazione congrua, esauriente e idonea a spiegare il percorso logico-giuridico che li aveva portati a confermare la condanna. Avevano esaminato tutte le argomentazioni difensive, inclusa quella sulla provenienza del denaro, ritenendola non credibile alla luce del quadro indiziario complessivo.

Le motivazioni

La Corte ha affermato che dalla sentenza d’appello emerge una ricostruzione dei fatti precisa e circostanziata. I giudici di secondo grado hanno analizzato in modo completo e approfondito le risultanze processuali, giungendo a conclusioni non censurabili sotto il profilo della razionalità. La tesi difensiva sulla proprietà del denaro è stata considerata implausibile, soprattutto considerando lo stato di disoccupazione dell’imputato e la presenza di oggetti tipicamente associati all’attività di spaccio (bilancino, sostanza da taglio). La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito, che qualificava il denaro come probabile ricavato delle cessioni di droga, fosse basata su apprezzamenti di fatto logici e non sindacabili in questa sede.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si può ridiscutere il merito della vicenda. Il suo ruolo è quello di garante della corretta applicazione della legge e della logicità delle motivazioni. Se la sentenza di appello fornisce una spiegazione coerente e completa (motivazione congrua) per la sua decisione, basata su un’attenta analisi delle prove, il ricorso che mira a una nuova e diversa valutazione dei fatti è destinato a essere dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, non è possibile se la valutazione è supportata da una motivazione congrua, logica e non contraddittoria. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo verificare la correttezza del ragionamento giuridico.

Cosa si intende per ‘motivazione congrua’ di una sentenza?
Si intende un ragionamento del giudice che sia logico, completo, coerente e sufficiente a spiegare le ragioni della decisione. Non deve presentare contraddizioni o palesi illogicità e deve tener conto di tutte le prove e le argomentazioni delle parti.

Perché il ritrovamento di denaro, bilancino e sostanza da taglio è stato decisivo, anche senza il ritrovamento della droga nell’abitazione?
Questi elementi, valutati nel loro complesso, hanno costituito un quadro indiziario grave e preciso. La presenza di un bilancino, sostanza da taglio e una somma di denaro in piccoli tagli, a fronte dello stato di disoccupazione dell’imputato, è stata ritenuta dai giudici di merito incompatibile con la tesi difensiva e fortemente indicativa dell’attività di spaccio, rendendo non credibile la spiegazione alternativa sulla provenienza del denaro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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