Motivazione Congrua: La Cassazione e i Limiti del Ricorso
L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del ricorso per Cassazione, sottolineando l’importanza della motivazione congrua nelle sentenze di merito. Quando la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di primo e secondo grado è logica, coerente e basata sulle prove processuali, non è possibile contestarla in sede di legittimità. Analizziamo il caso specifico e i principi affermati dalla Suprema Corte.
Il Caso in Analisi: Denaro e Materiale Sospetto
Un soggetto veniva condannato per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti. La sua difesa si basava su un unico motivo di ricorso: il denaro rinvenuto nella sua abitazione, secondo la sua versione, non era il provento dell’attività illecita, ma di proprietà della madre. L’uomo, risultato disoccupato, era stato trovato in possesso di 670 euro in contanti e banconote di piccolo taglio.
Durante la perquisizione domiciliare, sebbene non fosse stata trovata droga, erano stati rinvenuti elementi considerati indizianti: un bilancino di precisione, 4,2 grammi di sostanza da taglio e un coltello. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputato riforniva un complice che si occupava della vendita al dettaglio, occultando la sostanza stupefacente vicino a una barca abbandonata. Il complice, una volta terminata la scorta o a fine giornata, si recava a casa dell’imputato per consegnare l’incasso e rifornirsi nuovamente.
La Valutazione della Prova e la Motivazione Congrua
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il punto centrale della decisione risiede nel principio secondo cui le doglianze sollevate dal ricorrente non rientrano nel numerus clausus delle censure ammesse in sede di legittimità. In altre parole, il ricorrente non contestava un errore di diritto, ma la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti.
Queste attività sono di esclusiva competenza del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica, contraddittoria o carente. Nel caso di specie, invece, i giudici di appello avevano fornito una motivazione congrua, esauriente e idonea a spiegare il percorso logico-giuridico che li aveva portati a confermare la condanna. Avevano esaminato tutte le argomentazioni difensive, inclusa quella sulla provenienza del denaro, ritenendola non credibile alla luce del quadro indiziario complessivo.
Le motivazioni
La Corte ha affermato che dalla sentenza d’appello emerge una ricostruzione dei fatti precisa e circostanziata. I giudici di secondo grado hanno analizzato in modo completo e approfondito le risultanze processuali, giungendo a conclusioni non censurabili sotto il profilo della razionalità. La tesi difensiva sulla proprietà del denaro è stata considerata implausibile, soprattutto considerando lo stato di disoccupazione dell’imputato e la presenza di oggetti tipicamente associati all’attività di spaccio (bilancino, sostanza da taglio). La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito, che qualificava il denaro come probabile ricavato delle cessioni di droga, fosse basata su apprezzamenti di fatto logici e non sindacabili in questa sede.
Le conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si può ridiscutere il merito della vicenda. Il suo ruolo è quello di garante della corretta applicazione della legge e della logicità delle motivazioni. Se la sentenza di appello fornisce una spiegazione coerente e completa (motivazione congrua) per la sua decisione, basata su un’attenta analisi delle prove, il ricorso che mira a una nuova e diversa valutazione dei fatti è destinato a essere dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, non è possibile se la valutazione è supportata da una motivazione congrua, logica e non contraddittoria. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo verificare la correttezza del ragionamento giuridico.
Cosa si intende per ‘motivazione congrua’ di una sentenza?
Si intende un ragionamento del giudice che sia logico, completo, coerente e sufficiente a spiegare le ragioni della decisione. Non deve presentare contraddizioni o palesi illogicità e deve tener conto di tutte le prove e le argomentazioni delle parti.
Perché il ritrovamento di denaro, bilancino e sostanza da taglio è stato decisivo, anche senza il ritrovamento della droga nell’abitazione?
Questi elementi, valutati nel loro complesso, hanno costituito un quadro indiziario grave e preciso. La presenza di un bilancino, sostanza da taglio e una somma di denaro in piccoli tagli, a fronte dello stato di disoccupazione dell’imputato, è stata ritenuta dai giudici di merito incompatibile con la tesi difensiva e fortemente indicativa dell’attività di spaccio, rendendo non credibile la spiegazione alternativa sulla provenienza del denaro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 23018 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 23018 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 15/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a MILANO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 25/09/2023 della CORTE APPELLO di CAGLIARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
NOME ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata con la quale è stat affermata la penale responsabilità per il reato di cui all’art. 73, comma 5, d.P.R.309/1 deducendo, con unico motivo di ricorso, vizio della motivazione in ordine all’affermazione de responsabilità, rappresentando che il denaro rinvenuto fosse di proprietà di sua madre.
Il ricorrente ha depositato memoria e conclusioni scritte.
Considerato che le doglianze non rientrano nel numerus clausus delle censure deducibili in sede di legittimità, investendo profili di valutazione della prova e di ricostruzione del fatto alla cognizione del giudice di merito, le cui determinazioni, al riguardo, sono insindacab cassazione ove siano sorrette da motivazione congrua, esauriente ed idonea a dar conto dell’iter logico-giuridico seguito dal giudicante e delle ragioni del decisum. Nel caso di dalle cadenze motivazionali della sentenza d’appello è enucleabile una ricostruzione dei fa precisa e circostanziata, avendo i giudici di secondo grado preso in esame tutte le deduzio difensive ed essendo pervenuti alle loro conclusioni, in punto di responsabilità, attraverso disamina completa ed approfondita delle risultanze processuali, in nessun modo censurabile, sotto il profilo della razionalità, e sulla base di apprezzamenti di fatto non qualificabili di contraddittorietà o di manifesta illogicità e perciò insindacabili in questa sede, come si d dalle considerazioni formulate dal giudice a quo, laddove ha affermato che il ricorrente riforniva al Cardia la sostanza stupefacente che veniva occultata nei pressi di una piccola bar abbandonata, da dove veniva di volta in volta prelevata dal medesimo Cardia per soddisfare le richieste dagli avventori, man mano che questi si presentavano. Il Cardia si recava quind casa dell’odierno imputato sia all’inizio delle vendite, che al termine, una volta finita l di stupefacente occultato nei pressi della barca, per versare all’RAGIONE_SOCIALE il ricavato della ve rifornirsi nuovamente. Nell’abitazione del ricorrente, sebbene non sia stata rinvenuta sosta stupefacente, tuttavia sono stati rinvenuti un bilancino, grammi 4,2 di sostanza da taglio coltello, una somma di danaro in contanti e in banconote di piccolo taglio, pari a euro 670,0 giudice quindi ritenuto non credibile la tesi secondo cui tale denaro, rinvenuto nella tasc pantaloni dell’imputato, peraltro disoccupato,appartenesse alla madre dello stesso come asserito, ma forse il ricavato delle plurime e cessioni di sostanza stupefacente avvenute corso della giornata. Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Rilevato che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processual e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende.
Il Consigliere estensore
Il Presidente
Così deciso in Roma, il 15 marzo 2024