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Motivazione assente: Cassazione annulla assoluzione

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio una sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Appello per reati di corruzione e associazione mafiosa. Il motivo della decisione risiede nella motivazione assente del provvedimento di secondo grado, che si era limitato a confermare la decisione del Tribunale senza analizzare criticamente i motivi di appello proposti dal pubblico ministero. La Suprema Corte ha ribadito che la totale mancanza di motivazione costituisce una violazione di legge, rendendo ammissibile il ricorso anche nei casi in cui l’impugnazione è limitata a tale vizio.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Assente: Quando il Silenzio del Giudice Viola la Legge

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11721 del 2025, ha affrontato un tema cruciale del diritto processuale penale: il vizio di motivazione assente in una sentenza d’appello. Il caso in esame ha portato all’annullamento di una decisione di secondo grado che confermava l’assoluzione di alcuni amministratori locali, proprio perché i giudici d’appello avevano omesso di confrontarsi con le specifiche critiche mosse dal pubblico ministero. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: ogni decisione giudiziaria deve essere spiegata e il giudice non può limitarsi a un’adesione acritica a una sentenza precedente.

I Fatti del Processo

Il procedimento penale vedeva coinvolti alcuni politici e amministratori di un comune, accusati di reati gravi, tra cui corruzione e concorso esterno in associazione di tipo mafioso. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero cercato l’appoggio elettorale di un noto clan criminale, concedendo in cambio favori come assunzioni nel comune, l’assegnazione di un bar comunale e l’affidamento di appalti pubblici a imprese riconducibili al clan stesso.

In primo grado, il Tribunale aveva assolto tutti gli imputati con la formula ‘perché il fatto non sussiste’, ritenendo le prove raccolte (dichiarazioni di collaboratori di giustizia, testimonianze e intercettazioni) insufficienti a fondare un giudizio di colpevolezza. Contro questa decisione, il pubblico ministero aveva presentato un corposo atto di appello di oltre 400 pagine.

L’Appello e la Motivazione Assente della Corte Territoriale

La Corte d’Appello, chiamata a riesaminare il caso, ha confermato integralmente la sentenza di primo grado. Tuttavia, la sua decisione è stata oggetto del ricorso in Cassazione da parte del pubblico ministero, il quale ha lamentato una motivazione assente o meramente apparente. Invece di analizzare punto per punto i dieci motivi di appello, la Corte si era limitata a riassumere in modo generico l’atto di impugnazione e a dichiarare di condividere le conclusioni del primo giudice, senza fornire un’autonoma argomentazione e senza confutare le specifiche doglianze dell’accusa.

Il PM aveva, ad esempio, evidenziato la necessità di valutare diversamente le ritrattazioni di alcuni testimoni, che avevano dichiarato in dibattimento di essere stati minacciati, o aveva contestato la lettura data dal Tribunale a specifiche dichiarazioni e la datazione della notorietà criminale di uno dei soggetti coinvolti. Tutti questi punti, cruciali per l’accusa, erano stati completamente ignorati dalla Corte d’Appello.

La Decisione della Cassazione: il Dovere di Motivazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del pubblico ministero, cassando la sentenza d’appello e rinviando il processo a un’altra sezione della stessa Corte. Gli Ermellini hanno stabilito che la sentenza impugnata era ‘totalmente priva di passaggi in cui sia stata svolta quella attività controargomentativa che caratterizza il lavoro del giudice di merito dell’impugnazione’.

In altre parole, il giudice d’appello non può semplicemente ‘sposare’ la tesi del primo giudice. Ha l’obbligo di prendere in esame le critiche formulate nell’atto di appello e di spiegare perché le ritiene infondate. Un comportamento contrario si traduce in una motivazione solo apparente, che di fatto equivale a una motivazione assente.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito un punto di diritto fondamentale. Anche nei casi, come questo, in cui il ricorso per cassazione contro una doppia assoluzione è limitato alle violazioni di legge (secondo l’art. 608, comma 1-bis, c.p.p.), la totale assenza di motivazione rientra in questa categoria. Essa, infatti, costituisce una violazione diretta dell’art. 125, comma 3, c.p.p., che impone la motivazione a pena di nullità, e del principio costituzionale del giusto processo sancito dall’art. 111 della Costituzione. Non si tratta di un mero vizio logico, ma di una vera e propria inosservanza di una norma processuale. La Cassazione ha inoltre respinto la tesi della difesa secondo cui l’appello del PM fosse inammissibile per genericità, ritenendolo, al contrario, specifico e dettagliato, tale da far sorgere in capo al giudice l’obbligo di una risposta puntuale.

Le conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza il principio che l’obbligo di motivazione non è un mero adempimento formale, ma il cuore della funzione giurisdizionale e una garanzia essenziale per le parti del processo. Un giudice che omette di spiegare le ragioni della propria decisione, specialmente quando è chiamato a valutare critiche specifiche a una sentenza precedente, non esercita correttamente il proprio potere. La decisione della Cassazione assicura che il processo d’appello non sia una mera formalità, ma un effettivo e completo riesame del caso, nel rispetto del contraddittorio e del diritto di difesa.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione della Corte d’Appello?
La sentenza è stata annullata perché affetta da un vizio di ‘motivazione assente’. La Corte d’Appello si era limitata a confermare la decisione di primo grado senza analizzare e confutare specificamente i motivi di appello presentati dal pubblico ministero, violando così l’obbligo di motivare i provvedimenti.

Cosa si intende per ‘motivazione assente’ o ‘apparente’ in una sentenza?
Si ha una motivazione assente o apparente quando il giudice omette del tutto di esporre le ragioni della sua decisione, oppure utilizza frasi di stile, generiche o tautologiche che non permettono di comprendere l’iter logico-giuridico seguito. Anche aderire acriticamente a una precedente decisione senza rispondere alle critiche dell’impugnazione rientra in questa categoria.

La mancanza totale di motivazione è considerata una ‘violazione di legge’?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’omissione totale o l’apparenza della motivazione costituisce una violazione di legge ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale, in quanto viola l’obbligo imposto dall’art. 125, comma 3, dello stesso codice. Di conseguenza, il ricorso per cassazione è ammissibile anche quando la legge lo limita ai soli casi di violazione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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