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Motivazione apparente: Cassazione annulla sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Sebbene la Corte abbia ritenuto valida la motivazione sull’esistenza del reato (fumus), ha giudicato la motivazione apparente riguardo la quantificazione della somma sequestrata. Il Tribunale del riesame non aveva adeguatamente spiegato come avesse determinato l’importo, limitandosi a formule generiche e non rispondendo alle specifiche obiezioni della difesa. Di conseguenza, il caso è stato rinviato per una nuova valutazione del quantum.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione apparente: Cassazione annulla sequestro

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33692/2024, illumina un principio fondamentale del diritto processuale: la necessità di una motivazione effettiva e non solo di facciata nei provvedimenti giudiziari. Il caso, che riguarda un sequestro preventivo per bancarotta e autoriciclaggio, dimostra come una motivazione apparente sulla quantificazione dei beni possa portare all’annullamento della misura cautelare, anche se la sussistenza del reato appare fondata. Questa decisione sottolinea l’obbligo del giudice di fornire una spiegazione logica e dettagliata delle proprie conclusioni.

I Fatti del Caso: Cessione d’Azienda e Ipotesi di Reato

Il procedimento trae origine da un’operazione societaria complessa. Una società, in seguito dichiarata fallita, aveva ceduto il proprio ramo d’azienda a un’altra impresa per un prezzo ritenuto dagli inquirenti irrisorio (100.000 euro) rispetto al valore stimato dalla curatela fallimentare (circa 690.000 euro). A seguito di ciò, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo finalizzato alla confisca, sia per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale sia per il reato di autoriciclaggio, per un valore complessivo di 976.000 euro.

La difesa dell’imputato, interessato dall’operazione, aveva impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, sostenendo diverse tesi: dall’errata valutazione del compendio aziendale (che, a loro dire, aveva un valore negativo a causa degli ingenti debiti trasferiti) alla sproporzione del sequestro e alla carenza del cosiddetto periculum.

La Decisione della Cassazione sulla motivazione apparente

Il Tribunale del Riesame aveva confermato integralmente il sequestro. Tuttavia, la Corte di Cassazione, investita del ricorso, ha operato una distinzione cruciale.

Ha ritenuto valida e sufficientemente argomentata la parte della motivazione relativa al fumus boni iuris, ovvero alla probabile sussistenza dei reati contestati. Il Tribunale, infatti, non si era limitato a considerare la sproporzione del prezzo, ma aveva analizzato una serie di ‘anomalie’ come le modalità di pagamento, le cointeressenze tra i soggetti coinvolti e le tempistiche delle operazioni.

Il punto di rottura è stato però individuato nella parte relativa alla determinazione del quantum del sequestro. Su questo aspetto, la Corte ha ravvisato una motivazione apparente. Il Tribunale del Riesame, a fronte delle specifiche e tecniche obiezioni difensive sul calcolo del profitto, aveva fornito risposte generiche, assertive e non ancorate a concreti elementi probatori.

Analisi del vizio di motivazione apparente

La Cassazione ha evidenziato come il Tribunale si sia limitato a menzionare ‘l’impossibilità di fare previsioni sul recupero delle res’ e a indicare la somma da sequestrare come ‘la differenza tra i versati saldi e il presso globale’, senza chiarire a quali versamenti si riferisse e come avesse calcolato tale importo. Una motivazione di questo tipo, che non si confronta con le argomentazioni della difesa e non esplicita l’iter logico seguito, è stata considerata fittizia e, pertanto, inesistente.

Le Motivazioni della Sentenza

La sentenza si fonda sul principio consolidato per cui, in sede di ricorso per cassazione avverso misure cautelari reali, il sindacato è limitato alla violazione di legge. In tale violazione rientra anche il vizio di motivazione, ma solo quando essa sia totalmente mancante o, appunto, ‘apparente’. Una motivazione è apparente quando è così radicalmente viziata da risultare inidonea a rendere comprensibile l’itinerario logico seguito dal giudice. Questo accade quando si utilizzano asserzioni apodittiche, argomentazioni di puro genere o formule di stile che non rispondono alle critiche pertinenti sollevate dalle parti.

Nel caso specifico, la difesa aveva prodotto calcoli e allegazioni tecniche per dimostrare che il profitto del presunto reato era inferiore a quello ipotizzato dall’accusa e che, di conseguenza, l’importo sequestrato era sproporzionato. Il Tribunale del Riesame, invece di analizzare e confutare punto per punto tali deduzioni, ha eluso il confronto con risposte evasive e generiche. Questo comportamento, secondo la Suprema Corte, equivale a un’omissione del dovere di motivare, integrando il vizio di motivazione apparente e determinando la nullità del provvedimento su quel punto specifico.

Conclusioni

La decisione in commento ribadisce un principio di garanzia fondamentale: ogni provvedimento che incide sui diritti patrimoniali deve essere sorretto da una motivazione reale, completa e trasparente. Non è sufficiente che il giudice affermi la propria conclusione; è necessario che spieghi come e perché vi è giunto, specialmente quando deve determinare il valore economico di un sequestro. L’annullamento con rinvio impone al Tribunale del Riesame di riconsiderare la questione, questa volta fornendo una motivazione effettiva che dia conto degli elementi probatori e delle argomentazioni difensive, stabilendo così il corretto ammontare da sottoporre a vincolo cautelare.

Quando la motivazione di un provvedimento giudiziario è considerata ‘apparente’?
Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo materialmente presente, è talmente generica, assertiva o slegata dalle risultanze processuali da non rendere comprensibile il percorso logico seguito dal giudice. Ciò si verifica quando non risponde in modo specifico alle critiche delle parti, utilizzando formule di stile o affermazioni apodittiche, risultando quindi sostanzialmente inesistente e rendendo nullo il provvedimento.

La presenza di un sequestro conservativo in un processo civile impedisce l’emissione di un sequestro preventivo in un processo penale per gli stessi fatti?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una decisione delle Sezioni Unite, ha chiarito che il sequestro conservativo civile, che ha la funzione di garantire il credito, non è di per sé ostativo all’emissione di un sequestro preventivo penale, finalizzato invece alla confisca e con presupposti diversi.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione riguardo alla quantificazione del sequestro in questo caso?
La Corte ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente alla determinazione del quantum del sequestro. Ha ritenuto che la motivazione del Tribunale del Riesame su questo punto fosse apparente, poiché non aveva chiarito in modo specifico e logico come avesse calcolato l’importo, specialmente a fronte delle precise obiezioni tecniche della difesa. Ha quindi rinviato il caso allo stesso Tribunale per un nuovo giudizio su questo specifico aspetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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