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Motivazione Apparente: Cassazione annulla confisca

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio un decreto di confisca di un immobile, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello meramente apparente. La decisione era fondata su un errore di fatto decisivo circa la provenienza del terreno (donato da zii e non da genitori), che viziava l’intero percorso logico sulla sproporzione reddituale e sulla riconducibilità dell’investimento al soggetto proposto. La Suprema Corte ha inoltre censurato l’omessa risposta a un punto cruciale sollevato dalla difesa, ovvero l’assenza di un reale incremento patrimoniale data la natura abusiva e non sanabile dell’edificio, destinato alla demolizione.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Apparente: la Cassazione Annulla la Confisca di un Immobile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento: una decisione giudiziaria deve essere sorretta da un ragionamento logico e coerente. Quando questo viene a mancare, si parla di motivazione apparente, un vizio così grave da poter portare all’annullamento del provvedimento. È quanto accaduto in un caso di confisca di un immobile nell’ambito di una misura di prevenzione, dove un errore di fatto ha minato alla base l’intera costruzione accusatoria.

I Fatti del Caso: un Immobile Abusivo e una Donazione Controversa

Al centro della vicenda vi è la confisca di un terreno e del fabbricato abusivo su di esso edificato. I giudici di merito avevano disposto la misura patrimoniale sulla base di una presunta sproporzione tra i redditi dichiarati dal proposto e il valore dei beni. Secondo la ricostruzione della Corte d’Appello, il terreno sarebbe stato donato al soggetto dai suoi genitori, e l’intero edificio, costruito tra il 2001 e il 2008, sarebbe stato finanziato con proventi illeciti, data la sua pericolosità sociale manifestatasi tra il 2006 e il 2008. La Corte aveva concluso che, pur essendo il terreno di provenienza lecita, dovesse seguire la sorte del bene di maggior valore (il fabbricato) in base al principio dell’accessione invertita.

L’Errore di Fatto e la Motivazione Apparente della Corte d’Appello

La difesa ha proposto ricorso in Cassazione, evidenziando un errore fattuale decisivo e l’illogicità del ragionamento della Corte territoriale. In primo luogo, il terreno non era stato donato dai genitori, bensì dagli zii del ricorrente, con un atto stipulato solo il 7 marzo 2006. Questo dettaglio, apparentemente minore, si è rivelato cruciale. L’errata convinzione che i donanti fossero i genitori aveva indotto i giudici a ritenere “plausibile” che il proposto avesse avuto la disponibilità del fondo fin dall’inizio dei lavori nel 2001, attribuendogli così l’onere dell’intero investimento.

Inoltre, la difesa aveva sollevato un’altra questione fondamentale, completamente ignorata dalla Corte d’Appello: l’edificio era interamente abusivo e non sanabile. Ciò implicava la necessità di una demolizione, con costi che avrebbero azzerato, se non addirittura reso negativo, l’incremento di valore del terreno. Di conseguenza, veniva a mancare il presupposto stesso della confisca: un illecito arricchimento patrimoniale.

La Cassazione e l’Annullamento

La Suprema Corte ha accolto pienamente le doglianze della difesa. Ha stabilito che l’errore sulla provenienza del terreno non era “di poco momento”, ma un travisamento che inficiava l’intero percorso argomentativo. La motivazione apparente della Corte d’Appello risiedeva proprio nell’aver ricostruito i fatti in modo palesemente erroneo per giustificare l’attribuzione dell’intero costo di costruzione al proposto, anche per il periodo (2001-2006) in cui non era formalmente proprietario e la sua pericolosità sociale non era stata accertata.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di annullamento evidenziando che, nel procedimento di prevenzione, il ricorso è ammesso per violazione di legge, categoria che include anche la mancanza totale di motivazione o una motivazione meramente apparente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello è incorsa in un vizio di questo tipo per due ragioni principali. In primo luogo, ha fondato la sua decisione su un presupposto fattuale errato e decisivo (la donazione da parte dei genitori anziché degli zii), traendone conclusioni illogiche sulla disponibilità del bene e sulla riconducibilità dell’investimento al ricorrente. In secondo luogo, ha completamente omesso di rispondere a un’argomentazione difensiva cruciale, quella relativa all’assenza di un incremento patrimoniale a causa della natura abusiva e insanabile dell’immobile, destinato alla demolizione. Tale omissione ha reso la motivazione carente e inidonea a giustificare la misura ablativa.

le conclusioni

La sentenza si conclude con l’annullamento del decreto impugnato e il rinvio alla Corte di Appello di Catanzaro per un nuovo giudizio. I giudici del rinvio dovranno riesaminare il caso tenendo conto dei principi espressi dalla Cassazione, ovvero basandosi sui fatti correttamente accertati (la donazione dagli zii nel 2006) e fornendo una risposta puntuale all’argomento difensivo relativo all’incremento patrimoniale. Questa decisione ribadisce l’importanza di un’accurata ricostruzione dei fatti e di una motivazione completa e logicamente coerente come garanzia fondamentale in un procedimento, come quello di prevenzione, che incide profondamente sui diritti patrimoniali della persona.

Quando la motivazione di una sentenza è considerata ‘apparente’?
Una motivazione è considerata ‘apparente’ quando, pur essendo materialmente presente, è talmente generica, contraddittoria, illogica o basata su un errore di fatto così grave da non rendere comprensibile il ragionamento seguito dal giudice. Equivale, in sostanza, a un’assenza di motivazione e costituisce una violazione di legge che può portare all’annullamento della decisione.

Può un errore sulla provenienza di un bene giustificare l’annullamento di una confisca?
Sì. Come dimostra questo caso, se l’errore di fatto (in questo caso, ritenere che il terreno fosse stato donato dai genitori anziché dagli zii) è un elemento decisivo su cui si fonda l’intero ragionamento del giudice per affermare la sproporzione e l’illecita provenienza dei fondi, esso vizia l’intera motivazione e può portare all’annullamento del provvedimento di confisca.

Cosa succede se un giudice non risponde a un argomento decisivo della difesa?
L’omessa valutazione di un argomento difensivo che, se accolto, potrebbe portare a una decisione diversa, costituisce un vizio di motivazione. In questo caso, la difesa aveva sostenuto che, essendo l’immobile abusivo e da demolire, non vi era alcun incremento patrimoniale illecito. La totale mancanza di risposta da parte della Corte d’Appello su questo punto ha contribuito a qualificare la motivazione come apparente e a determinare l’annullamento della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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