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Motivazione Apparente: annullata sentenza di appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello che confermava l’assoluzione di un’automobilista dall’accusa di lesioni colpose a seguito di un incidente stradale. La Suprema Corte ha ritenuto che la decisione del giudice di secondo grado fosse viziata da una motivazione apparente, in quanto non aveva adeguatamente analizzato gli elementi di prova, come la testimonianza sulla dinamica dell’incidente e il risarcimento del danno da parte dell’assicurazione, omettendo di fornire una spiegazione logica e coerente. Il caso è stato rinviato a un giudice civile per una nuova valutazione ai soli fini del risarcimento del danno.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Apparente: Quando la Sentenza non Spiega il Perché della Decisione

Una sentenza deve sempre essere motivata, ma cosa succede quando le ragioni esposte dal giudice sono solo una facciata? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19006/2025, affronta un caso emblematico di motivazione apparente, annullando una decisione di appello in un procedimento per lesioni colpose derivanti da un incidente stradale. Questa pronuncia sottolinea un principio fondamentale: una giustificazione superficiale o generica equivale a un’assenza di motivazione, violando la legge e il diritto alla comprensione della decisione.

I fatti del caso: un incidente stradale e l’assoluzione

La vicenda ha origine da un sinistro stradale. Un automobilista riportava lesioni a seguito di uno scontro frontale con un’altra vettura. Secondo l’accusa, la conducente di quest’ultima aveva invaso la corsia di marcia opposta, causando la collisione. Nonostante ciò, sia il Giudice di Pace in primo grado, sia il Tribunale in sede di appello, avevano assolto l’imputata. La parte danneggiata, non soddisfatta, decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando una violazione di legge per omessa e motivazione apparente.

Il ricorso in Cassazione e la critica alla motivazione apparente

Il ricorso della parte civile evidenziava una serie di gravi lacune nel ragionamento del Tribunale. In particolare, si contestava come il giudice d’appello avesse ignorato elementi cruciali emersi durante il processo:

* La testimonianza del fratello della vittima: Questi, che seguiva il danneggiato con un’altra auto, aveva dichiarato di aver visto il veicolo dell’imputata invadere la corsia e impattare frontalmente contro quello del fratello.
* Le stesse affermazioni del primo giudice: Paradossalmente, il Giudice di Pace, pur assolvendo, aveva scritto che l’auto dell’imputata “invase semplicemente la corsia percorsa dal Di Padova”.
* Il risarcimento assicurativo: La compagnia assicurativa dell’imputata aveva integralmente risarcito il danno, un fatto che, secondo il ricorrente, implicava un riconoscimento di responsabilità.

Il Tribunale, invece di analizzare questi punti, si era limitato a fornire una motivazione generica, sostenendo che non vi fosse prova dell’invasione di corsia e aggiungendo un irrilevante riferimento allo stato di ebbrezza della vittima, senza collegarlo alla dinamica dell’incidente.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le censure del ricorrente, definendo la motivazione del Tribunale “apparente” e “del tutto mancante o priva dei requisiti minimi di coerenza, completezza e ragionevolezza”. I giudici supremi hanno spiegato che, specialmente nei ricorsi contro sentenze del giudice di pace, il vizio di motivazione radicale si traduce in una vera e propria violazione di legge. Il Tribunale aveva omesso completamente di ricostruire i fatti e di rispondere alle specifiche critiche mosse nell’atto di appello.

La Corte ha sottolineato come una motivazione è apparente quando non si ancora alle peculiarità del caso concreto e si rifugia in argomentazioni apodittiche o fittizie. Nel caso di specie, il giudice d’appello non ha spiegato perché la testimonianza oculare fosse inattendibile né come potesse verificarsi uno scontro frontale tra veicoli provenienti da direzioni opposte senza un’invasione di corsia da parte di uno dei due. Inoltre, è stata criticata la decisione di non acquisire le deposizioni degli agenti di polizia intervenuti, liquidate come “irrilevanti” solo perché giunti dopo l’incidente, ignorando l’importanza dei loro rilievi tecnici per la ricostruzione della dinamica.

Le conclusioni

Alla luce di queste gravi mancanze, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente agli effetti civili. Questo significa che l’assoluzione penale dell’imputata rimane ferma, ma la questione del risarcimento del danno dovrà essere riesaminata da un giudice civile competente in grado di appello. Questa decisione riafferma con forza che ogni provvedimento giurisdizionale deve essere supportato da un percorso logico-giuridico comprensibile e completo, che dia conto delle prove acquisite e delle ragioni che hanno portato a una determinata conclusione. Una motivazione apparente non è una motivazione, ma una sua negazione.

Cos’è una motivazione apparente?
È un vizio di una sentenza che si verifica quando la giustificazione della decisione, pur essendo presente, è talmente generica, contraddittoria o superficiale da non far comprendere il ragionamento logico seguito dal giudice, risultando quindi inidonea a spiegare il perché della decisione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
La Corte ha annullato la sentenza perché il Tribunale non ha fornito una motivazione reale e concreta, omettendo di analizzare punti decisivi sollevati dalla parte civile, come la testimonianza oculare sull’invasione di corsia e il risarcimento del danno da parte dell’assicurazione. La sua motivazione è stata giudicata superficiale e quindi apparente.

Quali sono le conseguenze pratiche della decisione della Cassazione in questo caso?
L’assoluzione penale dell’imputata è diventata definitiva. Tuttavia, la causa viene rinviata a un giudice civile, il quale dovrà effettuare un nuovo giudizio per decidere esclusivamente sulla questione del risarcimento dei danni subiti dalla parte civile, valutando nuovamente tutte le prove senza essere vincolato dalla precedente e lacunosa decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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