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Motivazione apparente: annullata condanna per falso

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna a carico di un funzionario pubblico per falso in atto pubblico. La decisione si fonda sul vizio di motivazione apparente, poiché i giudici d’appello non hanno adeguatamente confutato le specifiche argomentazioni difensive, limitandosi a riproporre le conclusioni del primo grado. Il caso riguardava la presunta falsa attestazione della corretta esecuzione di un contratto di fornitura di servizi formativi. La Suprema Corte ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame che tenga conto dell’obbligo di motivazione rafforzata.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Apparente: La Cassazione Annulla la Condanna per Falso in Atto Pubblico

Una sentenza deve sempre spiegare in modo chiaro e completo perché il giudice ha preso una determinata decisione. Quando questa spiegazione è solo di facciata, si parla di motivazione apparente, un vizio grave che può portare all’annullamento del provvedimento. È quanto accaduto in un recente caso deciso dalla Corte di Cassazione, che ha annullato la condanna di un funzionario pubblico per reati di falso, proprio a causa di una motivazione ritenuta insufficiente e inadeguata a superare le obiezioni della difesa.

I Fatti del Processo: Un Appalto Pubblico Sotto Esame

La vicenda processuale trae origine da un contratto di appalto tra un Comune e una società privata. L’accordo prevedeva la realizzazione di alcuni filmati divulgativi sulla sicurezza stradale e, in via accessoria, un’attività di formazione per il personale della Polizia Locale. Un funzionario del Comune, al termine delle attività, liquidava le somme dovute alla società, attestando la corretta esecuzione del contratto.

Successivamente, emergevano contestazioni riguardo all’effettivo svolgimento dell’attività formativa. Secondo l’accusa, la formazione non sarebbe stata eseguita, o lo sarebbe stata in minima parte, rendendo false le attestazioni contenute negli atti di liquidazione. Il funzionario veniva quindi accusato dei reati di falso ideologico in atto pubblico (artt. 476 e 479 c.p.).

L’Iter Giudiziario: Dalla Condanna all’Annullamento

L’iter giudiziario è stato complesso:
1. Primo Grado: Il Tribunale condannava il funzionario.
2. Primo Appello: La Corte di Appello, in riforma, lo assolveva per insussistenza dei reati.
3. Primo Ricorso in Cassazione: La Suprema Corte annullava l’assoluzione, rilevando un difetto di motivazione (nella specie, violazione dell’obbligo di motivazione rafforzata).
4. Secondo Appello (Giudizio di Rinvio): Una diversa sezione della Corte di Appello condannava nuovamente il funzionario.

È contro quest’ultima condanna che l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando ancora una volta la carenza e l’illogicità della motivazione, incapace di confrontarsi con le prove e gli argomenti presentati dalla difesa.

Il Principio di Diritto: Cos’è la Motivazione Apparente?

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, centrando la sua decisione sul concetto di motivazione apparente. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il giudice d’appello non può limitarsi a respingere le critiche della difesa con frasi generiche o ripetendo le argomentazioni della sentenza di primo grado. Ha l’obbligo di fornire una risposta puntuale, analitica e critica a ogni specifico motivo di gravame.

Una motivazione è “apparente” quando, pur essendo materialmente presente, si rivela un guscio vuoto, incapace di illustrare l’iter logico seguito per arrivare alla decisione. Ciò accade, ad esempio, quando il giudice:
* Utilizza formule di stile o affermazioni apodittiche.
* Elenca le prove a carico senza spiegarne il valore e senza confrontarle con quelle a discarico.
* Ignora completamente le argomentazioni difensive o le liquida senza una confutazione specifica.

Questo vizio viola il diritto di difesa e il principio del giusto processo, poiché impedisce di comprendere le ragioni della condanna e di contestarle efficacemente.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha riscontrato che i giudici d’appello erano caduti proprio in questo errore. A fronte di una pluralità di deduzioni difensive, la Corte territoriale si era limitata a considerare provata la mancata esecuzione della formazione sulla base di elementi indiziari (sproporzione delle ore programmate, mancanza di documentazione, ecc.) senza però una visione complessiva e senza rispondere alle obiezioni sollevate.

La difesa, ad esempio, aveva sostenuto che:
* L’inadempimento parziale era dovuto a cause di forza maggiore (l’impegno straordinario della Polizia Locale per un grande evento internazionale).
* L’interesse pubblico era stato comunque soddisfatto, dato che la prestazione principale (i filmati) era stata eseguita e addirittura ampliata.
* Il funzionario aveva agito in buona fede, senza la volontà di attestare il falso.

La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, ha ignorato questi profili o li ha trattati in modo sbrigativo, affermando la colpevolezza in maniera assertiva e apodittica. In particolare, la prova dell’elemento soggettivo del reato (il dolo) è stata data per scontata, senza un’adeguata analisi degli elementi che potevano invece deporre per la buona fede dell’imputato. Mancava, in sintesi, quel “dialogo” tra accusa e difesa che deve trasparire dalla sentenza per dimostrare che il giudizio di colpevolezza è stato raggiunto “oltre ogni ragionevole dubbio”.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza di condanna, rinviando gli atti a un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio. I nuovi giudici dovranno riesaminare il caso, ma questa volta con l’obbligo di fornire una motivazione completa ed effettiva, che si confronti punto per punto con tutte le criticità e le argomentazioni sollevate dalla difesa. Questa decisione riafferma l’importanza cruciale della motivazione come garanzia per l’imputato e come fondamento della legittimità di qualsiasi provvedimento giurisdizionale.

Cosa si intende per “motivazione apparente” in una sentenza?
Si intende una motivazione che esiste solo formalmente ma è priva di un reale contenuto argomentativo. Si manifesta con frasi generiche, affermazioni apodittiche o la mera elencazione di prove senza un’analisi critica, non spiegando l’iter logico che ha portato alla decisione e non confrontandosi con le tesi difensive.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna in questo caso?
La Cassazione ha annullato la condanna perché la Corte d’Appello non ha fornito una risposta adeguata e puntuale alle specifiche argomentazioni difensive. Si è limitata a riaffermare la colpevolezza basandosi su alcuni indizi, senza analizzare elementi che potevano sostenere la buona fede dell’imputato e senza confutare le giustificazioni fornite per la parziale esecuzione del contratto, violando così l’obbligo di una motivazione effettiva.

Cosa succede dopo l’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione?
Il processo torna a una diversa sezione della Corte di Appello, che dovrà celebrare un nuovo giudizio. I nuovi giudici dovranno attenersi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione, in particolare l’obbligo di fornire una motivazione completa che esamini criticamente tutte le argomentazioni difensive prima di emettere una nuova sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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