LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione apparente: annullamento per prescrizione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per furto a causa di una motivazione apparente. La Corte d’Appello aveva erroneamente utilizzato il testo di un’altra sentenza, riferendosi a un diverso imputato e a fatti differenti. Rilevato il grave vizio, la Cassazione ha dichiarato l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione, applicando il principio della sua immediata declaratoria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Apparente: Quando un Errore Giudiziario Porta alla Prescrizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico: ogni provvedimento giudiziario deve essere sorretto da una motivazione logica e pertinente. Quando ciò non accade, e si configura una motivazione apparente, le conseguenze possono essere drastiche, fino a portare all’estinzione del reato per prescrizione, come nel caso di specie. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine con una condanna emessa dal Tribunale nel 2019 nei confronti di un imputato per il reato di furto aggravato, commesso nel maggio del 2014. La pena inflitta era di sei mesi di reclusione e 400 euro di multa.

Successivamente, la Corte d’Appello, con sentenza del luglio 2022, confermava la decisione di primo grado. Tuttavia, proprio questa sentenza di appello è diventata il fulcro del successivo ricorso in Cassazione, a causa di un vizio tanto grave quanto evidente.

Il Ricorso in Cassazione e la Motivazione Apparente

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando una violazione di legge per omessa, contraddittoria e manifestamente illogica motivazione. Il ricorrente ha evidenziato come la sentenza d’appello, pur indicando correttamente i motivi di gravame, sviluppasse un ragionamento completamente slegato dal caso specifico.

Incredibilmente, il testo della motivazione faceva riferimento a un processo diverso, riguardante un imputato di genere femminile, per una condotta differente e con l’applicazione di un trattamento sanzionatorio non pertinente. Si trattava, in sostanza, di un palese “copia-incolla” errato, che ha dato vita a una motivazione apparente, ovvero una motivazione che esiste solo formalmente ma è priva di qualsiasi contenuto logico e giuridico applicabile al processo in esame.

La Decisione della Corte di Cassazione: Prescrizione vs. Rinvio

Di fronte a un vizio così palese, la Corte di Cassazione non ha potuto che riconoscere la fondatezza del ricorso. La motivazione della sentenza d’appello era talmente errata da essere considerata inesistente. In una situazione normale, questo avrebbe portato all’annullamento della sentenza con rinvio, cioè alla necessità di celebrare un nuovo processo d’appello.

Tuttavia, la Corte ha seguito un percorso diverso, dettato da un principio cardine del diritto processuale penale: l’immediata declaratoria delle cause di estinzione del reato.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha sottolineato che, secondo un orientamento consolidato (richiamando le sentenze delle Sezioni Unite n. 1021/2001 e n. 35490/2009), qualora emerga una causa estintiva come la prescrizione, questa deve prevalere su qualsiasi altra valutazione, inclusa la sussistenza di nullità o vizi di motivazione. Il rinvio al giudice di merito sarebbe incompatibile con il principio di immediata applicabilità della causa estintiva.

I giudici hanno quindi proceduto a calcolare i termini di prescrizione del reato. Partendo dalla data di commissione del fatto (26 maggio 2014), e tenendo conto del termine massimo di sette anni e sei mesi più un periodo di sospensione di 417 giorni, la Corte ha stabilito che il reato si era estinto il 17 gennaio 2023. Poiché la prescrizione era già maturata al momento della decisione, l’unica pronuncia possibile era l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. È stato inoltre escluso un proscioglimento nel merito, poiché non emergevano dagli atti prove evidenti dell’innocenza dell’imputato.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni. La prima riguarda l’obbligo imprescindibile per il giudice di redigere una motivazione che sia il frutto di un’analisi logica e specifica dei fatti di causa. Una motivazione apparente equivale a una motivazione assente e costituisce un grave vizio della sentenza. La seconda, di natura processuale, conferma la prevalenza della prescrizione su altri vizi procedurali. Se il tempo per punire un reato è scaduto, lo Stato perde il suo potere sanzionatorio, e il processo deve concludersi con una declaratoria di estinzione, vanificando di fatto i precedenti gradi di giudizio.

Cosa si intende per “motivazione apparente” in una sentenza?
Si ha una motivazione apparente quando il ragionamento del giudice è talmente illogico o slegato dai fatti del processo da essere, di fatto, inesistente. Nel caso specifico, la corte d’appello ha usato la motivazione di un altro processo, riferendosi a un imputato e a una condotta differenti.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza per prescrizione e non ha ordinato un nuovo processo d’appello?
Perché, secondo un principio consolidato, se emerge una causa di estinzione del reato come la prescrizione, questa deve essere dichiarata immediatamente. Tale principio prevale sulla necessità di correggere vizi della sentenza, come la motivazione apparente, rendendo superfluo un nuovo giudizio di merito.

L’imputato è stato assolto nel merito?
No. La Corte ha pronunciato l’annullamento della sentenza perché il reato era estinto per prescrizione. Non ha concesso un’assoluzione nel merito (ex art. 129, co. 2, c.p.p.) perché non emergevano prove evidenti della sua innocenza che potessero essere semplicemente “constatate”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati