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Modifica misura di prevenzione: no se resta pericolosità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale che chiedeva una modifica della misura di prevenzione, nello specifico un allentamento dell’orario di rientro notturno. La Corte ha stabilito che, nonostante i comportamenti positivi dimostrati (lavoro, studio, assenza di violazioni), la richiesta non può essere accolta se la pericolosità sociale di fondo permane. Il ricorso in Cassazione per questi procedimenti è limitato alla sola violazione di legge, escludendo censure sulla logicità della motivazione del giudice di merito.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Modifica Misura di Prevenzione: perché la buona condotta non basta?

La recente sentenza della Corte di Cassazione analizza un caso emblematico sulla modifica misura di prevenzione. Un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale ha richiesto un allentamento delle restrizioni, forte di un percorso di reinserimento sociale. Tuttavia, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: la buona condotta non è sufficiente se la pericolosità sociale, che ha originato la misura, non è considerata venuta meno. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della decisione.

I fatti del caso

Un individuo, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di dimora per due anni e con un orario di rientro fissato alle 21:00, presentava un’istanza per posticipare tale orario alle 24:00. A sostegno della sua richiesta, portava prove del suo cambiamento di vita: un periodo di undici mesi senza violazioni, un’attività lavorativa a tempo determinato, l’iscrizione a un corso universitario, la frequentazione di una comunità religiosa e l’assistenza fornita alla madre.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la sua istanza, ritenendo che questi elementi positivi non fossero sufficienti a dimostrare un’attenuazione della sua pericolosità sociale tale da giustificare una modifica del controllo notturno. Contro questa decisione, il soggetto proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio logico nella valutazione dei giudici di merito.

La decisione della Corte di Cassazione sulla modifica misura di prevenzione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il punto cruciale della sentenza risiede nella natura stessa del ricorso per cassazione nei procedimenti di prevenzione.

Come sancito dal D.Lgs. n. 159/2011 (il cosiddetto Codice Antimafia), in questa materia il ricorso è ammesso soltanto per “violazione di legge”. Ciò significa che non è possibile contestare davanti alla Cassazione la valutazione dei fatti o la logicità delle argomentazioni del giudice (il cosiddetto “vizio logico”), a meno che la motivazione sia completamente assente o meramente apparente, cioè puramente formale e priva di un reale contenuto argomentativo.

Le motivazioni

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione tutt’altro che apparente. I giudici di secondo grado avevano esplicitamente preso in considerazione tutti gli elementi positivi addotti dal ricorrente: il lavoro, lo studio, la cura della madre.

Tuttavia, avevano concluso che, pur essendo positivi, tali elementi non eliminavano la pericolosità sociale di fondo del soggetto. Secondo la Corte d’Appello, la necessità di un controllo nelle ore serali e notturne permaneva, poiché proprio gli impegni assunti (lavoro, studio) non implicavano di per sé la necessità di posticipare l’orario di rientro.

La Cassazione ha quindi stabilito che il ricorso non denunciava una reale violazione di legge, ma si limitava a criticare il merito della valutazione fatta dalla Corte territoriale. In pratica, il ricorrente proponeva una diversa lettura degli stessi fatti, chiedendo alla Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente, un’operazione non consentita in sede di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello era dunque sussistente, e le doglianze del ricorrente, attenendo al “vizio logico” e al “discorso giustificativo”, non rientravano tra i motivi ammessi per il ricorso.

Le conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio consolidato: per ottenere una modifica misura di prevenzione, non è sufficiente dimostrare un cambiamento nel proprio stile di vita. È necessario che gli elementi portati a sostegno della richiesta siano così forti da convincere il giudice che la pericolosità sociale originaria si sia concretamente e significativamente attenuata. Inoltre, la decisione delinea chiaramente i confini del sindacato della Corte di Cassazione in questa materia, limitato alla verifica della corretta applicazione delle norme e non estendibile alla rilettura dei fatti già vagliati dai giudici di merito.

È possibile ottenere una modifica di una misura di prevenzione dimostrando un comportamento positivo?
Sì, è teoricamente possibile, ma il comportamento positivo deve essere tale da convincere il giudice di un’effettiva attenuazione della pericolosità sociale che ha giustificato l’applicazione della misura. La semplice adozione di uno stile di vita conforme alla legge potrebbe non essere ritenuta sufficiente.

Quali sono i limiti del ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione?
Il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge. Non si possono contestare la valutazione dei fatti o la logicità della motivazione del giudice (vizio di motivazione), a meno che la motivazione sia totalmente assente o meramente apparente.

Perché la Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso in questo caso specifico?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché il ricorrente non contestava una violazione di legge, ma criticava la valutazione di merito fatta dalla Corte d’Appello. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica, ritenendo che gli elementi positivi presentati non fossero sufficienti a giustificare un allentamento del controllo notturno, e questa valutazione non può essere riesaminata dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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