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Modifica imputazione: il PM può evitare la querela?

In un caso di furto di energia, la Corte di Cassazione ha stabilito che il Pubblico Ministero può legittimamente procedere a una modifica imputazione, contestando un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo la scadenza del termine per la querela introdotto dalla Riforma Cartabia. La Corte ha annullato la sentenza di primo grado che aveva erroneamente dichiarato l’improcedibilità, affermando che il giudice non può considerare tardiva tale modifica e deve valutarla nel merito, rispettando il principio del contraddittorio e l’obbligatorietà dell’azione penale.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Modifica Imputazione e Riforma Cartabia: il PM Può Salvare il Processo?

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nel sistema penale, estendendo il regime della procedibilità a querela a numerosi reati prima perseguiti d’ufficio. Questa innovazione solleva importanti questioni pratiche, specialmente per i processi in corso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 34686/2024) affronta un quesito cruciale: cosa accade se manca la querela ma, nel corso del giudizio, emerge un’aggravante che renderebbe il reato procedibile d’ufficio? Il Pubblico Ministero può intervenire con una modifica imputazione per evitare una declaratoria di improcedibilità? La Suprema Corte ha fornito una risposta chiara e di fondamentale importanza.

I Fatti del Caso: Furto di Energia e l’Impatto della Riforma

Il caso trae origine da un’accusa di furto aggravato di energia elettrica. Un’imputata era accusata di essersi impossessata di energia sottraendola alla rete pubblica mediante un allaccio abusivo. A seguito dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), questo tipo di reato è diventato procedibile a querela.

Nel procedimento in esame, la querela non era mai stata presentata e, al momento del dibattimento, il termine di tre mesi previsto per la sua proposizione era ormai scaduto. Di conseguenza, il reato era diventato, ope legis, improcedibile.

La Decisione del Tribunale e la Controversa Modifica Imputazione

Di fronte a questa situazione, il Tribunale di Catania aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza della condizione di procedibilità. Il giudice di primo grado aveva ritenuto irrilevante il tentativo del Pubblico Ministero di procedere a una modifica imputazione durante il dibattimento. Nello specifico, l’accusa intendeva contestare formalmente l’aggravante dell’aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.), circostanza che avrebbe mantenuto la procedibilità d’ufficio del reato.

Il Tribunale, tuttavia, aveva considerato tale contestazione “tardiva”, poiché intervenuta dopo la maturazione della causa di improcedibilità (cioè la scadenza del termine per la querela). Secondo questa interpretazione, una volta divenuto improcedibile, il processo non poteva essere “rianimato” da una modifica dell’accusa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando con rinvio la sentenza del Tribunale. La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla valorizzazione del principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale e sulla corretta interpretazione delle norme processuali.

I giudici di legittimità hanno chiarito che il potere del Pubblico Ministero di effettuare una modifica imputazione ai sensi dell’art. 517 c.p.p., contestando un’aggravante emersa nel corso dell’istruttoria dibattimentale, è un atto propulsivo dell’azione penale. Tale potere non è in alcun modo precluso dalla sopravvenuta carenza di una condizione di procedibilità per il reato originariamente contestato.

Il Tribunale ha errato nel considerare “tardiva” la contestazione. La Corte ha affermato che il giudice, prima di pronunciare una sentenza di proscioglimento per ragioni di rito, deve tenere conto di tutte le vicende processuali, inclusa la contestazione suppletiva che, se fondata, è idonea a rendere il reato procedibile d’ufficio. Impedire al Pubblico Ministero di esercitare tale potere e dichiarare immediatamente l’improcedibilità costituisce una violazione del principio del contraddittorio e una lesione delle prerogative dell’accusa, con conseguente nullità assoluta della sentenza.

In sintesi, la maturazione del termine per la querela non cristallizza l’imputazione, impedendo ogni successiva modifica. Al contrario, il giudice del rinvio dovrà verificare la validità della contestazione operata dal Pubblico Ministero e la sussistenza dell’aggravante, per poi stabilire il corretto regime di procedibilità.

Conclusioni: L’Obbligatorietà dell’Azione Penale Prevale

La sentenza in esame riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: il potere-dovere del Pubblico Ministero di esercitare l’azione penale in conformità con le risultanze processuali. La modifica imputazione non è un mero espediente per aggirare le nuove norme sulla procedibilità, ma uno strumento essenziale per garantire che l’accusa rifletta pienamente la realtà dei fatti emersi in dibattimento.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, specialmente nel periodo di transizione seguito alla Riforma Cartabia. Essa chiarisce che il giudice non può adottare una scorciatoia processuale, dichiarando l’improcedibilità senza prima consentire al Pubblico Ministero di adeguare l’imputazione alla luce delle prove raccolte. La valutazione sulla procedibilità deve avvenire solo dopo aver accertato la configurazione definitiva del fatto-reato, così come delineato dalle contestazioni dell’accusa nel pieno rispetto del contraddittorio.

Dopo la Riforma Cartabia, se manca la querela per un reato, il processo deve essere sempre archiviato?
No. Se durante il processo emerge una circostanza aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, il Pubblico Ministero può e deve procedere a una modifica dell’imputazione. Il giudice è tenuto a valutare tale modifica prima di dichiarare l’improcedibilità.

Il Pubblico Ministero può modificare l’imputazione anche dopo la scadenza del termine per presentare la querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la facoltà del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione non è preclusa dalla scadenza del termine per la querela, in quanto rappresenta un esercizio del dovere costituzionale dell’azione penale.

Cosa deve fare il giudice se il Pubblico Ministero modifica l’imputazione per superare la mancanza di querela?
Il giudice non può considerare la modifica inammissibile o ‘tardiva’ a priori. Deve ammettere la nuova contestazione, garantire il contraddittorio tra le parti su di essa e, solo all’esito, valutare nel merito se la nuova aggravante sussiste e se, di conseguenza, il reato è procedibile d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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