LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Modifica imputazione furto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione annulla una sentenza di non doversi procedere per furto di energia. Il Tribunale aveva negato la modifica imputazione furto proposta dal PM per aggiungere un’aggravante che avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio dopo la Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che il giudice non può impedire tale modifica, ma deve valutarla nel merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Modifica Imputazione Furto: La Cassazione Interviene sulla Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 34689/2024) offre un chiarimento fondamentale sul tema della modifica imputazione furto a seguito della Riforma Cartabia. La decisione interviene su un caso di furto di energia elettrica, diventato procedibile a querela, e stabilisce un principio cardine: il giudice non può impedire al Pubblico Ministero di contestare un’aggravante per ripristinare la procedibilità d’ufficio, anche se i termini per la querela sono scaduti.

Il Caso: Furto di Energia e le Novità della Riforma Cartabia

I fatti riguardano un imputato accusato di aver sottratto energia elettrica nel 2016, collegando abusivamente il proprio impianto alla rete di distribuzione pubblica. L’accusa originaria includeva le aggravanti della violenza sulle cose e dell’esposizione a pubblica fede.

Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), il reato di furto semplice è diventato procedibile solo a querela di parte. Tuttavia, la legge prevede che la procedibilità rimanga d’ufficio in presenza di specifiche aggravanti, tra cui quella di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7 c.p.).

Durante il processo, il Pubblico Ministero, preso atto della nuova normativa, ha tentato di effettuare una contestazione suppletiva per aggiungere proprio questa aggravante, che avrebbe mantenuto il reato procedibile d’ufficio.

La Decisione del Tribunale: Improcedibilità per Mancanza di Querela

Il Tribunale di primo grado ha respinto la richiesta del PM, ritenendola “tardiva”. Secondo il giudice, una volta decorso il termine per la presentazione della querela, il reato era diventato ope legis improcedibile. Di conseguenza, non era più possibile alcuna modifica dell’imputazione che potesse peggiorare la posizione dell’imputato. Il Tribunale ha quindi emesso una sentenza di non doversi procedere per mancanza della condizione di procedibilità.

La Modifica dell’Imputazione Furto secondo la Cassazione

Il Procuratore Generale ha impugnato la decisione, sostenendo che il Tribunale avesse erroneamente interpretato l’art. 517 del codice di procedura penale. Secondo il ricorso, la facoltà di modificare l’imputazione è un potere esclusivo del Pubblico Ministero, sul quale il giudice non può esercitare un controllo preventivo di ammissibilità.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi, annullando la sentenza e rinviando il caso per un nuovo giudizio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il potere di contestazione suppletiva del Pubblico Ministero è espressione del principio costituzionale di obbligatorietà dell’azione penale. Il giudice non può dichiarare inammissibile o tardiva una modifica dell’imputazione, ma deve consentire al PM di esercitare le sue prerogative.

Secondo la Cassazione, la sentenza di proscioglimento per carenza della querela è affetta da nullità assoluta se il giudice ha impedito l’interlocuzione delle parti sulla modifica dell’imputazione. Il giudice, infatti, prima di dichiarare l’improcedibilità, deve tenere conto di ogni contestazione suppletiva che possa rendere il reato procedibile d’ufficio.

Il fatto che i termini per la querela fossero scaduti è irrilevante. Il processo era già validamente instaurato e, al suo interno, il PM ha il potere-dovere di adeguare l’accusa a quanto emerge dagli atti, anche se ciò comporta il ripristino della procedibilità d’ufficio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche per tutti i processi interessati dalle modifiche della Riforma Cartabia. La Corte stabilisce che la sopravvenuta improcedibilità di un reato non “cristallizza” l’imputazione, impedendo al PM di agire. Al contrario, il titolare dell’azione penale conserva il potere di contestare aggravanti emerse in dibattimento, la cui sussistenza dovrà poi essere verificata dal giudice nel merito.

In sintesi, il giudice del rinvio dovrà ora, ferma la validità della contestazione effettuata dal PM, verificare se sussiste concretamente l’aggravante della destinazione a pubblico servizio. Solo all’esito di questa valutazione potrà stabilire il corretto regime di procedibilità del reato di furto ascritto all’imputato.

Dopo la Riforma Cartabia, un PM può modificare l’imputazione per furto per renderlo procedibile d’ufficio?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Pubblico Ministero ha il potere di modificare l’imputazione nel corso del dibattimento, contestando un’aggravante (come quella su cose destinate a pubblico servizio) che renda il reato procedibile d’ufficio, anche se nel frattempo sono scaduti i termini per presentare la querela.

Un giudice può dichiarare “tardiva” la contestazione di un’aggravante se sono scaduti i termini per la querela?
No. Secondo la sentenza, il giudice non può esercitare un sindacato preventivo sull’ammissibilità della modifica dell’imputazione, né ritenerla tardiva. Impedire tale contestazione viola il principio del contraddittorio e l’obbligatorietà dell’azione penale, comportando la nullità assoluta della sentenza di proscioglimento.

Cosa deve fare il giudice se un reato diventa improcedibile per mancanza di querela durante il processo?
Il giudice, prima di emettere una pronuncia di proscioglimento per improcedibilità, deve consentire al Pubblico Ministero di esercitare il suo potere di modificare l’imputazione. Deve tenere conto di eventuali contestazioni suppletive di aggravanti che rendano il reato procedibile d’ufficio e valutare nel merito la loro sussistenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati