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Misure di prevenzione: condanna per mafia è sufficiente?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro l’applicazione di una misura di prevenzione di sorveglianza speciale. La sentenza sottolinea che una condanna per associazione di tipo mafioso è un elemento sufficiente a giustificare tali misure, poiché presume una pericolosità sociale attuale, a meno che non vi sia prova di un effettivo abbandono delle logiche criminali da parte del soggetto.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure di prevenzione: la condanna per mafia è sufficiente?

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 21986 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale: l’applicazione delle misure di prevenzione a soggetti condannati per associazione di tipo mafioso. La questione centrale è se una condanna passata, anche in assenza di recenti condotte antisociali, possa essere sufficiente a giustificare l’applicazione di una misura restrittiva come la sorveglianza speciale, basandosi sulla presunzione di una pericolosità sociale ancora attuale.

I fatti del caso

Un soggetto, già condannato in appello per il reato di associazione mafiosa (art. 416-bis c.p.), si vedeva applicare dal Tribunale la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di cinque anni. La Corte d’Appello confermava la misura, pur escludendo la prescrizione aggiuntiva del divieto di soggiorno.

L’interessato proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che la sua pericolosità attuale non fosse stata adeguatamente dimostrata. La difesa evidenziava come, dopo l’annullamento di una precedente misura cautelare, egli avesse goduto di un significativo periodo di libertà senza che gli venisse mosso alcun rilievo. Inoltre, si lamentava la totale assenza di motivazione riguardo alla richiesta di esclusione o riduzione della cauzione imposta, a fronte di comprovate difficoltà economiche.

La decisione della Corte di Cassazione sulle misure di prevenzione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione: la condanna per appartenenza a un’associazione mafiosa costituisce di per sé un elemento che legittima l’applicazione di tali strumenti. Secondo la Corte, questa condanna qualifica il soggetto come socialmente pericoloso e, in assenza di prove concrete di un suo allontanamento dalle logiche criminali, tale pericolosità si presume attuale.

Le motivazioni della Corte

La decisione si fonda su argomentazioni giuridiche precise. In primo luogo, la Corte ha sottolineato che nel procedimento di prevenzione il ricorso per cassazione è consentito solo per “violazione di legge”. Ciò esclude la possibilità di contestare l’illogicità della motivazione, a meno che questa non sia completamente assente o meramente apparente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione, evidenziando come la condanna per 416-bis c.p. e la persistenza dell'”affectio societatis” (cioè il vincolo con il sodalizio criminale) fossero sufficienti a giustificare la misura. Non è stato ritenuto rilevante il comportamento corretto tenuto dal soggetto durante il periodo di libertà, poiché non accompagnato da elementi positivi che indicassero un reale abbandono del percorso criminale. La pericolosità derivante dall’appartenenza a un’associazione mafiosa si considera perdurante fino a prova contraria, che deve essere fornita dall’interessato. Per quanto riguarda la questione della cauzione, la Cassazione ha osservato che l’eccezione sollevata in appello era stata formulata in modo troppo generico, non imponendo quindi alla Corte territoriale un onere motivazionale specifico.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rigore. La pericolosità sociale di un individuo condannato per mafia non svanisce automaticamente con il passare del tempo o con la semplice assenza di nuove denunce. La condanna definitiva per un reato associativo di stampo mafioso crea una presunzione di pericolosità attuale che può essere superata solo da una prova attiva e positiva di rescissione dei legami con l’ambiente criminale. L’onere di dimostrare questo cambiamento radicale di vita ricade interamente sul soggetto proposto per la misura di prevenzione, rendendo di fatto molto difficile evitare l’applicazione di misure restrittive anche a distanza di tempo dalla commissione dei reati.

Una condanna per associazione mafiosa è sufficiente per applicare una misura di prevenzione come la sorveglianza speciale?
Sì, secondo la sentenza, la condanna per il delitto di cui all’art. 416-bis cod. pen. è un elemento che legittima l’applicazione della misura di prevenzione, in quanto attesta la qualifica di “appartenente ad associazione mafiosa” e la conseguente pericolosità sociale.

L’assenza di nuovi reati per un certo periodo è una prova sufficiente per escludere la pericolosità attuale?
No, la Corte ha ritenuto che il comportamento corretto tenuto in un periodo successivo all’annullamento di una misura cautelare non avesse rilevanza, specialmente in assenza di altri elementi positivi che dimostrassero l’abbandono delle logiche criminali.

In materia di misure di prevenzione, è possibile contestare in Cassazione l’illogicità della motivazione del giudice?
No, il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge. L’illogicità manifesta della motivazione non rientra tra i vizi deducibili, a meno che la motivazione non sia totalmente inesistente o meramente apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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