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Misure cautelari: trasmissione atti e gravi indizi

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per associazione a delinquere e riciclaggio, confermando le misure cautelari in carcere. La sentenza chiarisce un principio fondamentale: l’ordinanza cautelare non perde efficacia se la trasmissione degli atti al Tribunale del riesame è ‘difettosa’ (incompleta o illeggibile), ma solo se è ‘mancata’ del tutto. La Corte ha inoltre ritenuto logica e sufficiente la motivazione del Tribunale sui gravi indizi di colpevolezza e sulle esigenze cautelari, basata su chat, documenti e flussi finanziari.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure cautelari: quando la trasmissione difettosa degli atti non le invalida

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14531/2025, offre un importante chiarimento sui presupposti di validità delle misure cautelari personali, con particolare riferimento agli obblighi di trasmissione degli atti al Tribunale del riesame. La Corte ha stabilito che una trasmissione meramente ‘difettosa’ o ‘incompleta’ non comporta l’automatica perdita di efficacia della misura, come invece accade in caso di trasmissione ‘mancata’.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un soggetto indagato per reati gravi, tra cui associazione per delinquere finalizzata a reati tributari e riciclaggio. Secondo l’accusa, l’indagato faceva parte di un sodalizio criminale che, attraverso la creazione di società di comodo e la gestione di conti correnti e portafogli virtuali, commetteva una serie di illeciti. A seguito delle indagini, il GIP aveva disposto per lui la custodia cautelare in carcere. Contro tale provvedimento, la difesa proponeva ricorso al Tribunale del riesame, che però confermava la misura. La vicenda approdava così dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Misure Cautelari

La difesa ha basato il proprio ricorso su diversi motivi, ma il più rilevante dal punto di vista procedurale riguardava la presunta violazione dell’art. 309, comma 5, del codice di procedura penale. Secondo i legali, la Procura non avrebbe trasmesso al Tribunale del riesame tutti gli atti su cui si fondava l’ordinanza, in particolare 85 allegati a un’informativa di polizia giudiziaria. Tale omissione, a dire della difesa, avrebbe dovuto comportare la perdita di efficacia della misura cautelare, come previsto dal comma 10 dello stesso articolo.

Oltre al vizio procedurale, la difesa contestava la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, ritenendo la motivazione contraddittoria e basata su un’errata interpretazione degli elementi raccolti, nonché l’adeguatezza della misura carceraria, ritenuta sproporzionata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni suo punto e confermando la legittimità del provvedimento impugnato.

Le Motivazioni

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione, operata dai giudici di legittimità, tra ‘mancata trasmissione’ e ‘trasmissione difettosa’ degli atti. La Corte ha chiarito che la sanzione della perdita di efficacia della misura cautelare si applica solo nel primo caso, ovvero quando la Procura omette completamente di inviare gli atti al Tribunale del riesame.

Nel caso di specie, invece, la Procura aveva attestato l’avvenuta trasmissione, inclusi gli allegati controversi. L’eventuale difficoltà nel reperire o nel visualizzare alcuni file all’interno del fascicolo telematico (cd. TIAP) integra, secondo la Corte, un’ipotesi di trasmissione ‘difettosa’, non ‘mancata’. Tale difetto non è sufficiente a determinare l’inefficacia automatica della misura. La Cassazione, richiamando un principio consolidato, ha affermato che ‘In tema di misure cautelari personali, non si verifica la perdita di efficacia della misura […] qualora la copia di uno degli atti […] risulti non reperito o non leggibile, in quanto tale inefficacia deriva dalla sola ‘mancata’ trasmissione e non anche dalla trasmissione ‘difettosa”.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare il merito delle prove, ma solo di controllare la logicità e la coerenza della motivazione. Nel caso in esame, il Tribunale del riesame aveva adeguatamente fondato il proprio convincimento sui gravi indizi di colpevolezza basandosi sull’analisi di conti correnti, sul contenuto di conversazioni via chat tra l’indagato e i presunti complici e su documenti specifici. Allo stesso modo, è stata giudicata corretta e ben motivata la valutazione sulle esigenze cautelari (pericolo di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato), che giustificavano il mantenimento della misura più afflittiva, escludendo alternative come gli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico, ritenuti inidonei a recidere i collegamenti con l’ambiente criminale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la rigorosa interpretazione delle norme procedurali che governano il riesame delle misure cautelari. Per la difesa, dimostrare un vizio procedurale tale da invalidare la misura è un onere probatorio significativo: non basta lamentare la non reperibilità di un allegato, ma occorre provare l’omissione totale della trasmissione da parte della Procura. La pronuncia conferma inoltre la limitata cognizione della Corte di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logicamente motivata, dei giudici di merito.

La mancata trasmissione di alcuni allegati al Tribunale del riesame rende automaticamente inefficace una misura cautelare?
No. Secondo la Corte, la misura cautelare perde efficacia solo in caso di ‘mancata’ trasmissione totale degli atti. Se la trasmissione è solo ‘difettosa’, ovvero incompleta o con file illeggibili, la misura resta valida, poiché il vizio non rientra nella previsione sanzionatoria dell’art. 309, comma 10, c.p.p.

Come valuta la Corte di Cassazione i gravi indizi di colpevolezza?
La Corte di Cassazione non riesamina nel merito gli elementi di prova, ma si limita a un controllo sulla logicità e coerenza della motivazione del giudice precedente. Se il Tribunale del riesame ha basato la sua decisione su elementi concreti (come chat, flussi finanziari, documenti) e ha esposto le sue ragioni in modo non manifestamente illogico, la sua valutazione non può essere censurata in sede di legittimità.

Quali elementi giustificano il mantenimento della custodia in carcere invece degli arresti domiciliari?
Il mantenimento della custodia in carcere è stato giustificato dalla gravità del fatto, dalla personalità dell’indagato e dalla sua pericolosità specifica. Il Tribunale ha ritenuto che la propensione a delinquere e la necessità di recidere i collegamenti con altri soggetti complici rendessero inadeguata qualsiasi misura meno afflittiva, inclusi gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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