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Misure cautelari: quando il ricorso è inammissibile

Un soggetto, sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora per reati di furto aggravato e ricettazione, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la valutazione del tribunale di merito sulla sussistenza di concrete ed attuali esigenze cautelari. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza dei motivi, poiché la professionalità e l’abitualità delle condotte del ricorrente giustificavano la misura per prevenire la reiterazione dei reati.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’applicazione di misure cautelari personali rappresenta una delle fasi più delicate del procedimento penale, poiché incide sulla libertà dell’individuo prima di una condanna definitiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 44247/2024, offre un’importante lezione sulla valutazione dei requisiti per tali misure e sui limiti del sindacato di legittimità. Il caso analizzato riguarda un ricorso contro un’ordinanza che confermava il divieto di dimora, dichiarato inammissibile per la manifesta infondatezza dei motivi.

I Fatti del Caso: Dal Divieto di Dimora al Ricorso

La vicenda processuale ha origine con l’applicazione da parte del Giudice per le indagini preliminari della misura cautelare del divieto di dimora nella città di Milano a carico di un giovane indagato per furto aggravato e ricettazione in concorso. Il provvedimento era motivato dalla presenza di gravi indizi di colpevolezza e dall’attualità di esigenze cautelari di prevenzione speciale.

L’indagato proponeva richiesta di riesame, ma il Tribunale distrettuale di Milano confermava la misura, valorizzando la gravità dei fatti, commessi con professionalità e consuetudine, e ritenendo adeguato il presidio non detentivo applicato. Avverso questa decisione, la difesa presentava ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione per illogicità e apparenza, sostenendo che il Tribunale avesse utilizzato formule di stile e non avesse considerato l’evoluzione della situazione.

La Valutazione delle Misure Cautelari e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi manifestamente infondati. I giudici supremi hanno stabilito che il Tribunale del riesame aveva operato una corretta valutazione dell’attualità e della concretezza delle esigenze cautelari, come richiesto dall’art. 274 del codice di procedura penale.

La decisione del giudice di merito non si basava su formule astratte, ma su un’analisi concreta delle modalità dei fatti. Queste modalità indicavano una spiccata e non occasionale attitudine dell’indagato a commettere reati, caratterizzata da professionalità e consuetudine. Secondo la Corte, tali elementi costituivano una base solida per prevedere un concreto pericolo di reiterazione del reato, giustificando così la misura del divieto di dimora.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato che il giudizio cautelare di merito aveva correttamente valorizzato elementi fattuali che inducevano a prevedere che il ricorrente, se non limitato da una coercizione territoriale, avrebbe potuto ripetere condotte illecite. La professionalità e l’organizzazione dimostrate nelle attività criminose palesavano una particolare “dimestichezza” con il delitto, rendendo la prognosi di pericolosità sociale del tutto logica e fondata.
Il ricorso, secondo la Cassazione, non faceva altro che riproporre censure già esaminate e respinte dal Tribunale con un apparato motivazionale lineare e coerente, basato su massime di esperienza condivisibili. Un simile approccio rende il ricorso inammissibile, poiché il compito della Corte di Cassazione non è quello di riesaminare il merito delle valutazioni fattuali, ma solo di controllare la correttezza logico-giuridica della motivazione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari: il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. Se il giudice del riesame ha fornito una motivazione logica, completa e non contraddittoria sulla sussistenza delle esigenze cautelari, basata su elementi concreti, il ricorso che si limita a contestare tale valutazione senza evidenziare vizi di legittimità è destinato all’inammissibilità. In conseguenza di ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Quando un ricorso contro una misura cautelare viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato, ovvero quando le censure mosse alla decisione impugnata sono prive di una base logica e giuridica evidente, e si limitano a contestare la valutazione dei fatti già operata correttamente dal giudice di merito.

Cosa significa “attualità e concretezza” delle esigenze cautelari?
Significa che il pericolo che la misura cautelare intende prevenire (es. il rischio di commettere nuovi reati) deve essere reale e presente al momento della decisione, basato su elementi di fatto specifici e non su mere supposizioni. Nel caso di specie, la professionalità e la consuetudine nel commettere i reati sono state considerate indicatori di un pericolo attuale e concreto.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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