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Misure Cautelari: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’infermiera contro l’applicazione di misure cautelari per aver tentato di introdurre droga e telefoni in carcere. La Corte ha ritenuto logica e congrua la motivazione del Tribunale del riesame sul pericolo di reiterazione del reato, sottolineando i limiti del proprio sindacato in materia. Il caso chiarisce i criteri di valutazione delle esigenze cautelari e il ruolo della Suprema Corte.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Quando il Pericolo di Recidiva Giustifica il Carcere

L’applicazione delle misure cautelari, specialmente quelle più restrittive come la custodia in carcere, rappresenta uno dei temi più delicati del diritto processuale penale. Queste decisioni devono bilanciare la presunzione di non colpevolezza con la necessità di proteggere la collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 9383/2025) offre spunti cruciali sui criteri di valutazione del pericolo di reiterazione del reato e sui limiti del sindacato di legittimità in questa materia.

Il Contesto: Misure Cautelari per un’Infermiera Penitenziaria

Il caso riguarda un’infermiera accusata di aver tentato di introdurre sostanze stupefacenti e telefoni cellulari all’interno del carcere in cui lavorava. A seguito delle indagini, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto per lei la custodia cautelare in carcere. La difesa aveva presentato ricorso al Tribunale del riesame, che però aveva confermato la misura.

Successivamente, la Cassazione aveva annullato con rinvio la prima ordinanza del riesame. Tuttavia, anche nel nuovo giudizio, il Tribunale confermava la propria valutazione, respingendo nuovamente l’istanza. La difesa ha quindi proposto un nuovo ricorso in Cassazione, sostenendo l’insussistenza del pericolo di recidiva, dato che l’indagata non avrebbe più potuto lavorare in un carcere, e lamentando una disparità di trattamento rispetto a una coimputata, alla quale erano stati concessi gli arresti domiciliari.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Misure Cautelari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o meno dell’indagata, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza logico-giuridica della motivazione fornita dal Tribunale del riesame. La Suprema Corte ha stabilito che il controllo di legittimità sui provvedimenti cautelari è limitato alla verifica della coerenza e adeguatezza dell’argomentazione del giudice di merito, senza poter riesaminare gli elementi di fatto.

Le Motivazioni: Il Ruolo Limitato della Cassazione e il “Periculum Libertatis”

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito non è quello di sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale del riesame, ma di controllare che quest’ultima sia esente da vizi logici o violazioni di legge. Nel caso specifico, il Tribunale aveva adeguatamente motivato la sua decisione, basandosi su elementi specifici.

La Valutazione del Pericolo di Reiterazione

Il Tribunale del riesame aveva concluso che l’episodio contestato non fosse un fatto isolato, ma si inserisse in un “circuito delinquenziale di spessore”. L’infermiera, secondo i giudici, svolgeva un ruolo sistematico di intermediazione tra il mondo esterno e l’interno del carcere. Questa valutazione, basata su circostanze precise elencate nel provvedimento, è stata ritenuta sufficiente a fondare un giudizio prognostico negativo sulla pericolosità sociale dell’indagata. La Cassazione ha ricordato che il pericolo di reiterazione deve essere concreto e attuale, ma non richiede la previsione di una “specifica occasione” per delinquere, essendo sufficiente una prognosi basata sulla personalità dell’accusato e sulle modalità del fatto.

La Disparità di Trattamento

Anche riguardo alla presunta disparità di trattamento con la coimputata, la Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse fornito una “congrua motivazione”, spiegando le ragioni della diversa valutazione delle posizioni processuali. Questo dimostra che situazioni apparentemente simili possono portare a misure diverse se basate su elementi fattuali e personali differenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza conferma che il ricorso in Cassazione in materia di misure cautelari ha un ambito di applicazione molto ristretto. Non è sufficiente contestare la valutazione dei fatti compiuta dal giudice del riesame; è necessario dimostrare un vizio logico manifesto o una palese violazione di legge nella sua motivazione. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’istanza di riesame è il momento cruciale per far valere le proprie argomentazioni di fatto, mentre il ricorso in Cassazione deve concentrarsi su questioni di pura legittimità. Per l’imputato, la decisione sottolinea come la valutazione della personalità e del contesto in cui il reato è maturato siano elementi determinanti per la prognosi sul pericolo di recidiva, anche al di là della singola condotta contestata.

Quando il ricorso in Cassazione contro un’ordinanza sulle misure cautelari è considerato inammissibile?
Il ricorso è inammissibile quando denuncia un vizio di motivazione ma il provvedimento del Tribunale del riesame presenta un tessuto argomentativo logico, coerente e adeguato, senza violazioni di legge. La Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo controllare la correttezza giuridica e logica della decisione.

Come viene valutato il pericolo di reiterazione del reato per applicare le misure cautelari?
Il pericolo deve essere concreto e attuale, basato su elementi reali e non ipotetici. La prognosi si fonda sulla personalità dell’accusato (desumibile anche dalle modalità del fatto) e sulle sue concrete condizioni di vita, senza che sia necessaria la previsione di una ‘specifica occasione’ per delinquere.

Una diversa misura cautelare applicata a un coimputato costituisce automaticamente una disparità di trattamento?
No. Secondo la sentenza, posizioni processuali diverse possono giustificare misure cautelari differenti. Se il giudice fornisce una motivazione congrua sulle ragioni della diversità di trattamento, non si configura una violazione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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