LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Misure cautelari: la Cassazione sui motivi di ricorso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per gravi reati, tra cui associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. La Corte ha dichiarato inammissibili i motivi che miravano a una diversa valutazione delle prove, come le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, confermando la logicità della motivazione del Tribunale del riesame sulla sussistenza dei gravi indizi e delle esigenze cautelari.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6530 del 2025, torna a pronunciarsi sui limiti del sindacato di legittimità in materia di misure cautelari, ribadendo principi consolidati e cruciali per la difesa. Il caso riguarda un ricorso contro un’ordinanza di custodia in carcere per reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e autoriciclaggio. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, offrendo una chiara lezione su come debbano essere strutturati i motivi di impugnazione per superare il vaglio di legittimità.

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Roma, in funzione di giudice del riesame, confermava l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari nei confronti di un soggetto, ritenuto gravemente indiziato di essere al vertice di un’associazione criminale dedita al narcotraffico e di aver commesso altri gravi delitti. Il provvedimento si basava in larga parte sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

La difesa proponeva ricorso per cassazione, articolando nove motivi con cui lamentava, tra l’altro:

* L’errata applicazione della legge per non aver considerato elementi a favore dell’indagato.
* Il vizio di motivazione sull’attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori, ritenute illogiche e prive di riscontri esterni.
* L’insussistenza dell’associazione criminale e, in subordine, la mancata derubricazione del ruolo dell’indagato da capo a semplice partecipe.
* Vizi di motivazione specifici per ogni singolo capo di imputazione.
* La violazione di legge in merito alla valutazione delle esigenze cautelari e del pericolo di recidiva.

L’Analisi della Cassazione sulle Misure Cautelari

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, giudicando i motivi proposti infondati o inammissibili. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla natura del giudizio di cassazione, che non consente una nuova valutazione dei fatti, ma solo un controllo sulla correttezza giuridica e logica della decisione impugnata.

Sulla Valutazione degli Elementi a Favore

Con riferimento al primo motivo, la Corte ha chiarito che gli ‘elementi a favore’ che il giudice deve valutare non sono le mere tesi difensive o le interpretazioni alternative degli indizi. Devono essere, invece, elementi di natura oggettiva e concludente. Prospettare una diversa lettura delle dichiarazioni dei collaboratori non rientra in questa categoria, ma costituisce un tentativo di sollecitare una rivalutazione del merito, preclusa in sede di legittimità.

Sull’Attendibilità dei Collaboratori di Giustizia

Anche i motivi relativi all’attendibilità dei collaboratori sono stati giudicati inammissibili. La Cassazione ha ricordato che la valutazione della credibilità delle fonti di prova è compito esclusivo del giudice di merito. Il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione logica e congrua sul perché riteneva affidabili tali dichiarazioni, analizzandole alla luce degli altri elementi raccolti. Il ricorso della difesa, invece di censurare la logicità del ragionamento, si limitava a contrapporre una propria, diversa, valutazione, operazione non consentita.

Sulle Esigenze Cautelari e il Rischio di Recidiva

Infine, la Corte ha confermato la correttezza della valutazione sulle esigenze cautelari. Il Tribunale aveva adeguatamente motivato il pericolo di recidiva basandosi su elementi concreti: la gravità dei reati, il ruolo apicale dell’indagato, la professionalità e la continuità dell’attività criminale, e l’allarmante circostanza che le condotte fossero state commesse mentre l’indagato era in affidamento in prova al servizio sociale. Questi elementi rendevano la custodia in carcere l’unica misura idonea a interrompere i legami con l’ambiente criminale.

Le Motivazioni della Decisione

Il nucleo centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo giudice’ dei fatti. Il suo compito è verificare che il giudice del riesame abbia seguito un percorso logico-giuridico corretto nel motivare la sua decisione. Se la motivazione è immune da vizi di manifesta illogicità o contraddittorietà, e se applica correttamente i principi di diritto, la valutazione degli indizi e delle prove rimane insindacabile. Nel caso di specie, tutti i motivi di ricorso si risolvevano, secondo la Corte, in una richiesta di rilettura del quadro probatorio, proponendo una valutazione alternativa a quella, immune da vizi logici, operata dal giudice di merito.

Conclusioni

La sentenza in esame costituisce un’importante conferma dei limiti del ricorso per cassazione avverso le misure cautelari. Per la difesa, ciò significa che l’impugnazione deve concentrarsi non sul ‘cosa’ il giudice ha deciso in base alle prove, ma sul ‘come’ è arrivato a quella decisione. È necessario individuare specifiche violazioni di legge o palesi illogicità nel ragionamento del provvedimento impugnato, evitando di trasformare il ricorso in un appello mascherato. Questa pronuncia ribadisce che la strategia difensiva deve mirare a scardinare la struttura logica della motivazione, non a sostituire la valutazione del giudice di merito con la propria.

Cosa si intende per ‘elementi a favore’ che il giudice deve valutare per le misure cautelari?
Secondo la sentenza, non sono le mere tesi difensive o le interpretazioni alternative degli indizi, ma elementi di natura oggettiva e concludente. Le semplici prospettazioni difensive non rientrano in questa nozione.

È possibile contestare in Cassazione la credibilità di un collaboratore di giustizia?
No, non direttamente. La valutazione dell’attendibilità delle fonti di prova è di competenza esclusiva dei giudici di merito. Il ricorso in Cassazione può solo censurare la manifesta illogicità o la contraddittorietà della motivazione con cui il giudice di merito ha giustificato la credibilità, ma non può chiedere una nuova e diversa valutazione.

Perché la Corte ha ritenuto necessaria la custodia in carcere?
La Corte ha confermato la valutazione del Tribunale del riesame, che ha ritenuto la custodia in carcere l’unica misura adeguata a causa dell’elevato pericolo di recidiva. Tale pericolo era basato sulla gravità dei fatti, sul ruolo di vertice dell’indagato nell’associazione, sulla continuità e professionalità dell’azione criminale e sul fatto che i reati erano stati commessi mentre era già sottoposto a una misura alternativa (affidamento in prova).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati