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Misure cautelari: inammissibilità e motivazione

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro l’ordinanza che confermava le misure cautelari in carcere per reati di associazione a delinquere, truffa e autoriciclaggio. Il ricorso è stato respinto per la genericità dei motivi sulla competenza territoriale e sulla valutazione dei gravi indizi e delle esigenze cautelari. La Corte ha ritenuto adeguata la motivazione del Tribunale, che ha valorizzato la professionalità criminale e il pericolo di reiterazione del reato, ritenendo irrilevante il tempo trascorso dai fatti.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile?

Le misure cautelari rappresentano uno degli strumenti più delicati del procedimento penale, incidendo sulla libertà personale dell’individuo prima di una condanna definitiva. La loro applicazione e mantenimento sono subordinati a una rigorosa valutazione da parte del giudice. Con la sentenza n. 3176 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui requisiti di ammissibilità di un ricorso avverso tali provvedimenti, sottolineando l’importanza di motivi specifici e non generici.

Il Caso in Esame: Dalla Truffa Transnazionale alla Custodia in Carcere

Il caso analizzato riguarda un soggetto sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per gravi reati, tra cui associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio, con l’aggravante della transnazionalità. Il Tribunale del riesame aveva confermato la misura, rigettando l’appello dell’indagato. Quest’ultimo ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando diversi vizi nel provvedimento impugnato.

I Motivi del Ricorso e le Obiezioni sulle Misure Cautelari

La difesa ha articolato il ricorso su tre principali motivi, contestando la correttezza della decisione del Tribunale:
1. Incompetenza Territoriale: Si sosteneva che la competenza a decidere non fosse del Tribunale adito, ma di un altro foro giudiziario, basandosi sul luogo di consumazione di uno dei reati.
2. Vizio di Motivazione sui Gravi Indizi: L’indagato lamentava una motivazione carente e meramente apparente riguardo alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e del suo ruolo nell’associazione criminale.
3. Errata Valutazione delle Esigenze Cautelari: La difesa contestava la valutazione del pericolo di reiterazione del reato, ritenendola infondata e non adeguatamente ponderata in relazione al tempo trascorso dai fatti contestati.

La Decisione della Corte: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso, ritenendo tutti i motivi proposti infondati e generici. Secondo gli Ermellini, il ricorrente non ha sollevato specifiche violazioni di legge, ma ha tentato di ottenere una nuova e diversa valutazione del merito dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

L’irrilevanza del “Tempo Silente”

Un punto cruciale della decisione riguarda la valutazione delle esigenze cautelari. La Corte ha confermato la validità del ragionamento del Tribunale, il quale aveva ritenuto irrilevante il cosiddetto “tempo silente”, ovvero il periodo trascorso dai fatti. La motivazione si fondava sulla particolare professionalità criminale dimostrata dall’indagato e sulla sua capacità organizzativa, elementi che rendevano il pericolo di reiterazione del reato concreto e attuale, nonostante il tempo trascorso. La Corte ha ribadito che, per una revoca, è necessario che emergano elementi nuovi in grado di attenuare il quadro indiziario originario, cosa non avvenuta nel caso di specie.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio consolidato: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio sul merito. I motivi devono denunciare vizi di legittimità (violazione di legge) o vizi logici manifesti della motivazione, non una semplice non condivisione dell’analisi effettuata dal giudice del riesame. Nel caso specifico, le censure dell’indagato sono state qualificate come generiche perché non si confrontavano puntualmente con le argomentazioni del provvedimento impugnato, limitandosi a riproporre le stesse doglianze già respinte in appello. La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale logica, coerente e completa, in quanto ancorata a elementi specifici come le intercettazioni e la struttura organizzativa del gruppo criminale, giustificando così il mantenimento delle misure cautelari.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza di una corretta formulazione dei ricorsi in materia di misure cautelari. Per superare il vaglio di ammissibilità in Cassazione, è indispensabile che la difesa individui e articoli in modo preciso i vizi di legge o le palesi illogicità della motivazione del provvedimento impugnato. Una critica generica all’impianto accusatorio o alla valutazione del giudice del merito è destinata a fallire. La pronuncia conferma inoltre che il pericolo di reiterazione del reato può essere ritenuto attuale anche a distanza di tempo dai fatti, qualora la caratura criminale e la capacità organizzativa dell’indagato facciano presagire una concreta possibilità di ripresa dell’attività illecita.

Un ricorso in Cassazione contro una misura cautelare può essere basato su una generica contestazione della valutazione del giudice?
No. La sentenza chiarisce che il ricorso è inammissibile se i motivi sono generici e non individuano vizi specifici di violazione di legge o di motivazione manifestamente illogica. Non è possibile chiedere alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti.

Il tempo trascorso dai fatti contestati è sufficiente per ottenere la revoca di una misura cautelare?
No, non necessariamente. Secondo la Corte, il “tempo silente” non è rilevante se persistono le esigenze cautelari, come nel caso di specie, dove la particolare professionalità criminale e l’intenzione di proseguire l’attività illecita sono state considerate decisive per mantenere la misura.

Cosa si intende per motivazione che supera la soglia di ammissibilità in un provvedimento cautelare?
Significa che la motivazione del provvedimento deve essere specifica, non generica, e deve confrontarsi con gli argomenti difensivi. Deve ancorare la valutazione dei gravi indizi e delle esigenze cautelari a elementi concreti emersi dalle indagini, dimostrando un percorso logico-giuridico coerente e non contraddittorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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