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Misure cautelari: inammissibile ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato per associazione a delinquere e altri reati contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La Corte ha respinto tutte le censure, incluse quelle sulla competenza territoriale, sull’uso di intercettazioni dopo la riqualificazione del reato e sulla valutazione delle prove, giudicando il ricorso generico e infondato. La decisione conferma la validità delle misure cautelari e la correttezza del ragionamento del giudice di merito.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27042/2025, ha affrontato un caso complesso relativo all’applicazione di misure cautelari personali, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione e sulla validità degli strumenti di indagine come le intercettazioni. La pronuncia dichiara inammissibile il ricorso presentato da un indagato, sottoposto alla custodia in carcere per gravi reati, confermando la solidità del quadro accusatorio e la correttezza delle decisioni dei giudici di merito.

I Fatti del Caso: Associazione a Delinquere e Commercio di Fitofarmaci Illegali

L’indagato era accusato di essere il promotore e organizzatore di un’associazione per delinquere finalizzata a una serie di attività illecite nel settore degli agrofarmaci. Secondo l’accusa, l’organizzazione si occupava dell’acquisto di molecole di fitofarmaci illegali dall’estero, della loro importazione, della produzione “casalinga” e imbottigliamento, della falsificazione delle etichette e, infine, della distribuzione su scala nazionale. Le imputazioni provvisorie includevano, oltre all’associazione per delinquere (art. 416 c.p.), anche l’adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari (art. 441 c.p.), la violazione di sigilli (art. 349 c.p.) e l’autoriciclaggio (art. 648-ter.1 c.p.).

I Motivi del Ricorso: dalla Competenza Territoriale all’Uso delle Intercettazioni

La difesa ha impugnato l’ordinanza del Tribunale del Riesame basandosi su diversi motivi, tra cui:

1. Incompetenza territoriale: Si sosteneva che il giudice competente fosse quello di un altro circondario, basando l’argomentazione su una diversa qualificazione giuridica dei fatti.
2. Violazioni procedurali: Veniva lamentata l’omissione dell’interrogatorio preventivo prima dell’applicazione della misura, ritenendo insussistente il pericolo di inquinamento probatorio.
3. Inutilizzabilità delle intercettazioni: La difesa contestava l’uso delle intercettazioni disposte prima dell’iscrizione del reato associativo nel registro delle notizie di reato, ipotizzando un prolungamento illecito dei termini di indagine.
4. Vizio di motivazione e insussistenza dei reati: Si negava la sussistenza dei reati contestati, in particolare l’adulterazione, sostenendo che l’indagato si limitasse a rivendere prodotti acquistati “tal quali”.
5. Carenza delle esigenze cautelari: Infine, si contestava la sussistenza sia del pericolo di inquinamento probatorio sia del pericolo di recidiva.

Le Motivazioni della Cassazione sulle misure cautelari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato, generico e, in alcune parti, non consentito. Le motivazioni della Corte sono state nette e articolate su ogni punto sollevato dalla difesa.

Genericità e Limiti del Ricorso di Legittimità

La Corte ha innanzitutto ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione avverso le misure cautelari è ammissibile solo per violazione di specifiche norme di legge o per manifesta illogicità della motivazione. Non è una sede in cui si possa proporre una ricostruzione alternativa dei fatti o una diversa valutazione delle prove. Molti dei motivi del ricorrente sono stati rigettati proprio perché tendevano a un riesame del merito, inammissibile in sede di legittimità.

La Validità delle Intercettazioni

Un punto cruciale della sentenza riguarda l’utilizzo delle intercettazioni. La difesa lamentava che fossero state autorizzate per un reato (frode in commercio) e poi utilizzate per contestarne altri (adulterazione e associazione a delinquere) la cui iscrizione era avvenuta tardivamente. La Corte ha chiarito che i risultati delle intercettazioni disposte per un reato che le consente restano utilizzabili anche se, nel corso delle indagini, il fatto viene riqualificato in un reato per cui non sarebbero ammesse. Ciò che conta è che l’autorizzazione fosse legittima al momento in cui fu concessa. La riqualificazione del reato, se frutto di un “fisiologico sviluppo processuale” e non di un pretesto iniziale, non invalida la prova raccolta.

Esigenze Cautelari e Interrogatorio Preventivo

La Corte ha confermato la correttezza della valutazione del Tribunale sulla sussistenza delle esigenze cautelari. Il pericolo di inquinamento probatorio è stato ritenuto concreto, sulla base di precedenti condotte dell’indagato e dei suoi familiari volte a far sparire merce e denaro. Proprio questo concreto pericolo ha giustificato, secondo i giudici, l’omissione dell’interrogatorio di garanzia preventivo, come previsto dall’art. 291, comma 1-quater, c.p.p. Anche il pericolo di recidiva e la sua attualità sono stati ritenuti adeguatamente motivati, nonostante il tempo trascorso dai fatti.

La Configurazione dei Reati

Infine, la Cassazione ha ritenuto logica e ben argomentata la motivazione del Tribunale sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per tutti i reati contestati, compreso quello di adulterazione di sostanze alimentari (art. 441 c.p.), disattendendo la tesi difensiva che mirava a derubricare il fatto a una meno grave contravvenzione.

Le Conclusioni: Principi di Diritto e Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida importanti principi in materia di misure cautelari e di processo penale. In primo luogo, sottolinea la necessità che i ricorsi per cassazione siano specifici e mirati a denunciare vizi di legittimità, non a sollecitare una nuova valutazione dei fatti. In secondo luogo, offre una guida chiara sull’utilizzabilità delle intercettazioni in caso di riqualificazione giuridica del reato, salvaguardando l’efficacia delle indagini purché condotte nel rispetto delle garanzie iniziali. La decisione finale di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende sanciscono la netta infondatezza delle doglianze e la piena legittimità dell’operato dei giudici di merito.

Quando un ricorso in Cassazione contro misure cautelari è considerato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando è generico, manifestamente infondato, propone censure che richiedono una nuova valutazione dei fatti (non consentita in sede di legittimità) o si limita a proporre una ricostruzione alternativa degli elementi probatori senza evidenziare una manifesta illogicità nella motivazione del provvedimento impugnato.

Le intercettazioni restano valide se il reato viene successivamente qualificato in un modo che non le consentirebbe?
Sì, i risultati delle intercettazioni restano utilizzabili se l’autorizzazione era legittima al momento del rilascio, sulla base del reato allora ipotizzato. La successiva riqualificazione del fatto in un reato che non ammette intercettazioni non rende la prova inutilizzabile, a condizione che tale evoluzione sia uno sviluppo fisiologico delle indagini e non il risultato di un errore o di un pretesto iniziale del giudice.

Perché il mancato interrogatorio preventivo non ha reso nulla la misura cautelare in questo caso?
L’omissione dell’interrogatorio preventivo è stata giustificata dalla sussistenza di un concreto e attuale pericolo di inquinamento probatorio. La Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse adeguatamente motivato questo rischio, basandosi su specifiche operazioni di depistaggio già poste in essere dall’indagato e dai suoi familiari, come far sparire merce e denaro oggetto di indagine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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