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Misure cautelari: inammissibile il ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione avverso le misure cautelari non può basarsi su una diversa ricostruzione dei fatti, ma solo su violazioni di legge o vizi logici manifesti della motivazione, confermando la validità del provvedimento impugnato.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20188/2024, offre un’importante lezione sui limiti del ricorso avverso le misure cautelari. La decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Suprema Corte è giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Analizziamo insieme questa pronuncia per capire meglio le sue implicazioni.

Il Contesto del Ricorso sulle Misure Cautelari

Il caso riguarda un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere per reati di eccezionale gravità: partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di cocaina (art. 74 d.p.r. 309/90) e spaccio di stupefacenti (art. 73 d.p.r. 309/90), con l’aggravante del metodo mafioso (art. 416 bis.1 cod. pen.).

Secondo l’accusa, l’indagato fungeva da cruciale punto di collegamento tra un’organizzazione criminale calabrese e la piazza di spaccio romana. Dopo l’applicazione della misura da parte del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), l’indagato aveva presentato richiesta di riesame al Tribunale competente, che però aveva confermato la detenzione. Di qui, la decisione di proporre ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Perché l’Indagato si è Opposto

La difesa ha basato il ricorso su due motivi principali:
1. Nullità del provvedimento per mancanza di autonoma valutazione: Si sosteneva che l’ordinanza del Tribunale del Riesame non avesse valutato in modo indipendente gli indizi, limitandosi a replicare le argomentazioni del GIP e del Pubblico Ministero.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione: La difesa contestava la sussistenza sia dei gravi indizi di colpevolezza sia delle esigenze cautelari, ritenendo la misura carceraria sproporzionata.

In sostanza, il ricorrente cercava di ottenere dalla Cassazione una nuova e diversa lettura degli elementi investigativi, come le intercettazioni ambientali e telefoniche, che a suo dire non provavano il suo coinvolgimento stabile nell’associazione criminale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni difensive. I giudici hanno chiarito che il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari è ammissibile solo se denuncia una violazione specifica di norme di legge o una manifesta illogicità della motivazione. Non è, invece, uno strumento per proporre una ricostruzione alternativa dei fatti o una diversa valutazione delle prove.

La Corte ha evidenziato che le censure del ricorrente erano proprio di questo tipo: miravano a una rilettura del merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità. Il percorso argomentativo del Tribunale del Riesame è stato invece giudicato lineare, logico e aderente alle risultanze investigative.

Inoltre, la Corte ha ribadito due principi fondamentali:
* L’obbligo di “autonoma valutazione” degli indizi, previsto dall’art. 292 del codice di procedura penale, riguarda specificamente il giudice che emette la misura per la prima volta, non il Tribunale del Riesame.
* In tema di associazione a delinquere, la durata del periodo di osservazione delle condotte criminose è irrilevante se gli elementi raccolti dimostrano l’esistenza di un sistema criminale consolidato e la partecipazione dell’indagato a tale sistema.

Infine, è stata confermata la correttezza nell’applicazione della doppia presunzione relativa alla sussistenza delle esigenze cautelari e all’adeguatezza della custodia in carcere per il reato di cui all’art. 74 d.p.r. 309/90.

Le Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso e le Implicazioni Pratiche

La sentenza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, l’indagato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro. Questa decisione rafforza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Chi intende impugnare in Cassazione un’ordinanza su misure cautelari deve concentrarsi su vizi giuridici o illogicità palesi, senza sperare in una terza valutazione del materiale probatorio. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio sui fatti, ma il custode della corretta applicazione del diritto.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti che hanno portato all’applicazione di misure cautelari?
No, la sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione è ammissibile solo se denuncia la violazione di specifiche norme di legge o la manifesta illogicità della motivazione, non quando propone una diversa ricostruzione dei fatti o una differente valutazione degli elementi esaminati dal giudice di merito.

Il Tribunale del Riesame deve compiere una ‘valutazione autonoma’ degli indizi come il primo giudice?
No. La Corte ha ribadito che il requisito dell’autonoma valutazione, previsto dall’art. 292, comma 2, c.p.p., riguarda solo la decisione del giudice che emette per primo la misura cautelare, essendo funzionale a garantire l’equidistanza tra l’organo che richiede la misura (PM) e quello che decide.

Una breve durata delle condotte criminali osservate può escludere la partecipazione a un’associazione a delinquere?
No. Secondo la Corte, ai fini della prova della partecipazione a un’associazione criminale, non rileva la durata del periodo di osservazione delle condotte, che può essere anche breve, purché dagli elementi acquisiti si possa desumere l’esistenza di un sistema collaudato a cui la persona ha aderito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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