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Misure cautelari: inammissibile il ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro l’ordinanza che confermava la custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non può rivalutare i fatti, ma solo verificare la logicità della motivazione sulle misure cautelari. I tentativi dell’imputato di dimostrare un distacco dal contesto criminale sono stati ritenuti insufficienti a superare il concreto pericolo di fuga e di reiterazione del reato.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari e Ricorso in Cassazione: i Limiti al Controllo sui Fatti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9338 del 2024, torna a pronunciarsi sui limiti del sindacato di legittimità in materia di misure cautelari personali. La decisione offre importanti chiarimenti su cosa può essere contestato davanti alla Suprema Corte quando si impugna un’ordinanza che dispone o conferma la custodia in carcere, ribadendo la netta distinzione tra la valutazione dei fatti, riservata ai giudici di merito, e il controllo sulla corretta applicazione della legge, proprio della Cassazione.

Il Caso: Traffico di Droga e Richiesta di Arresti Domiciliari

Il caso esaminato riguarda un soggetto indagato per reati di eccezionale gravità, tra cui la partecipazione a un’associazione a delinquere con carattere transnazionale finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. A seguito dell’applicazione della custodia cautelare in carcere, l’indagato aveva presentato appello al Tribunale del Riesame per ottenere la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari.

A sostegno della sua richiesta, l’interessato sosteneva di aver avuto un ruolo marginale nell’organizzazione e, soprattutto, di aver reciso ogni legame con il contesto criminale. A prova di ciò, evidenziava che i fatti contestati risalivano a diversi anni prima (2018), di aver intrapreso un’attività lavorativa lecita, di essersi trasferito all’estero e di aver avviato un percorso di revisione critica del proprio passato.

Il Tribunale del Riesame, tuttavia, rigettava l’appello, confermando la misura carceraria. Da qui, il ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione sulle Misure Cautelari

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea interpretativa consolidata in materia di misure cautelari. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La Cassazione non può riesaminare le prove e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici che l’hanno preceduta.

La Valutazione degli Indizi di Colpevolezza

Il ricorrente contestava la ricostruzione del suo ruolo all’interno dell’associazione, definendolo secondario. La Corte ha ritenuto tale motivo inammissibile, poiché volto a ottenere una nuova e diversa lettura degli elementi indiziari. Il Tribunale del Riesame aveva adeguatamente motivato, sulla base delle risultanze processuali (come le intercettazioni), che l’indagato non rivestiva affatto un ruolo marginale, ma si occupava dell’organizzazione dell’importazione di grossi carichi di droga dalla Spagna. La motivazione del giudice di merito è stata giudicata logica, coerente e completa, e come tale non censurabile in sede di legittimità.

Le Esigenze Cautelari: Pericolo di Fuga e Reiterazione del Reato

Anche riguardo alle esigenze cautelari, la Cassazione ha ritenuto infondate le censure. Il Tribunale aveva correttamente valutato che gli elementi di novità portati dall’indagato (il memoriale, il trasferimento, l’attività lavorativa) non erano sufficienti a far ritenere venute meno le esigenze cautelari. Anzi, il trasferimento all’estero e i legami con altri paesi (considerando che altri coindagati si erano rifugiati in Spagna) sono stati visti come fattori che potevano accentuare il pericolo di fuga. La Corte ha sottolineato che il memoriale difensivo, volto a ridimensionare la propria responsabilità senza fornire elementi di reale distacco dal contesto criminale, non poteva essere considerato un segnale definitivo di cambiamento. Di conseguenza, il pericolo concreto e attuale di fuga e di reiterazione di reati della stessa specie è stato ritenuto ancora sussistente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ribadito che il suo compito, nel controllo delle ordinanze cautelari, è verificare se la motivazione del giudice di merito sia conforme alla legge e immune da vizi logici manifesti. Non deve stabilire se la ricostruzione dei fatti proposta sia la ‘migliore’ possibile, ma solo se sia plausibile e adeguatamente giustificata. In questo caso, il Tribunale del Riesame aveva esaminato tutte le deduzioni difensive, fornendo una risposta argomentata e coerente, basata su specifici elementi processuali. L’apparato giustificativo è stato quindi ritenuto adeguato a sostenere la conferma della misura carceraria, essendo ancorato a circostanze di fatto che denotavano l’attualità e la concretezza del pericolo di reiterazione criminosa e di fuga.

Le Conclusioni

Questa sentenza conferma che per contestare efficacemente un’ordinanza in materia di misure cautelari davanti alla Corte di Cassazione non è sufficiente proporre una diversa interpretazione delle prove o dei fatti. È necessario, invece, individuare specifici vizi di violazione di legge o di manifesta illogicità nella motivazione del provvedimento impugnato. La dimostrazione di un cambiamento di vita, per quanto apprezzabile, deve essere supportata da elementi concreti e univoci tali da neutralizzare la valutazione di pericolosità sociale che giustifica la misura, una valutazione che rimane, in ultima analisi, prerogativa del giudice di merito.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare il proprio ruolo in un’associazione criminale per ottenere una revisione delle misure cautelari?
No, la Corte di Cassazione non può rivalutare i fatti o le prove. Il suo compito è solo quello di verificare che la motivazione del giudice di merito sia logica e conforme alla legge. Contestare la ricostruzione del proprio ruolo è una questione di merito, non ammissibile in sede di legittimità.

Aver cambiato vita, trovato un lavoro e essersi trasferiti all’estero sono elementi sufficienti per ottenere la revoca della custodia in carcere?
Secondo la sentenza, questi elementi non sono automaticamente sufficienti. Il giudice di merito deve valutarli nel complesso e, come nel caso di specie, può ritenerli inidonei a far venir meno le esigenze cautelari, soprattutto se persistono un concreto pericolo di fuga (a volte accentuato proprio dal trasferimento all’estero) e di reiterazione del reato.

Qual è il compito della Corte di Cassazione quando esamina un ricorso contro un’ordinanza sulle misure cautelari?
Il compito della Corte non è decidere se la misura cautelare sia giusta o sbagliata nel merito, ma controllare la validità dell’ordinanza. Ciò significa verificare se il giudice di merito ha esposto le sue ragioni in modo logico, coerente, completo e senza violare alcuna norma di legge, dando conto di aver considerato tutti gli elementi a disposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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