LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Misure cautelari e tempo: Cassazione annulla arresto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12751/2024, ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di droga. La decisione si fonda sulla mancata valutazione, da parte del Tribunale del riesame, delle esigenze cautelari in relazione al tempo trascorso dai fatti e alla posizione marginale dell’indagato rispetto ad altri coindagati, ai quali erano state applicate misure meno afflittive. La Corte ha rinviato il caso per un nuovo giudizio, sottolineando l’obbligo del giudice di motivare adeguatamente la necessità delle misure cautelari.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure cautelari: il tempo trascorso e il ruolo dell’indagato sono decisivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12751 del 2024, è intervenuta su un tema cruciale della procedura penale: l’applicazione delle misure cautelari. La pronuncia annulla un’ordinanza di custodia in carcere, ribadendo un principio fondamentale: anche in presenza di reati gravi che prevedono una presunzione di pericolosità, il giudice deve sempre valutare in concreto l’attualità delle esigenze cautelari, tenendo conto del tempo trascorso dai fatti e della posizione specifica dell’indagato.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo indagato per diversi reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, tra cui la partecipazione a un’associazione a delinquere. Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Contro questa decisione, la difesa aveva proposto ricorso al Tribunale del riesame, che però aveva confermato il provvedimento restrittivo.

Le censure al Tribunale del Riesame

Il ricorrente, tramite i suoi legali, ha presentato ricorso in Cassazione basato su tre motivi principali:

1. Insussistenza del reato associativo: La difesa contestava che l’esistenza dell’associazione fosse stata desunta in modo illogico, ad esempio dal presunto ‘beneplacito’ di una cosca mafiosa, e che mancassero prove di elementi essenziali come una cassa comune e una struttura organizzata.
2. Mancanza di gravi indizi: Si lamentava la carenza di prove solide sia per la partecipazione all’associazione sia per i singoli episodi di spaccio, sostenendo che le conversazioni intercettate fossero ambigue e interpretate in modo forzato.
3. Violazione di legge sulla valutazione delle misure cautelari: Questo è stato il punto decisivo. La difesa ha evidenziato come il Tribunale del riesame avesse omesso di considerare il notevole tempo trascorso dai fatti (risalenti al periodo 2019-2021) e non avesse motivato perché la posizione del ricorrente, un presunto spacciatore al minuto, dovesse essere trattata con maggior rigore rispetto a quella di altri coindagati con ruoli simili, ai quali erano stati concessi gli arresti domiciliari.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla valutazione delle misure cautelari

La Suprema Corte ha ritenuto infondati i primi due motivi, riconducendoli a una richiesta di rivalutazione del merito delle prove, non consentita in sede di legittimità. Tuttavia, ha accolto pienamente il terzo motivo, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha affermato che, sebbene per il reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti esista una presunzione legale di sussistenza delle esigenze cautelari e di adeguatezza della custodia in carcere, tale presunzione è ‘relativa’ e non ‘assoluta’. Questo significa che il giudice non può applicare automaticamente la misura più grave, ma deve compiere una valutazione concreta e attuale.

Nel caso specifico, il Tribunale del riesame ha commesso due errori fondamentali:

1. Mancata valutazione del tempo trascorso: Non ha considerato che i reati contestati erano stati commessi tra il 2019 e l’inizio del 2021. Un così ‘rilevante arco temporale’, in assenza di prove di una persistente pericolosità dell’indagato, è un elemento che può far venir meno le esigenze cautelari.

2. Mancata motivazione sulla disparità di trattamento: Non ha spiegato perché la posizione dell’indagato, descritto come un ‘demoltiplicatore’ (ovvero uno spacciatore al dettaglio che consuma anche parte della sostanza), differisse da quella di altri coindagati con ruoli analoghi che avevano ottenuto gli arresti domiciliari. La motivazione deve essere personalizzata e non può ignorare elementi che suggeriscono una minore pericolosità o un ruolo subordinato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce che la libertà personale è un bene primario e la sua limitazione deve essere sempre giustificata da una motivazione rigorosa, attuale e concreta. Anche di fronte a reati gravi, la presunzione di pericolosità non esonera il giudice dal suo dovere di valutare tutti gli elementi a disposizione, inclusi il tempo trascorso dai fatti e la specifica posizione dell’indagato. La decisione rappresenta un importante monito a non applicare in modo meccanico le misure cautelari, garantendo che ogni provvedimento restrittivo sia il risultato di un’attenta ponderazione di tutti i fattori in gioco.

Il semplice passare del tempo può rendere non più necessaria la custodia in carcere?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il tempo trascorso dai fatti contestati deve essere espressamente considerato dal giudice. Un rilevante arco temporale, in assenza di ulteriori condotte sintomatiche di perdurante pericolosità, può essere uno degli ‘elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari’, superando così la presunzione di legge.

Perché la Corte ha annullato l’ordinanza del Tribunale del riesame?
L’ha annullata perché il Tribunale non ha fornito un’adeguata motivazione su due punti cruciali: non ha considerato il tempo trascorso dai reati (commessi tra il 2019 e il 2021) per valutare l’attualità del pericolo e non ha spiegato perché l’indagato dovesse ricevere una misura più grave (carcere) rispetto ad altri coindagati con ruoli simili (arresti domiciliari).

Avere un ruolo secondario in un’associazione criminale incide sulla scelta della misura cautelare?
Sì, incide notevolmente. La Corte ha censurato il fatto che il Tribunale non abbia chiarito perché la posizione dell’indagato, descritto come un mero spacciatore al dettaglio in posizione subordinata, fosse diversa da quella di altri soggetti con ruoli analoghi ma sottoposti a una misura meno afflittiva. La motivazione deve essere personalizzata in base al ruolo concreto svolto dall’indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati