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Misure alternative: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato a due mesi di reclusione avverso il diniego di misure alternative. La Corte ha stabilito che le censure proposte erano mere doglianze di fatto, non consentite in sede di legittimità, e che la decisione del Tribunale di Sorveglianza, basata sull’assenza di una progettualità futura del condannato, era logica e ben motivata.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Alternative: Perché la Cassazione Dichiara Inammissibile un Ricorso Generico

L’accesso alle misure alternative alla detenzione rappresenta un pilastro del sistema penale orientato al recupero e al reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la possibilità di ottenere tali benefici è subordinata a una valutazione rigorosa da parte del Tribunale di Sorveglianza e, in caso di impugnazione, a un corretto approccio processuale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce i confini del ricorso, sottolineando come censure generiche e di fatto non possano trovare accoglimento in sede di legittimità.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso

Il caso in esame riguarda un individuo condannato a una pena di due mesi di reclusione per il reato previsto dall’art. 388 del codice penale. A seguito della condanna definitiva, l’interessato presentava istanza per l’ammissione a misure alternative quali l’affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare. Il Tribunale di Sorveglianza di Messina respingeva tali richieste. Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.

Le Argomentazioni della Difesa

La difesa del ricorrente basava il proprio appello su diversi punti. In primo luogo, sosteneva che il giudice di sorveglianza non avesse adeguatamente considerato il suo ruolo di amministratore di sostegno della madre. In secondo luogo, contestava la valutazione della portata dei suoi precedenti penali. Infine, criticava la conclusione del Tribunale secondo cui un percorso di recupero fosse impossibile a causa della breve durata della pena da scontare, pari a soli due mesi.

Le Motivazioni della Decisione: il perimetro delle Misure Alternative

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni che delineano chiaramente i limiti del sindacato di legittimità in materia di misure alternative. La Suprema Corte ha innanzitutto qualificato le censure della difesa come mere doglianze versate in fatto, ovvero contestazioni che miravano a un riesame del merito della vicenda, attività preclusa alla Corte di Cassazione. Il ricorso, infatti, non presentava una critica specifica e puntuale alla struttura logico-giuridica dell’ordinanza impugnata, ma si limitava a riproporre argomentazioni già valutate dal giudice di sorveglianza.

La Corte ha inoltre validato l’operato del Tribunale, definendo la sua motivazione lineare, esaustiva e del tutto logica. Il giudice a quo, nell’esercizio del suo potere discrezionale, aveva correttamente sottolineato come dagli atti emergesse il mancato avvio, da parte del condannato, di un percorso di elaborazione di una progettualità futura. A questo si aggiungevano i diversi pregiudizi penali e le ulteriori pendenze a suo carico, elementi che, nel loro complesso, giustificavano il rigetto delle istanze. La decisione del Tribunale di Sorveglianza non era quindi né illogica né contraddittoria, ma frutto di una ponderata valutazione di tutti gli elementi a disposizione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio dove ridiscutere i fatti. Per avere successo, l’impugnazione deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi di motivazione manifesti e decisivi, come l’illogicità o la contraddittorietà. Le argomentazioni aspecifiche e reiterative sono destinate all’inammissibilità.

Per chi richiede l’accesso a misure alternative, la lezione è chiara: è cruciale dimostrare al Tribunale di Sorveglianza, con elementi concreti, l’avvio di un percorso di revisione critica e la presenza di una progettualità di vita futura orientata alla legalità. La sola breve durata della pena o la presenza di legami familiari, se non inserite in un quadro complessivo di cambiamento, potrebbero non essere ritenute sufficienti per ottenere i benefici richiesti.

Perché il ricorso per ottenere le misure alternative è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate erano considerate mere doglianze di fatto, non consentite in sede di legittimità. La difesa non ha mosso critiche specifiche alla struttura logica della decisione impugnata, ma ha tentato di ottenere un riesame del merito della valutazione effettuata dal Tribunale di Sorveglianza.

Quali elementi ha considerato il Tribunale di Sorveglianza per negare le misure alternative?
Il Tribunale di Sorveglianza ha basato la sua decisione sul fatto che il condannato non aveva avviato un processo di elaborazione di una progettualità futura. Inoltre, ha tenuto conto dei suoi precedenti penali e di altre pendenze a suo carico, ritenendo che questi elementi, nel complesso, non giustificassero la concessione delle misure.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione discrezionale del giudice di sorveglianza?
Sì, ma solo se si dimostra che la motivazione della sua decisione è manifestamente illogica, contraddittoria o basata su un’errata applicazione della legge. Non è possibile, invece, chiedere alla Corte di Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito semplicemente perché non si è d’accordo con le sue conclusioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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