Misure alternative premature: quando gli elementi positivi non bastano
L’accesso alle misure alternative alla detenzione rappresenta un momento cruciale nel percorso di reinserimento sociale di un condannato. Tuttavia, la presenza di elementi positivi come un lavoro stabile o forti legami familiari è sempre sufficiente a garantirne la concessione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come le richieste di misure alternative premature possano essere legittimamente respinte, sottolineando l’importanza di un’attenta e completa valutazione della personalità del soggetto.
I Fatti del Caso
Il caso esaminato trae origine dal ricorso di un detenuto avverso l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che aveva rigettato la sua istanza per l’applicazione di una misura alternativa. La difesa aveva evidenziato numerosi elementi a favore del proprio assistito: il possesso di un lavoro stabile, l’impegno in attività di volontariato, la presenza di solidi legami familiari e persino il conseguimento di un titolo di studio. Questi fattori, secondo il ricorrente, avrebbero dovuto dimostrare un concreto percorso di ravvedimento.
Tuttavia, il Tribunale di Sorveglianza, pur prendendo in considerazione tali aspetti, li aveva ritenuti recessivi. La decisione si fondava sui precedenti penali del soggetto, su recenti pendenze giudiziarie e, soprattutto, sulla circostanza che il periodo di osservazione della sua personalità fosse ancora in corso e non sufficientemente consolidato per poter esprimere un giudizio prognostico favorevole. Di conseguenza, il detenuto ha presentato ricorso per Cassazione, contestando la motivazione dell’ordinanza.
La Decisione della Corte di Cassazione e le Misure Alternative Premature
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto l’impostazione del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: la discrezionalità del giudice di sorveglianza nel valutare la completezza del percorso rieducativo. Secondo la Corte, non vi è alcuna contraddizione nel riconoscere i progressi di un detenuto e, al contempo, ritenere che la richiesta di misure alternative premature non possa essere accolta.
Il concetto chiave è la ‘ragionevole cautela’. Anche quando emergono elementi positivi, il tribunale può legittimamente considerare necessario un ulteriore periodo di osservazione per verificare l’effettiva attitudine del condannato ad adeguarsi alle prescrizioni che la misura comporterebbe. Non si tratta di una sfiducia aprioristica, ma di un’analisi approfondita che bilancia le speranze di reinserimento con la tutela della collettività.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale di Sorveglianza ‘congrua’ e ‘ragionevole’. I giudici di legittimità hanno ribadito che il processo di valutazione per la concessione di un beneficio penitenziario deve essere completo. Gli elementi favorevoli, come il lavoro o lo studio, sono indubbiamente importanti, ma devono essere ponderati insieme al passato del soggetto e al suo comportamento attuale.
La decisione di ritenere prematura l’istanza si basa sull’applicazione del principio secondo cui il giudice può richiedere lo svolgimento di ulteriori ‘esperimenti premiali’ o un periodo di osservazione più esteso. L’obiettivo è consolidare il giudizio sulla personalità del detenuto, accertando che il cambiamento sia genuino e stabile nel tempo, e non una mera adesione formale finalizzata a ottenere il beneficio. Pertanto, la valutazione del Tribunale non è stata illogica, ma ha seguito un percorso prudenziale pienamente consentito dalla legge.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: il percorso verso le misure alternative non è una checklist da spuntare, ma un processo di trasformazione che richiede tempo per essere verificato. La decisione del Tribunale di Sorveglianza, avallata dalla Cassazione, non è una chiusura, ma un rinvio. Essa implica che, pur riconoscendo i passi avanti compiuti, il sistema giudiziario necessita di ulteriori conferme prima di concedere la fiducia richiesta. Per i condannati e i loro difensori, ciò significa che è fondamentale dimostrare non solo la presenza di elementi positivi, ma anche la loro costanza e stabilità nel tempo, al fine di superare la valutazione di prematurità e convincere il giudice della solidità del proprio percorso di reinserimento.
Avere un lavoro stabile e legami familiari garantisce l’accesso a una misura alternativa alla detenzione?
No. Secondo questa ordinanza, elementi positivi come lavoro e famiglia, pur essendo importanti, non garantiscono automaticamente la concessione di una misura alternativa. Il giudice deve valutarli nel contesto complessivo della personalità del condannato, dei suoi precedenti e del percorso di osservazione in atto.
Perché un’istanza di misura alternativa può essere considerata prematura?
Un’istanza è considerata prematura quando, nonostante i progressi del detenuto, il Tribunale di Sorveglianza ritiene che il periodo di osservazione della sua personalità non sia ancora sufficientemente lungo o completo per verificare la stabilità del cambiamento e l’attitudine a rispettare le prescrizioni.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione perché mancano i presupposti di legge. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 31932 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 31932 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 19/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a PALERMO il 22/04/1989
avverso l’ordinanza del 19/02/2025 del TRIB. SORVEGLIANZA di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
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RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
Esaminato il ricorso proposto dal difensore di COGNOME NOME avverso la ordinanza in epigrafe, con cui in data 19.2.2025 il Tribunale di Sorveglianza di Palermo ha rigettato una istanza di misura alternativa;
Rilevato che il ricorso contrasta la motivazione dell’ordinanza impugnata evidenziando gli elementi favorevoli al condannato (lavoro stabile, attività di volontariato, legami familiari, conseguimento di un titolo di studio), i quali, tuttavia, sono stati presi in considerazione dal Tribunale di Sorveglianza ma ritenuti recessivi in modo congruo, sulla base dei precedenti e delle recenti pendenze nonché della circostanza che l’osservazione della personalità è ancora in corso;
Ritenuto, pertanto, che l’ordinanza, richiamando ragionevolmente la necessaria cautela nell’accesso ai benefici e il carattere prematuro di una misura alternativa, ha fatto corretta applicazione del principio secondo cui, in tema di concessione di misure alternative alla detenzione, il tribunale di sorveglianza, anche quando siano emersi elementi positivi nel comportamento del detenuto, può legittimamente ritenere necessario un ulteriore periodo di osservazione e lo svolgimento di altri esperimenti premiali, al fine di verificare l’attitudine del soggetto ad adeguarsi alle prescrizioni da imporre (Sez. 1, n. 22443 del 17/1/2019, COGNOME, Rv. 276213 01; Sez. 1, n. 27264 del 14/1/2015, Sicari, Rv. 264037 – 01);
Considerato, quindi, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 19.6.2025