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Misure alternative: no se la prognosi è negativa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva le misure alternative alla detenzione per una pena residua breve. La Corte ha stabilito che la valutazione sulla personalità e la prognosi negativa di reinserimento, basata anche su altri procedimenti in corso e su un radicamento in contesti criminali, prevalgono sulla ridotta entità della pena da scontare.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Alternative: La Prognosi sulla Personalità Prevale sulla Pena Residua

La concessione delle misure alternative alla detenzione non è un automatismo legato alla durata della pena residua, ma il risultato di una complessa valutazione sulla personalità del condannato. Con la sentenza n. 45210 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce questo principio, negando il beneficio a un soggetto nonostante dovesse scontare un periodo di detenzione molto breve, a causa di una prognosi sfavorevole basata sul suo passato criminale.

I Fatti del Caso

Un uomo, condannato in via definitiva per reati legati agli stupefacenti, presentava un’istanza al Tribunale di Sorveglianza per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale o, in subordine, la detenzione domiciliare. La sua richiesta si basava sul fatto che la pena ancora da scontare era di soli venticinque giorni. Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, rigettava l’istanza, spingendo il condannato a presentare ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso

La difesa del ricorrente lamentava principalmente tre aspetti:
1. Un errore nel calcolo della pena residua da parte del Tribunale.
2. La mancata considerazione della sua incensuratezza negli ultimi dieci anni.
3. Una valutazione non corretta riguardo a un altro procedimento penale a suo carico, nel quale, a suo dire, non vi era prova del suo coinvolgimento.
Inoltre, la difesa cercava di produrre nuova documentazione direttamente nel giudizio di Cassazione per supportare le proprie tesi.

La Valutazione della Corte sulle Misure Alternative

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, respingendo tutte le argomentazioni della difesa. In primo luogo, ha ricordato che nel giudizio di legittimità non è permessa la produzione di nuovi documenti. In ogni caso, questioni come l’esatta determinazione della pena residua non sono rilevanti ai fini della decisione sulla concessione delle misure alternative.

Il fulcro della decisione, secondo la Corte, risiede nella valutazione attuale della personalità del condannato. L’obiettivo è formulare una prognosi ragionevole sull’esito della misura, verificando se il soggetto abbia intrapreso un percorso di revisione critica del proprio passato. Questa valutazione non si limita al singolo reato per cui si sconta la pena.

L’Importanza della Prognosi Complessiva

Il Tribunale di Sorveglianza aveva correttamente basato la sua decisione su una prognosi negativa. Tale prognosi era fondata su fatti ripetuti nel tempo, indicativi di un “radicamento delle manifestazioni criminali”, anche in contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso. L’adozione di diverse misure cautelari nei confronti del soggetto fino a tempi recenti (2020) era stata considerata un chiaro indicatore di questa tendenza.

le motivazioni
La Suprema Corte ha sottolineato che la valutazione per la concessione delle misure alternative può legittimamente tenere in considerazione non solo i reati per i quali è stata irrogata la pena in esecuzione, ma anche quelli addebitati in altri procedimenti, specialmente se successivi. Questi elementi sono fondamentali per tracciare un quadro attuale e completo della personalità e della pericolosità del soggetto. Le critiche mosse dalla difesa sono state ritenute generiche e assertive, incapaci di scalfire la logicità e la correttezza del percorso motivazionale seguito dal giudice di sorveglianza. Di conseguenza, il rigetto della richiesta di misure alternative è stato considerato legittimo e ben motivato.

le conclusioni
La sentenza riafferma un principio cardine dell’ordinamento penitenziario: i benefici come le misure alternative non sono un diritto automatico, ma una possibilità subordinata a una prognosi favorevole sulla rieducazione del condannato. Una storia criminale significativa e il coinvolgimento in gravi contesti delinquenziali, anche se oggetto di procedimenti ancora in corso, costituiscono elementi validi per formulare un giudizio prognostico negativo. La decisione del Tribunale di Sorveglianza, pertanto, non si basa su un mero calcolo matematico della pena residua, ma su un’analisi approfondita e discrezionale della persona, finalizzata a tutelare la sicurezza della collettività e a garantire che la misura alternativa possa effettivamente raggiungere il suo scopo rieducativo.

Una pena residua molto breve garantisce l’accesso alle misure alternative?
No, la sentenza chiarisce che la breve durata della pena residua non è di per sé decisiva. L’elemento fondamentale è la valutazione sulla personalità del condannato e la prognosi circa il suo futuro comportamento, che deve essere favorevole.

Il giudice può considerare procedimenti penali ancora in corso per negare le misure alternative?
Sì. La Corte afferma che la valutazione può includere anche reati addebitati in altri procedimenti, specialmente se successivi a quello per cui si sconta la pena, in quanto elementi utili a formulare una prognosi attuale sulla pericolosità del soggetto.

Qual è il criterio principale per la concessione delle misure alternative?
Il criterio principale è una valutazione complessiva e attuale sulla personalità del condannato. Il giudice deve poter formulare una ‘ragionevole prognosi sull’utile esperimento della misura’, basata sulla prova che il condannato abbia avviato un percorso di revisione critica del proprio passato criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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