Misure Alternative alla Detenzione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
L’accesso a misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova al servizio sociale o la semilibertà, rappresenta un momento cruciale nel percorso di reinserimento sociale di un condannato. Tuttavia, la loro concessione non è automatica e dipende da una valutazione approfondita da parte del Tribunale di Sorveglianza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso contro un diniego, sottolineando l’importanza della prognosi sulla recidivanza e il ruolo del giudizio di legittimità.
I Fatti del Caso: La Richiesta del Detenuto
Un individuo detenuto presentava istanza al Tribunale di Sorveglianza di Torino per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale e la semilibertà. Queste misure gli avrebbero consentito di scontare la pena al di fuori del carcere, seppur con precise restrizioni e sotto il controllo dei servizi sociali. Il suo obiettivo era quello di iniziare un percorso di recupero nella società.
La Decisione del Tribunale di Sorveglianza: Perché Negare le Misure
Il Tribunale di Sorveglianza, dopo aver esaminato il caso, respingeva le richieste. La motivazione del diniego era chiara e netta: allo stato attuale, non era possibile formulare una “ragionevole prognosi di non recidivanza”.
I giudici basavano questa valutazione negativa su due elementi principali:
1. Condotta irregolare in carcere: il comportamento del detenuto all’interno dell’istituto penitenziario non era stato esemplare.
2. Mancanza di revisione critica: il soggetto non aveva dimostrato di aver compiuto una seria riflessione critica sul proprio passato deviante e sui reati commessi.
Di conseguenza, il Tribunale riteneva necessario che il percorso di osservazione del condannato proseguisse all’interno del carcere (osservazione inframuraria), prima di poter riconsiderare eventuali benefici.
Le Motivazioni della Cassazione sul diniego delle Misure Alternative alla Detenzione
Contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza, il detenuto proponeva ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e vizi di motivazione. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso “manifestamente infondato” e, in ultima analisi, inammissibile.
La Corte ha spiegato che il ricorso non evidenziava reali errori di diritto, ma mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, un’operazione preclusa nel giudizio di legittimità. Il ruolo della Cassazione, infatti, non è quello di riesaminare il merito delle prove, ma di verificare che la decisione impugnata sia sorretta da una motivazione logica, coerente e non palesemente contraddittoria.
Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno ritenuto che il ragionamento del Tribunale di Sorveglianza fosse “adeguato e non manifestamente illogico”. La valutazione negativa sulla prognosi di recidivanza era stata correttamente basata su elementi concreti (la condotta in carcere e la mancata elaborazione critica), giustificando pienamente la necessità di proseguire l’osservazione intramuraria. Tentare di convincere la Cassazione a interpretare diversamente quegli stessi elementi è un’attività inammissibile.
Le Conclusioni
L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta due conseguenze per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: per ottenere misure alternative alla detenzione, non è sufficiente il semplice decorso del tempo, ma è indispensabile dimostrare un effettivo cambiamento interiore e una concreta adesione al percorso rieducativo. La valutazione del Tribunale di Sorveglianza su questi aspetti è centrale e, se motivata in modo logico e coerente, difficilmente può essere messa in discussione davanti alla Corte di Cassazione, che non agisce come un giudice di terzo grado sul merito dei fatti.
Perché il Tribunale di Sorveglianza ha negato le misure alternative alla detenzione?
Perché, sulla base della condotta irregolare tenuta dal condannato in carcere e della mancanza di una seria revisione critica del suo passato, non è stato possibile formulare una prognosi favorevole circa il rischio di non commissione di nuovi reati.
Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché, invece di denunciare vizi di legittimità (errori di diritto o motivazioni illogiche), il ricorrente chiedeva una nuova valutazione dei fatti già esaminati dal giudice precedente, attività che esula dalle competenze della Cassazione.
Quali sono le conseguenze pratiche della decisione della Cassazione per il ricorrente?
Oltre a vedersi confermato il diniego delle misure alternative, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 5425 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 5425 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 16/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il 25/04/1974
avverso l’ordinanza del 14/05/2024 del TRIB. SORVEGLIANZA di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e la ordinanza impugnata.
Rilevato che il ricorso di COGNOME COGNOME sollecita apprezzamenti di merito estranei al giudizio di legittimità e, laddove denuncia violazione di legge e vizi motivazionali, è comunque manifestamente infondato;
Considerato infatti che il Tribunale di sorveglianza di Torino, con motivazione adeguata e non manifestamente illogica, ha respinto le domande di affidamento in prova al servizio sociale e di semilibertà ritenendo di non potere formulare, allo stato, una ragionevole prognosi di non recidivanza nei confronti del condannato a causa della sua condotta irregolare in carcere e per la mancanza di una seria revisione critica del proprio passato deviante, di talché ha evidenziato la necessità di far proseguire la osservazione inframuraria;
Rilevato pertanto che il condannato, rispetto a tale compiuto e logico ragionamento svolto dal Tribunale di sorveglianza, pur lamentando la violazione di legge ed il vizio di motivazione sollecita, in realtà, una differente (ed inammissibile) valutazione degli elementi di merito coerentemente esaminati dal giudice a quo per respingere la sua richiesta di concessione di misure alternative alla detenzione;
Ritenuto, pertanto, che deve essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 16 gennaio 2025.