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Misura interdittiva: quando è legittima in appello?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro una misura interdittiva per bancarotta fraudolenta. La Corte ha confermato che il Tribunale del riesame, in appello, può applicare una misura meno grave di quella richiesta dal PM e può valutare nuove prove, senza necessità di un interrogatorio preventivo.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Interdittiva in Appello: La Cassazione Chiarisce i Poteri del Giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre importanti chiarimenti sui poteri del Tribunale del Riesame in sede di appello cautelare. La decisione si concentra sulla legittimità dell’applicazione di una misura interdittiva in sostituzione di una più grave misura coercitiva richiesta dal Pubblico Ministero, affrontando questioni procedurali di grande rilevanza pratica.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, indagato per reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, si vedeva rigettare dal Giudice per le Indagini Preliminari la richiesta di custodia in carcere avanzata dal Pubblico Ministero. Il GIP, pur riconoscendo la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, riteneva insussistente il pericolo di reiterazione del reato.

Il Pubblico Ministero proponeva appello avverso tale decisione. Il Tribunale del Riesame, in accoglimento dell’appello, ravvisava il pericolo di recidivanza e applicava all’indagato la misura interdittiva del divieto temporaneo (per dodici mesi) di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche e imprese. Contro questa ordinanza, la difesa dell’imprenditore presentava ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa articolava il ricorso su sei motivi principali:

1. Incostituzionalità: Si lamentava la presunta incostituzionalità dell’art. 290 c.p.p., che non prevede l’interrogatorio preventivo dell’indagato, a differenza di altre misure.
2. Ultra Petitum: Si sosteneva che il Tribunale avesse agito ultra petitum, ovvero oltre le richieste, applicando una misura interdittiva a fronte di una richiesta di misura coercitiva.
3. Utilizzo di Nuove Prove: Si contestava che la decisione si basasse su atti di indagine successivi e quindi non ammissibili nel giudizio di riesame.
4. Omessa Valutazione: Si denunciava la mancata considerazione di elementi probatori forniti dalla difesa.
5. Vizio di Motivazione: Si criticava la valutazione sul pericolo di reiterazione, ritenuta illogica dato che il fallimento risaliva a molti anni prima.
6. Violazione del Diritto al Lavoro: Si eccepiva la compromissione del diritto al lavoro dell’indagato.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Misura Interdittiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi. Le motivazioni della Corte forniscono principi procedurali chiari.

Anzitutto, la questione di legittimità costituzionale è stata ritenuta irrilevante. La Corte ha specificato che, quando la misura viene applicata dal Tribunale del Riesame nel contraddittorio delle parti, il diritto di difesa è pienamente garantito dalla possibilità per l’indagato di comparire e chiedere di essere interrogato. L’interrogatorio preventivo non è, quindi, necessario.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice, a fronte di una richiesta cautelare, ha il potere di graduare la misura, applicandone anche una meno afflittiva di quella richiesta. Questo potere si estende pienamente al Tribunale del Riesame in sede di appello, che non è vincolato a decidere solo tra l’accoglimento o il rigetto della richiesta originaria.

Sul tema delle nuove prove (nova), la Cassazione ha chiarito che nel giudizio di appello cautelare è ammessa la produzione di nuovi elementi, sia da parte del PM che della difesa, purché sia garantito il contraddittorio. L’ambito di valutazione del Tribunale è esteso all’integrale verifica di tutti i presupposti per l’applicazione della misura.

Infine, la Corte ha giudicato generici e infondati gli altri motivi. Ha evidenziato come il ricorrente non si fosse confrontato adeguatamente con l’articolata motivazione del Tribunale, che aveva giustificato il pericolo di reiterazione sulla base della gravità delle condotte, del loro protrarsi nel tempo e della continuità dell’attività d’impresa, seppur tramite prestanome. La violazione del diritto al lavoro è stata considerata irrilevante, in quanto deve essere bilanciata con le superiori esigenze di tutela della collettività.

Le Conclusioni

La sentenza consolida importanti principi in materia di appello cautelare. Conferma l’ampia discrezionalità del Tribunale del Riesame, che può applicare una misura interdittiva o altra misura meno grave rispetto a quella richiesta dall’accusa, senza violare il principio ultra petitum. Inoltre, sancisce la piena legittimità dell’utilizzo di nuove prove nel giudizio di appello, a patto che sia rispettato il contraddittorio. Questa decisione rafforza il ruolo del Tribunale del Riesame come giudice a cognizione piena delle condizioni e dei presupposti per l’applicazione di qualsiasi misura cautelare.

È necessario l’interrogatorio preventivo dell’indagato prima di applicare una misura interdittiva in sede di appello cautelare?
No. Secondo la Corte, quando la misura è decisa dal Tribunale del Riesame in un procedimento in contraddittorio, il diritto di difesa è assicurato dalla possibilità per l’indagato di comparire e chiedere di essere interrogato. L’interrogatorio preventivo non è un requisito necessario in questa fase.

Il Tribunale del Riesame può applicare una misura cautelare diversa e meno grave di quella richiesta dal Pubblico Ministero?
Sì. La Corte ha confermato il principio consolidato secondo cui il giudice può graduare la misura in relazione al caso specifico, applicandone una meno afflittiva di quella richiesta. Questo potere si estende anche al Tribunale del Riesame in sede di appello.

È possibile presentare nuove prove (i cosiddetti ‘nova’) durante il giudizio di appello cautelare?
Sì. La sentenza chiarisce che la produzione di nuovi elementi probatori, sia da parte del Pubblico Ministero che della difesa, è consentita nel giudizio di appello cautelare. La cognizione del Tribunale del Riesame si estende all’integrale verifica di tutti i presupposti della misura, inclusi gli elementi sopravvenuti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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