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Misura interdittiva e attualità del pericolo di reato

La Corte di Cassazione ha annullato una misura interdittiva di sospensione da un pubblico ufficio nei confronti di un funzionario accusato di gravi reati, tra cui corruzione e concussione. La decisione si fonda sul principio della necessaria ‘attualità’ del pericolo di reiterazione del reato. Poiché il funzionario era stato trasferito a un ruolo e a un ambito territoriale diversi, dove non aveva più la possibilità di commettere reati analoghi, la Corte ha ritenuto che mancassero i presupposti concreti per mantenere la misura cautelare, annullando l’ordinanza del tribunale.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura interdittiva: quando il pericolo di reato non è più attuale?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 6085/2025) ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure cautelari: una misura interdittiva, come la sospensione da un pubblico ufficio, non può essere applicata se il pericolo di reiterazione del reato non è concreto e attuale. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere come la valutazione delle esigenze cautelari debba basarsi sulla situazione di fatto esistente al momento della decisione.

I fatti del caso

Un funzionario pubblico, direttore di un ispettorato territoriale del lavoro, era stato sottoposto a indagini per una serie di reati gravi contro la Pubblica Amministrazione, tra cui corruzione, concussione e rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo l’accusa, per un lungo periodo, l’uomo avrebbe abusato della sua posizione per ottenere utilità personali, indirizzando controlli ispettivi verso determinate aziende in base a frequentazioni personali.

Inizialmente, gli era stata applicata una misura interdittiva di sospensione dall’ufficio. Successivamente, su appello del Pubblico Ministero, un’ordinanza del Tribunale aveva ripristinato tale misura. Contro quest’ultima decisione, il funzionario ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che le esigenze cautelari fossero venute meno.

Il ricorso e le ragioni della difesa

La difesa del ricorrente ha basato il proprio ricorso su un elemento di fatto decisivo: dopo la revoca della prima misura, il funzionario non ricopriva più alcun ruolo all’interno dell’Ispettorato del lavoro. Era stato infatti nominato responsabile di un’unità operativa presso un parco archeologico, un ambito territoriale e funzionale completamente diverso.

Secondo il ricorrente, il Tribunale aveva erroneamente ritenuto irrilevante questo cambiamento, fondando il pericolo di recidiva unicamente sulla generica posizione apicale ricoperta nella Pubblica Amministrazione e sulla personalità negativa dell’indagato. La difesa ha sottolineato che la capacità di commettere i reati contestati era strettamente legata alla specifica natura e tipologia dell’ufficio di direttore dell’Ispettorato, un potere che nel nuovo ruolo non sussisteva più.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla misura interdittiva

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata. La motivazione della Suprema Corte è di estrema chiarezza e si fonda sul requisito dell’attualità del pericolo di reiterazione del reato, come previsto dall’art. 274, lett. c), del codice di procedura penale.

I giudici hanno stabilito che, specialmente nei reati contro la Pubblica Amministrazione, la valutazione del rischio di recidiva deve basarsi su dati concreti e oggettivi presenti al momento dell’applicazione della misura. Nel caso di specie, il Tribunale, pur evidenziando la gravità delle condotte e la personalità dell’indagato, non aveva indicato elementi concreti che dimostrassero un pericolo attuale.

L’elemento oggettivo dirimente era proprio il fatto che il funzionario fosse stato rimosso dalla funzione che gli aveva permesso di commettere i presunti illeciti e trasferito in un altro ambito, con un ruolo diverso. Questa circostanza, secondo la Cassazione, eliminava i margini per una reiterazione dei reati contestati. Di conseguenza, la misura interdittiva non era più giustificata, poiché il pericolo non era più attuale e concreto, ma solo ipotetico e astratto.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un importante principio di garanzia: le misure cautelari non possono essere una sanzione anticipata basata sulla gravità dei fatti passati o sulla personalità dell’individuo. Devono rispondere a un’esigenza concreta e presente di prevenzione. Il cambiamento delle condizioni di vita e lavorative di una persona, come un trasferimento che impedisce materialmente di commettere reati analoghi a quelli contestati, è un fattore che il giudice deve attentamente considerare. In assenza di un pericolo attuale, la compressione della libertà personale o professionale diventa illegittima.

Quando è legittima una misura interdittiva come la sospensione da un pubblico ufficio?
Secondo la Corte di Cassazione, una misura interdittiva è legittima solo quando esiste un pericolo concreto e attuale che la persona commetta altri gravi reati. Non è sufficiente basarsi sulla sola gravità delle accuse passate.

Il trasferimento di un funzionario a un ruolo diverso influisce sulla valutazione del pericolo di recidiva?
Sì, in modo decisivo. La Corte ha stabilito che la rimozione dalla funzione che ha determinato la commissione dei reati e il trasferimento a un ambito territoriale e funzionale diverso, dove non ci sono margini per la reiterazione, fa venir meno il presupposto del pericolo attuale.

La personalità dell’indagato e la gravità dei reati sono sufficienti a giustificare una misura interdittiva?
No. Sebbene siano elementi importanti, la Corte chiarisce che non sono sufficienti da soli. Il giudice deve indicare elementi concreti e oggettivi che dimostrino l’esistenza di un pericolo attuale di recidiva, tenendo conto della situazione di fatto al momento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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