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Misura di prevenzione: ricorso generico inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto contro una misura di prevenzione di sorveglianza speciale. La Corte ha ritenuto il motivo di ricorso generico e indeterminato, confermando la logicità della valutazione di pericolosità sociale basata su una lunga appartenenza a un’associazione mafiosa. Anche la richiesta di riduzione della durata della misura è stata considerata inammissibile per la sua formulazione generica.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura di Prevenzione: Quando un Ricorso è Troppo Generico per Essere Accolto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i requisiti di specificità necessari per impugnare un provvedimento che applica una misura di prevenzione. Il caso analizzato riguarda un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di cinque anni, a causa della sua ritenuta pericolosità sociale derivante da legami con un’associazione di stampo mafioso. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti indicazioni sui limiti della critica alla motivazione del giudice e sulla formulazione delle istanze difensive.

I Fatti del Caso

Il ricorrente si era opposto al decreto della Corte di Appello di Palermo, che aveva confermato la decisione di primo grado. Questa decisione imponeva una misura di prevenzione personale, ovvero la sorveglianza speciale per cinque anni, con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza e il versamento di una cauzione di cinquemila euro.

Nel suo ricorso alla Corte di Cassazione, il soggetto lamentava principalmente due aspetti: la carenza e la manifesta illogicità della motivazione con cui i giudici avevano valutato la sua attuale pericolosità sociale, e la mancata risposta alla sua richiesta di ridurre la durata della misura applicata. La difesa sosteneva che la decisione si basasse su elementi insufficienti per giustificare un provvedimento così afflittivo.

La Decisione della Corte e la Misura di Prevenzione

La Suprema Corte ha respinto completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo i giudici, il motivo di ricorso era formulato in modo eccessivamente generico e indeterminato. Non contestava in modo puntuale gli elementi fattuali e giuridici posti a fondamento della decisione impugnata, ma si limitava a una critica generale senza individuare specifiche falle logiche o giuridiche nel ragionamento della Corte d’Appello.

La Valutazione della Pericolosità Sociale

La Cassazione ha sottolineato che la motivazione della Corte territoriale appariva, al contrario, logica e completa. La valutazione della pericolosità si basava su considerazioni puntuali relative a un’appartenenza al sodalizio mafioso protrattasi per un lungo periodo. La difesa aveva tentato di minimizzare la condotta, sostenendo che la condanna per associazione mafiosa fosse intervenuta solo di recente. Tuttavia, la Corte ha precisato che la nozione di “appartenenza” non richiede necessariamente la prova di una condotta partecipativa attiva e continuativa. Essa può essere desunta anche da altri fatti, come la commissione di reati aggravati dal metodo mafioso, che dimostrano la persistenza del legame con l’organizzazione criminale.

La Richiesta di Riduzione della Misura di Prevenzione

Anche la censura relativa alla mancata risposta sulla richiesta di riduzione della durata della misura di prevenzione è stata rigettata. La Corte ha spiegato che il silenzio del giudice su una specifica richiesta può essere giustificato se la richiesta stessa era, in origine, inammissibile. Nel caso di specie, già nell’atto di appello la richiesta di riduzione della durata era stata formulata in modo generico e privo di una sostanziale motivazione a supporto. Di conseguenza, i giudici non erano tenuti a fornire una risposta esplicita.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda sul principio fondamentale secondo cui un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere motivi specifici e non limitarsi a una critica generica del provvedimento impugnato. Non è sufficiente denunciare una presunta “illogicità” della motivazione, ma è necessario indicare con precisione quali elementi fattuali o passaggi logici del ragionamento del giudice siano errati o contraddittori.

In questo caso, il ricorso non ha superato tale soglia di specificità. La Corte ha ritenuto che la difesa si fosse limitata a contrapporre la propria valutazione a quella, ben argomentata, dei giudici di merito, senza però far emergere vizi concreti nel provvedimento. La motivazione della Corte d’Appello, fondata sulla lunga durata dell’appartenenza a un sodalizio mafioso e su altri reati satellite, è stata considerata sufficiente e coerente per giustificare sia l’applicazione della misura sia la sua durata quinquennale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per la pratica legale: l’importanza della specificità e della concretezza nella redazione degli atti di impugnazione. Qualsiasi ricorso, specialmente in una materia delicata come quella delle misure di prevenzione, deve essere supportato da argomentazioni puntuali che attacchino specifici punti della decisione contestata. Le critiche generiche o la semplice riproposizione di argomenti già vagliati non sono sufficienti per ottenere un esame nel merito da parte della Corte di Cassazione. La decisione evidenzia inoltre come l’onere della motivazione per la difesa sia fondamentale sin dai primi gradi di giudizio: una richiesta formulata in modo generico in appello non può essere sanata o rivalutata in sede di legittimità.

Perché un ricorso contro una misura di prevenzione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi sono formulati in modo generico e indeterminato, cioè se non indicano in modo puntuale gli elementi giuridico-fattuali alla base della censura e si limitano a una critica generale della motivazione del giudice, senza evidenziare vizi specifici.

Cosa si intende per ‘appartenenza’ a un’associazione mafiosa ai fini di una misura di prevenzione?
Secondo la Corte, la nozione di ‘appartenenza’ a un sodalizio mafioso non implica necessariamente la dimostrazione di una condotta partecipativa attiva. Può essere motivata facendo riferimento ad altri fatti, come la commissione di reati con l’aggravante mafiosa, che dimostrano la persistenza del legame con l’associazione criminale.

Se il giudice non risponde a una richiesta specifica, il provvedimento è sempre illegittimo?
No. Secondo la sentenza, la mancata risposta a una richiesta può essere giustificata se la richiesta stessa era originariamente inammissibile. Se un’istanza, come quella di ridurre la durata di una misura, è formulata in modo generico e senza sostanziale motivazione già nel primo atto di appello, il giudice non è tenuto a fornire una risposta esplicita su di essa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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