LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Misura cautelare ultrasettantenne: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un uomo di oltre settant’anni contro la custodia cautelare in carcere per spaccio di droga. La sentenza stabilisce che la misura cautelare ultrasettantenne è legittima in presenza di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, come i forti legami con la criminalità organizzata e un’attività illecita strutturata, che rendono inefficaci misure meno afflittive come gli arresti domiciliari.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Cautelare Ultrasettantenne: Quando il Carcere è Legittimo?

La legge italiana prevede un limite di età, fissato a settant’anni, oltre il quale la custodia cautelare in carcere è generalmente vietata. Tuttavia, esistono delle eccezioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio un caso di misura cautelare ultrasettantenne, chiarendo i presupposti che possono giustificare la detenzione in carcere anche per soggetti di età avanzata. Il caso riguardava un uomo di 72 anni, accusato di un’articolata attività di spaccio di sostanze stupefacenti e con legami con la criminalità organizzata.

I Fatti del Caso

L’indagato, un uomo di 72 anni, era stato sottoposto alla custodia cautelare in carcere per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti. La difesa aveva presentato ricorso, prima al Tribunale del Riesame e poi in Cassazione, sostenendo l’illegittimità della misura. Il punto centrale del ricorso era la violazione dell’articolo 275, comma 4, del codice di procedura penale, che vieta la detenzione in carcere per gli ultrasettantenni, salvo la sussistenza di ‘esigenze cautelari di eccezionale rilevanza’. Secondo la difesa, i giudici di merito non avevano adeguatamente motivato tale eccezionalità, basandosi unicamente sui precedenti penali dell’uomo, peraltro risalenti nel tempo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la legittimità dell’ordinanza del Tribunale del Riesame. I giudici hanno ritenuto che la motivazione del provvedimento impugnato fosse logica, coerente e giuridicamente corretta. La Corte ha stabilito che, nel caso specifico, le esigenze cautelari erano effettivamente di ‘eccezionale rilevanza’, tali da giustificare la deroga al divieto di detenzione per l’età avanzata dell’indagato.

Le Motivazioni della Sentenza sulla Misura Cautelare Ultrasettantenne

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su una serie di elementi concreti che delineavano un quadro di elevata pericolosità sociale.

In primo luogo, l’attività di spaccio non era occasionale, ma strutturata e continuativa, gestita attraverso molteplici canali di approvvigionamento e con l’aiuto di vari collaboratori. Questo dimostrava una spiccata capacità criminale e una profonda dedizione all’attività illecita.

In secondo luogo, è stato valorizzato il contesto di criminalità organizzata in cui l’indagato era pienamente inserito. Nonostante una precedente lunga detenzione, egli aveva mantenuto e coltivato rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, dimostrando una totale refrattarietà al rispetto delle regole e l’assenza di qualsiasi effetto dissuasivo della pena.

Infine, un elemento decisivo è stato il coinvolgimento dell’ambiente familiare nelle attività illecite. La connivenza e la partecipazione attiva dei familiari, come la moglie, rendevano del tutto inadeguata qualsiasi misura meno afflittiva, inclusi gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L’ambiente domestico, anziché fungere da freno, era considerato un supporto logistico per la prosecuzione del reato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’età anagrafica, pur essendo un elemento tutelato dalla legge, non costituisce uno scudo assoluto contro la detenzione in carcere. Quando la personalità dell’indagato e le modalità del reato rivelano un pericolo concreto e attuale per la collettività, di gravità eccezionale, il giudice può derogare al divieto. La decisione sottolinea l’importanza di una valutazione globale e non frammentaria, che tenga conto non solo dei precedenti penali, ma anche della persistenza dei legami criminali, della struttura dell’attività illecita e del contesto sociale e familiare in cui l’indagato opera.

In quali casi una persona con più di settanta anni può essere sottoposta a custodia cautelare in carcere?
Quando sussistono esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, come un altissimo e concreto rischio di reiterazione del reato, che rendono inadeguata ogni altra misura meno afflittiva.

La presenza di precedenti penali è sufficiente a giustificare il carcere per un ultrasettantenne?
No. La decisione deve basarsi su una valutazione complessiva che dimostri la persistente e attuale pericolosità del soggetto, come l’inserimento in contesti di criminalità organizzata e lo svolgimento di un’attività criminale strutturata e continuativa.

Il coinvolgimento della famiglia dell’indagato nelle attività illecite può influire sulla scelta della misura cautelare?
Sì. Secondo la Corte, la connivenza dei familiari, pienamente partecipi alle attività illegali, è un fattore che contribuisce a rendere inadeguata la misura degli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico, poiché l’ambiente domestico non offrirebbe alcuna garanzia di contenimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati