LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Misura cautelare: quando la motivazione è assente?

Un’ordinanza che disponeva una misura cautelare in carcere per spaccio di stupefacenti è stata annullata dalla Corte di Cassazione. Sebbene i gravi indizi di colpevolezza fossero stati correttamente valutati, il Tribunale del Riesame ha omesso di motivare la prognosi di una pena superiore a tre anni, requisito indispensabile per giustificare la detenzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura cautelare in carcere: la motivazione è essenziale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 21534/2025) ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto processuale penale: l’applicazione della misura cautelare più afflittiva, la custodia in carcere, richiede una motivazione specifica e puntuale non solo sui gravi indizi di colpevolezza, ma anche sulla previsione della pena futura. Vediamo insieme il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo arrestato in una nota piazza di spaccio. Al momento del controllo, l’uomo, che aveva tentato la fuga, è stato trovato in possesso di oltre 63 grammi di hashish e 470 euro in contanti. Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva respinto la richiesta di custodia in carcere. Tuttavia, a seguito dell’appello del Pubblico Ministero, il Tribunale del Riesame di Torino ha riformato la decisione, disponendo la detenzione.

Contro questa ordinanza, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. L’insussistenza di gravi indizi di colpevolezza, dato che non vi erano state cessioni dirette o ritrovamento di materiale per il confezionamento.
2. La violazione dell’art. 275 del codice di procedura penale, per mancanza di motivazione sulla proporzionalità della misura e sulla previsione di una pena superiore a tre anni.

La Valutazione dei Gravi Indizi per la Misura Cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il primo motivo di ricorso. Ha chiarito che, in sede di legittimità, non si può effettuare una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta ai giudici di merito. Il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione logica e coerente per la sussistenza dei gravi indizi, basandosi su una serie di elementi:

* La fuga dell’indagato da un’area nota per lo spaccio.
* Il possesso di una quantità non trascurabile di stupefacente e di una somma di denaro significativa.
* La palese falsità delle dichiarazioni rese dall’uomo sulla sua attività lavorativa e sulla provenienza del denaro.
* L’assenza di una fissa dimora e di un’attività lavorativa stabile.

Questi elementi, nel loro complesso, sono stati ritenuti sufficienti a fondare un giudizio di qualificata probabilità di colpevolezza, necessario per l’applicazione di una misura cautelare.

Il Principio Decisivo: la Prognosi sulla Pena Futura

Il cuore della sentenza risiede nell’accoglimento del secondo motivo di ricorso. La Suprema Corte ha rilevato una grave lacuna motivazionale nell’ordinanza del Tribunale del Riesame. Per applicare la custodia cautelare in carcere, la legge (art. 275, comma 2-bis, c.p.p.) richiede che il giudice preveda che, in caso di condanna, possa essere inflitta una pena detentiva superiore ai tre anni.

Nel caso di specie, il Tribunale si era limitato a menzionare i precedenti arresti dell’indagato e la falsa elezione di domicilio, senza però esplicitare perché questi elementi conducessero a una prognosi di pena così elevata. Questa omissione costituisce un vizio di motivazione che inficia la validità della scelta della misura.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente alla scelta della misura cautelare, rinviando il caso al Tribunale di Torino per un nuovo giudizio sul punto. Il principio espresso è chiaro: il giudice del riesame non può limitarsi a constatare la presenza di gravi indizi e di esigenze cautelari. Deve anche effettuare e, soprattutto, esplicitare nel provvedimento, una valutazione prognostica sulla pena che verrà verosimilmente irrogata. Questa valutazione deve essere concreta e basata su tutti gli elementi del caso, per garantire che la misura applicata sia proporzionata non solo alla gravità del fatto, ma anche alla futura sanzione.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza del dovere di motivazione come garanzia fondamentale per la libertà personale. La scelta di applicare la custodia in carcere, la più severa delle misure cautelari, non può essere automatica, ma deve derivare da un percorso logico-giuridico completo e trasparente. Il giudice deve dare conto di aver ponderato tutti i criteri di legge, inclusa la previsione della pena, dimostrando che la privazione della libertà prima di una condanna definitiva è una scelta non solo necessaria, ma anche proporzionata.

Quali elementi possono costituire ‘gravi indizi di colpevolezza’ per una misura cautelare in caso di spaccio?
Secondo la sentenza, elementi come essere sorpresi a fuggire da un luogo noto per lo spaccio, il possesso di una quantità significativa di stupefacenti e denaro contante, le dichiarazioni palesemente false e l’assenza di un lavoro stabile possono, nel loro insieme, costituire gravi indizi di colpevolezza sufficienti per una misura cautelare.

Per applicare la custodia in carcere è sufficiente dimostrare i gravi indizi di colpevolezza?
No. Oltre ai gravi indizi e alle esigenze cautelari, il giudice deve esplicitamente motivare la sua previsione che, in caso di condanna, all’imputato verrà inflitta una pena detentiva superiore a tre anni. In assenza di questa motivazione, la scelta della custodia in carcere è illegittima.

Cosa succede se il Tribunale del Riesame non motiva adeguatamente la scelta della misura cautelare?
Se il Tribunale del Riesame omette di motivare uno dei presupposti richiesti dalla legge, come la prognosi di pena superiore a tre anni per la custodia in carcere, il suo provvedimento può essere annullato dalla Corte di Cassazione. Il caso viene quindi rinviato allo stesso Tribunale per una nuova valutazione che tenga conto dei principi affermati dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati