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Misura cautelare: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata contro l’applicazione di una misura cautelare (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) per un reato tributario di indebita compensazione. Il ricorso è stato respinto per aspecificità, in quanto la difesa non ha fornito gli elementi necessari per valutare la presunta modifica dei fatti da parte del Tribunale del Riesame, né ha dimostrato la decisività delle prove ritenute inutilizzabili secondo il criterio della ‘prova di resistenza’. La Corte ha inoltre confermato la corretta valutazione del pericolo di recidivanza.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Cautelare: i Requisiti di Specificità del Ricorso per Cassazione

La corretta formulazione di un ricorso per Cassazione è cruciale, specialmente quando si contesta una misura cautelare che incide sulla libertà personale. Una recente sentenza della Suprema Corte (Sentenza n. 30094/2024) ci offre un’analisi dettagliata dei requisiti di ammissibilità, sottolineando l’importanza della specificità dei motivi e del principio della ‘prova di resistenza’. Questo caso, relativo a reati tributari, dimostra come la genericità delle censure e l’incapacità di dimostrare la decisività di presunte illegittimità procedurali possano portare a una declaratoria di inammissibilità.

Il Caso: Dall’Appello alla Misura Cautelare

Il Tribunale, in parziale accoglimento di un appello del Pubblico Ministero, applicava a un’imputata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. L’accusa, inizialmente più ampia, veniva riqualificata nel reato di indebita compensazione di crediti inesistenti, previsto dall’art. 10-quater del D.Lgs. 74/2000.

L’imputata, ritenendo l’ordinanza illegittima, proponeva ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su quattro distinti motivi che spaziavano dalla violazione delle regole sulla domanda cautelare all’insussistenza delle esigenze cautelari.

I Motivi del Ricorso: Una Strategia Difensiva a Quattro Punte

La difesa articolava il proprio ricorso lamentando:
1. Violazione del principio della domanda cautelare: Sosteneva che il Tribunale del Riesame non si fosse limitato a una mera riqualificazione giuridica, ma avesse introdotto un nuovo elemento di fatto (la finalità di agevolare reati tributari) che il PM stesso aveva escluso.
2. Inutilizzabilità delle prove: Eccepiva l’inutilizzabilità di documenti acquisiti tramite un sequestro divenuto inefficace per mancata convalida, affermando che il PM ne avesse illegittimamente trattenuto copia.
3. Insussistenza dei gravi indizi: Contestava la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza riguardo al suo ruolo concorsuale nell’operazione illecita, evidenziando come la richiesta cautelare originaria escludesse la sua partecipazione alla creazione dei crediti fittizi.
4. Vizio di motivazione sulle esigenze cautelari: Criticava la valutazione del Tribunale sul pericolo di recidivanza, ritenendola illogica e carente per non aver considerato la distanza temporale dai fatti e la cessazione della sua attività lavorativa presso la società coinvolta.

La Decisione della Cassazione sulla Misura Cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutti i motivi proposti e fornendo importanti chiarimenti procedurali.

Inammissibilità per Aspecificità del Ricorso

I primi e i terzi motivi sono stati giudicati inammissibili per mancanza di specificità. La Corte ha ribadito che il giudice può modificare la qualificazione giuridica del fatto, purché l’accadimento materiale resti immutato. Tuttavia, l’imputata non aveva allegato al ricorso la domanda cautelare originaria del PM. Questa omissione ha impedito alla Corte di verificare se il Tribunale avesse effettivamente alterato i fatti contestati, rendendo il motivo generico e non scrutinabile.

La Prova di Resistenza e l’Inutilizzabilità degli Atti

Anche il secondo motivo è stato dichiarato inammissibile per aspecificità. La Corte ha applicato il consolidato principio della ‘prova di resistenza’. Secondo tale principio, quando si lamenta l’inutilizzabilità di una prova, non è sufficiente denunciarne l’illegittimità: è necessario dimostrare che l’eliminazione di quella prova avrebbe un’influenza decisiva sull’intera motivazione. Nel caso di specie, la difesa non ha argomentato perché le restanti prove (informative della GdF, dati delle banche dati) non sarebbero state sufficienti, da sole, a fondare la decisione sulla misura cautelare.

La Valutazione del Pericolo di Recidivanza

Infine, il quarto motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha giudicato la motivazione del Tribunale adeguata e logica. Il pericolo di recidivanza non era stato desunto solo dalla gravità del reato, ma da elementi concreti: la sistematicità e ripetitività delle condotte, l’uso di società cartiere e il ruolo propulsore dell’imputata. La Corte ha precisato che l’attualità del pericolo non significa ‘imminenza’, ma una prognosi di probabile ricaduta nel reato basata su elementi concreti, prognosi che il Tribunale aveva correttamente effettuato.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda su principi procedurali cardine. L’inammissibilità per aspecificità deriva dal dovere del ricorrente di fornire alla Corte tutti gli elementi necessari per decidere, senza che questa debba compiere ricerche autonome. La mancata allegazione di atti processuali chiave, come la richiesta cautelare, rende il motivo di ricorso incompleto e, quindi, irricevibile.

Sul fronte probatorio, la Corte ribadisce che l’illegittimità di una prova non ne comporta l’automatica irrilevanza. L’impatto di tale illegittimità deve essere ‘testato’ attraverso la prova di resistenza: se la decisione regge anche senza la prova viziata, il motivo di ricorso è infondato.

Infine, la valutazione delle esigenze cautelari è un giudizio prognostico che deve basarsi non su astratte congetture, ma su elementi concreti che delineano una personalità incline al crimine e un rischio attuale di reiterazione. La Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse compiuto questa valutazione in modo congruo e non illogico, rendendo la censura dell’imputata un tentativo non consentito di riesame del merito.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito sull’importanza della tecnica redazionale del ricorso per Cassazione. Per contestare efficacemente una misura cautelare, non basta enunciare principi di diritto, ma è fondamentale:
1. Essere specifici: Fornire tutti gli atti e gli elementi necessari a suffragare le proprie tesi, senza dare per scontato che la Corte li reperisca autonomamente.
2. Argomentare la decisività: Quando si eccepisce l’inutilizzabilità di una prova, dimostrare in modo concreto come la sua eliminazione minerebbe l’intero impianto accusatorio.
3. Rispettare i limiti del giudizio di legittimità: Evitare censure che si traducano in una richiesta di nuova valutazione dei fatti, concentrandosi invece sui vizi di violazione di legge o di manifesta illogicità della motivazione.

Può il Tribunale del Riesame modificare la qualificazione giuridica del reato data dal PM in una richiesta di misura cautelare?
Sì, il giudice (sia in sede di applicazione che di riesame) può attribuire al fatto una qualificazione giuridica diversa da quella proposta dal Pubblico Ministero, a condizione che l’accadimento materiale descritto rimanga invariato.

Quando un motivo di ricorso sull’inutilizzabilità di una prova è considerato inammissibile?
È considerato inammissibile per aspecificità quando il ricorrente non illustra l’incidenza decisiva dell’eliminazione di tale prova ai fini della cosiddetta ‘prova di resistenza’. In altre parole, deve dimostrare che, senza quella prova, le residue risultanze non sarebbero sufficienti a giustificare la decisione.

Come si valuta l’attualità del pericolo di recidivanza per applicare una misura cautelare?
L’attualità non va intesa come imminenza di commissione di un nuovo reato, ma come una prognosi fondata su elementi concreti (modalità del reato, personalità dell’indagato, contesto) che inducano a ritenere probabile una futura ricaduta nel delitto. La valutazione deve essere ancorata al momento in cui la misura viene adottata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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