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Misura cautelare: quando il ricorso è inammissibile

Due fratelli ricorrono in Cassazione contro l’ordinanza che dispone la loro custodia in carcere per tentato omicidio. Sostengono la legittima difesa e l’inadeguatezza della misura cautelare. La Corte Suprema rigetta il ricorso, confermando la decisione del Tribunale del Riesame. Viene sottolineato che la gravità del fatto e la pericolosità dimostrata possono giustificare la massima misura cautelare anche per l’indagato incensurato, e che il giudizio di Cassazione non può rivalutare le prove, ma solo la logicità della motivazione del giudice di merito.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Cautelare: la Gravità del Fatto Prevale sull’Assenza di Precedenti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui presupposti per l’applicazione della misura cautelare in carcere, specialmente quando si valuta la posizione di più indagati con profili diversi, come nel caso di un soggetto incensurato. La decisione analizza un caso di tentato omicidio, stabilendo che la gravità del reato e la spregiudicatezza dell’azione possono giustificare la custodia in carcere anche per chi non ha precedenti penali, limitando al contempo le possibilità di contestazione in sede di legittimità.

I Fatti: La Dinamica dell’Aggressione e le Indagini

La vicenda trae origine da un grave fatto di sangue avvenuto una notte d’agosto fuori da un locale pubblico. Un uomo veniva raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco al torace e all’addome, finendo in ospedale in prognosi riservata. Le indagini, pur scontrandosi con l’atteggiamento omertoso dei testimoni, si sono indirizzate rapidamente verso due fratelli.

Grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, gli investigatori hanno potuto ricostruire l’intera sequenza: l’arrivo dei due fratelli a bordo di un’auto, il loro ingresso nel locale, la vittima che viene spinta violentemente all’esterno fino a cadere a terra e, infine, uno dei due fratelli che estende il braccio e spara, per poi allontanarsi rapidamente con il complice. Sulla base di questi elementi, il Tribunale del Riesame confermava l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per entrambi, con l’accusa di tentato omicidio.

I Motivi del Ricorso: Difesa, Premeditazione e Proporzionalità della Misura Cautelare

La difesa dei due fratelli ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata valutazione delle prove: Si sosteneva la tesi della legittima difesa, affermando che gli indagati avrebbero reagito a un’aggressione da parte della presunta vittima. Veniva inoltre contestato che uno dei due fratelli avesse sparato, a causa di una grave ferita alla mano che gli avrebbe impedito di impugnare un’arma.
2. Mancanza di premeditazione: La difesa ha cercato di smontare l’aggravante della premeditazione, sostenendo che il parcheggio dell’auto in posizione favorevole alla fuga fosse una mera coincidenza.
3. Violazione dei criteri di scelta della misura cautelare: Si lamentava che il Tribunale non avesse differenziato la posizione dei due fratelli, uno dei quali era incensurato, applicando a entrambi la misura più afflittiva senza un’adeguata motivazione sulla proporzionalità.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte. Le motivazioni della Corte si concentrano su due aspetti fondamentali: i limiti del giudizio di legittimità e la correttezza della valutazione operata dal Tribunale del Riesame.

Sulla Gravità degli Indizi e la Misura Cautelare

La Corte ribadisce un principio cardine: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito. Il suo compito non è quello di fornire una nuova valutazione dei fatti, ma di controllare la logicità e la coerenza giuridica della motivazione del provvedimento impugnato. Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva ampiamente motivato la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di entrambi gli indagati, basandosi non solo sulle immagini video ma anche sulle dichiarazioni della persona offesa, che aveva indicato uno dei due come il primo a sparare. Le argomentazioni difensive, come la presunta ferita alla mano, sono state ritenute generiche e non supportate da prove concrete.

Sulla Scelta della Misura Cautelare Massima

Anche riguardo alla scelta della custodia in carcere, la Cassazione ha ritenuto corretta la decisione del Riesame. Il Tribunale aveva giustificato la misura cautelare più severa non solo in base alla gravità del reato, ma anche alla banalità del movente e alla disponibilità di un’arma da fuoco in un luogo pubblico affollato.

Cruciale è il passaggio in cui si afferma che, di fronte a un fatto di tale gravità e spregiudicatezza, la condizione di incensurato di uno degli indagati diventa recessiva. In altre parole, la pericolosità dimostrata con l’azione criminale ha un peso maggiore rispetto all’assenza di precedenti penali. Viene inoltre specificato che, quando un giudice ritiene il carcere l’unica misura idonea, non è tenuto a motivare nel dettaglio l’inadeguatezza degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, poiché questi ultimi sono considerati una semplice modalità esecutiva della detenzione domiciliare e non una misura autonoma.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui la valutazione sulla necessità di una misura cautelare deve basarsi su un’analisi complessiva della gravità del reato e della personalità dell’indagato come emerge dai fatti. La Corte Suprema chiarisce che la presenza di un coindagato incensurato non obbliga il giudice a diversificare le misure se la gravità e le modalità dell’azione criminale rivelano una pericolosità sociale tale da rendere inadeguata qualsiasi misura meno afflittiva del carcere. Infine, viene riaffermato il confine netto tra il giudizio di merito, dedicato all’analisi delle prove, e quello di legittimità, circoscritto al controllo sulla corretta applicazione della legge.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti che ha portato all’applicazione di una misura cautelare?
No, il ricorso per cassazione non può riesaminare i fatti. Il suo compito è verificare solo se la motivazione del giudice precedente è logica e se la legge è stata applicata correttamente, non può proporre una diversa valutazione delle prove.

Avere la fedina penale pulita garantisce una misura cautelare meno severa?
Non necessariamente. La Corte ha stabilito che la gravità del fatto (in questo caso, un tentato omicidio in luogo pubblico con un’arma da fuoco) e la spregiudicatezza dell’azione possono essere considerate prevalenti sull’assenza di precedenti penali, giustificando così la misura più grave per tutti i coindagati.

Il giudice deve sempre motivare perché non applica gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al posto del carcere?
No. Secondo la sentenza, se il giudice ritiene che la custodia in carcere sia l’unica misura adeguata a causa della pericolosità dell’indagato e della gravità del reato, non è tenuto a motivare specificamente sull’inidoneità degli arresti domiciliari, anche se con braccialetto elettronico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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