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Misura cautelare proporzionata e ricorso: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di custodia cautelare per ricettazione di beni di lusso. La decisione si fonda sulla corretta valutazione del pericolo di recidiva da parte del Tribunale del riesame. La Corte ribadisce che il ricorso non può mirare a una nuova valutazione dei fatti, ma solo a contestare vizi di legittimità o manifesta illogicità della motivazione che giustifica una misura cautelare proporzionata.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Cautelare Proporzionata e Ricorso: La Cassazione

L’applicazione di una misura cautelare, specialmente quella detentiva, rappresenta un punto di delicato equilibrio tra la tutela della collettività e la libertà personale dell’individuo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i criteri di valutazione e i limiti del sindacato di legittimità su una misura cautelare proporzionata. Il caso in esame riguarda un’accusa di ricettazione di un ingente quantitativo di borse di lusso.

I Fatti di Causa

Un soggetto veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per il delitto di ricettazione. L’accusa era relativa al possesso di 170 borse di un noto marchio di alta moda, ritenute di provenienza furtiva. Il valore della merce, secondo le stime, era considerevole, aggirandosi tra i 90 mila euro e i 700 mila euro.

Il difensore dell’indagato proponeva ricorso avverso l’ordinanza del Tribunale del riesame, che aveva applicato la misura detentiva. I motivi del ricorso si concentravano sulla presunta violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza della misura, nonché su un vizio di motivazione.

La Valutazione sulla Misura Cautelare Proporzionata

La difesa sosteneva che il Tribunale avesse errato nel valutare la gravità del fatto, basandosi sul valore di mercato di prodotti originali e integri. Nel caso di specie, invece, si trattava di beni danneggiati, privi dei sigilli di autenticità e verosimilmente destinati alla distruzione, non alla vendita come articoli di lusso. Di conseguenza, secondo il ricorrente, la pena presumibilmente applicabile sarebbe stata molto più bassa e, pertanto, la misura cautelare detentiva risultava sproporzionata. Inoltre, si lamentava l’illogicità della motivazione riguardo all’inadeguatezza di misure meno afflittive, ritenuta fondata su mere supposizioni.

I Principi Stabiliti dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di misure cautelari.

In primo luogo, la Corte ha ricordato che la motivazione di un provvedimento cautelare è censurabile in sede di legittimità solo se manca dei requisiti minimi di coerenza, completezza e logicità, al punto da risultare puramente apparente o incomprensibile. Non è possibile, invece, utilizzare il ricorso per Cassazione per proporre una diversa ricostruzione dei fatti o una differente valutazione degli elementi probatori, attività che spettano esclusivamente al giudice di merito.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che l’ordinanza del Tribunale del riesame non presentasse i vizi denunciati. La motivazione è stata giudicata congrua e logicamente articolata, spiegando in modo adeguato perché la misura cautelare proporzionata al caso di specie fosse proprio quella della custodia in carcere. Il Tribunale aveva correttamente basato la sua decisione sul concreto e attuale pericolo di recidiva, desunto da una serie di elementi oggettivi e soggettivi.

Tra questi, figuravano un precedente specifico per furto, l’assenza di una fissa dimora e di documenti, l’indisponibilità di un domicilio idoneo e la manifesta necessità di interrompere i legami dell’indagato con ambienti criminali dediti a traffici illeciti. Questi indici di pericolosità, uniti alla gravità del fatto, hanno portato il giudice a formulare un giudizio negativo sull’affidabilità del ricorrente e, implicitamente, a ritenere inadeguate misure meno restrittive per arginare il rischio di reiterazione del reato.

Le Conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione riafferma con forza il suo ruolo di giudice di legittimità e non di merito. La valutazione sulla proporzionalità e adeguatezza di una misura cautelare è un giudizio complesso che spetta al Tribunale del riesame, il quale deve ponderare la gravità del reato con la personalità dell’indagato. Se tale valutazione è supportata da una motivazione logica, coerente e non palesemente contraddittoria, non può essere messa in discussione davanti alla Suprema Corte. Il caso dimostra come la storia personale e le condizioni di vita dell’indagato siano elementi cruciali per giustificare l’applicazione della misura più afflittiva, qualora si ritenga che solo essa possa efficacemente prevenire il pericolo di recidiva.

Quando è possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla necessità di una misura cautelare?
Il ricorso per cassazione è ammissibile solo se si denuncia una violazione di specifiche norme di legge o una manifesta illogicità della motivazione del provvedimento, tale da renderla meramente apparente o incomprensibile. Non è possibile contestare la ricostruzione dei fatti o proporre una diversa valutazione degli elementi già esaminati dal giudice di merito.

Quali elementi giustificano l’applicazione della misura cautelare detentiva nel caso specifico?
La misura è stata giustificata dal concreto e attuale pericolo di recidiva, basato su specifici indici di pericolosità: un precedente per furto, l’assenza di una fissa dimora e di documenti, la mancanza di un domicilio idoneo e la necessità di interrompere i rapporti con ambienti dediti a traffici illeciti.

Perché il ricorso dell’indagato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché proponeva motivi in parte preclusi (già decisi in fasi precedenti) e in parte non consentiti, in quanto miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti. La Corte ha invece ritenuto che la motivazione del Tribunale del riesame fosse logica, completa e coerente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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