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Misura alternativa: illegittimo il diniego per errore

Una richiesta di misura alternativa alla detenzione è stata respinta dal Tribunale di Sorveglianza sulla base dell’erronea convinzione che la richiedente fosse agli arresti domiciliari per un’altra causa. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, rilevando un duplice errore: uno di fatto, poiché la persona era in realtà libera, e uno di diritto, poiché lo stato di custodia cautelare non preclude di per sé la valutazione nel merito della richiesta. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura alternativa alla detenzione: la Cassazione annulla il diniego basato su un errore di fatto

Con la sentenza n. 9666 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di esecuzione della pena: la valutazione per la concessione di una misura alternativa alla detenzione deve basarsi su un’analisi completa e aggiornata della situazione del condannato, non potendo essere inficiata da errori fattuali sullo stato di libertà del soggetto. Il caso in esame offre uno spaccato chiaro di come un presupposto erroneo possa viziare l’intero giudizio prognostico richiesto al Tribunale di Sorveglianza.

I Fatti di Causa

Una donna, condannata a una pena di sei mesi di arresto, presentava istanza al Tribunale di Sorveglianza per essere ammessa a una delle misure alternative previste dalla legge (affidamento in prova, detenzione domiciliare, semilibertà). Il Tribunale rigettava tutte le richieste, motivando la decisione sulla base di una presunta pericolosità sociale della richiedente. Tale pericolosità veniva desunta dall’aggravamento di una misura cautelare (arresti domiciliari) alla quale la donna era sottoposta per un altro procedimento penale, relativo a reati di rapina aggravata e resistenza a pubblico ufficiale.

Secondo il giudice di sorveglianza, questa circostanza era sufficiente a escludere qualsiasi giudizio prognostico favorevole, rendendo superflua ogni ulteriore valutazione.

Il Ricorso in Cassazione

La difesa della condannata ha impugnato l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando due motivi di ricorso strettamente connessi:
1. Mancata acquisizione di una prova decisiva: La difesa ha evidenziato come il Tribunale avesse fondato la sua decisione su un presupposto di fatto palesemente errato. Al momento della decisione, la donna non era più sottoposta agli arresti domiciliari. Tale misura era stata prima sostituita con l’obbligo di dimora e, successivamente, revocata del tutto mesi prima dell’udienza. La richiedente, quindi, era in stato di libertà.
2. Violazione di legge: Di conseguenza, basando il proprio giudizio unicamente sull’errata considerazione dello stato detentivo, il Tribunale aveva omesso la doverosa e completa valutazione sulla personalità della condannata, volta a verificare l’eventuale inizio di un percorso di revisione critica del suo passato criminale, come richiesto per la concessione di una misura alternativa alla detenzione.

L’importanza della valutazione per la misura alternativa alla detenzione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato in entrambi i motivi. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire i criteri che devono guidare il Tribunale di Sorveglianza nella sua delicata funzione valutativa. Ai fini della concessione di una misura alternativa, il giudice non può limitarsi a considerare la natura e la gravità dei reati commessi o i precedenti penali. È suo potere-dovere compiere un’istruttoria approfondita che tenga conto:
* Del grado di consapevolezza e rieducazione raggiunto dal condannato.
* Dell’evoluzione della sua personalità successiva al fatto.
* Della condotta tenuta durante l’eventuale detenzione.
* Dei risultati dell’indagine socio-familiare condotta dai servizi sociali.

Questo processo valutativo deve condurre a una sintesi conclusiva che ponderi tutti gli elementi, senza attribuire un peso esclusivo e ostativo a un singolo dato, soprattutto se, come nel caso di specie, tale dato si rivela inesistente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha censurato la decisione del Tribunale di Sorveglianza sotto un duplice profilo. In primo luogo, ha rilevato l’errore di fatto nel ritenere la ricorrente ancora sottoposta a una misura cautelare restrittiva (in vinculis), quando in realtà era libera da diversi mesi. A questo status, peraltro inesistente, il Tribunale aveva erroneamente attribuito un rilievo decisivo e preclusivo.

In secondo luogo, la Corte ha riaffermato un consolidato principio di diritto: lo stato di custodia cautelare in carcere per una causa diversa non è, di per sé, un ostacolo alla valutazione nel merito per l’ammissione a una misura alternativa. Se i presupposti per la concessione sussistono, il giudice deve ammettere il condannato alla misura, la cui esecuzione concreta verrà semplicemente posticipata fino alla cessazione della misura cautelare. L’errore del giudice di sorveglianza è stato, quindi, quello di trasformare una circostanza (peraltro non veritiera) che incide solo sulla tempistica di esecuzione della misura in un motivo di rigetto nel merito dell’istanza.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Sorveglianza di L’Aquila per un nuovo giudizio. Il giudice del rinvio, pur rimanendo libero nell’esito finale della sua valutazione, dovrà attenersi scrupolosamente ai principi di diritto enunciati, procedendo a una valutazione completa e corretta della situazione della richiedente, basata su dati aggiornati e su un’analisi approfondita della sua personalità e del suo percorso evolutivo. La sentenza riafferma con forza che le decisioni in materia di libertà personale devono fondarsi su accertamenti rigorosi e non possono essere condizionate da presupposti fattuali errati.

Un giudice può negare una misura alternativa basandosi su un’informazione errata sullo stato di libertà di una persona?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una decisione fondata su un presupposto di fatto errato (come ritenere una persona agli arresti domiciliari quando in realtà è libera) è illegittima e deve essere annullata, in quanto vizia la necessaria valutazione complessiva.

Lo stato di custodia cautelare per un altro reato impedisce di per sé la concessione di una misura alternativa?
No. Secondo un principio consolidato, la custodia cautelare per un’altra causa non è un ostacolo automatico. Il giudice deve comunque valutare nel merito se ci sono i presupposti per la misura alternativa. Se la valutazione è positiva, la misura viene concessa e la sua esecuzione sarà semplicemente posticipata alla fine della custodia cautelare.

Quali elementi deve considerare il Tribunale di Sorveglianza per concedere una misura alternativa?
Deve compiere una valutazione complessa che tenga conto non solo della gravità dei reati e dei precedenti, ma anche del percorso di rieducazione del condannato, dell’evoluzione della sua personalità dopo il reato, della sua condotta e dei risultati dell’indagine socio-familiare, al fine di formulare un giudizio prognostico completo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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