LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Misura alternativa estero: obblighi del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza che negava l’affidamento in prova a un cittadino europeo trasferitosi nel proprio paese d’origine. Il motivo è che il giudice di merito non ha adeguatamente considerato la richiesta di esecuzione della misura alternativa estero, come previsto dalla normativa europea sul reciproco riconoscimento. La sentenza sottolinea l’obbligo del giudice di valutare tale possibilità quando specificamente dedotta dall’interessato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Alternativa Estero: la Cassazione Impone una Valutazione Approfondita

In un’era di crescente mobilità all’interno dell’Unione Europea, la giustizia penale si adatta per garantire che le pene siano eseguite in modo efficace e rispettoso dei diritti dei condannati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha rafforzato questo principio, stabilendo che i giudici devono valutare attentamente la possibilità di una misura alternativa estero quando un condannato, cittadino UE, si trasferisce in un altro Stato membro. Questo caso illumina gli obblighi del Tribunale di sorveglianza di fronte alle normative europee sul reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie.

I Fatti del Caso

Un cittadino di nazionalità romena, condannato in Italia, presentava istanza di affidamento in prova al servizio sociale. Durante il procedimento, l’uomo si era trasferito in Romania per motivi di salute e a seguito della perdita del lavoro in Italia. Il Tribunale di sorveglianza di Torino rigettava la sua richiesta, motivando la decisione con la mancanza di un domicilio idoneo in Italia, le informazioni negative fornite dai Carabinieri e l’impossibilità per l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (UEPE) di contattarlo per l’indagine socio-familiare.

La Difesa del Condannato e il Ricorso

Il difensore del condannato presentava ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale non avesse tenuto conto di una memoria difensiva depositata pochi giorni prima dell’udienza. In tale memoria, si spiegavano le ragioni del trasferimento in Romania, si indicava un nuovo domicilio nel paese d’origine e, soprattutto, si chiedeva che la misura alternativa venisse eseguita lì, ai sensi del D.Lgs. n. 38/2016, che attua la normativa europea sul reciproco riconoscimento.

L’Applicazione della Misura Alternativa Estero

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, pur riconoscendo la legittimità delle considerazioni del Tribunale di sorveglianza sul comportamento poco collaborativo del condannato fino a poco prima della decisione. Tuttavia, i giudici supremi hanno evidenziato una carenza fondamentale nella motivazione dell’ordinanza impugnata: la mancata valutazione della richiesta, seppur tardiva, di eseguire la misura in Romania.

La normativa europea, recepita in Italia, permette infatti che misure come l’affidamento in prova possano essere eseguite nello Stato membro in cui il condannato ha la residenza legale e abituale. Questo principio sovverte il precedente orientamento che legava indissolubilmente l’esecuzione della pena al territorio italiano.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Cassazione ha affermato che, di fronte a una specifica richiesta di esecuzione della misura in un altro Stato UE, il Tribunale di sorveglianza ha il dovere di attivarsi. Non può limitarsi a constatare le difficoltà o la mancata collaborazione pregressa. Deve, invece, tenere conto delle disposizioni della decisione quadro 2008/947/GAI e del principio di reciproca collaborazione tra Stati membri.

La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale “sbrigativa e insufficiente” perché non si è correlata alla possibilità concreta che la misura potesse essere eseguita in Romania. Il giudice di sorveglianza avrebbe dovuto avviare le procedure per verificare, con le autorità romene, la fattibilità dell’esecuzione e la disponibilità del condannato a cooperare in questo nuovo contesto. La prognosi negativa sull’affidabilità del condannato, per essere completa, deve essere messa in relazione con la specifica modalità di esecuzione richiesta.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante promemoria del primato del diritto europeo e del principio di collaborazione giudiziaria. Stabilisce che il trasferimento di un condannato in un altro paese dell’Unione Europea non preclude automaticamente l’accesso a misure alternative alla detenzione. Al contrario, impone ai giudici nazionali un onere di valutazione più approfondito. Essi devono esplorare attivamente la possibilità di eseguire la pena nello Stato di residenza del condannato, acquisendo le necessarie informazioni dalle autorità estere e verificando la concreta volontà di cooperazione dell’interessato. La decisione del Tribunale di sorveglianza viene quindi annullata con rinvio, affinché il caso sia riesaminato alla luce di questi fondamentali principi.

Un condannato che si trasferisce in un altro Stato UE perde il diritto a chiedere una misura alternativa alla detenzione?
No, la sentenza chiarisce che è possibile richiedere l’esecuzione della misura alternativa nel paese UE di residenza legale e abituale, in applicazione della normativa sul reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie.

Il giudice italiano è obbligato a valutare la possibilità di una misura alternativa estero se richiesta dal condannato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, laddove sia stata fatta una specifica richiesta, il Tribunale di sorveglianza ha il dovere di tenere conto delle disposizioni europee e di valutare concretamente la possibilità di eseguire la misura in un altro Stato membro.

La mancata collaborazione del condannato giustifica sempre il rigetto della richiesta di affidamento in prova da eseguirsi all’estero?
Non automaticamente. Sebbene la collaborazione sia un elemento importante, la prognosi sull’affidabilità del condannato deve essere correlata alla specifica possibilità che la misura venga eseguita all’estero. Il giudice non può ignorare una richiesta tardiva di esecuzione in un altro Stato UE basandosi unicamente sul comportamento precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati