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Minorata difesa: truffa online, la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per truffa online. L’ordinanza conferma l’applicazione dell’aggravante della minorata difesa, ritenendo che la distanza spaziale e l’uso di internet pongano la vittima in una condizione di svantaggio. Sono stati respinti anche i motivi relativi al mancato riconoscimento della tenuità del danno e all’applicazione della recidiva, giudicati aspecifici e reiterativi.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Online e Minorata Difesa: La Cassazione Conferma la Linea Dura

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: la truffa online e l’applicabilità dell’aggravante della minorata difesa. La decisione in esame ribadisce un principio consolidato, sottolineando come le modalità stesse delle transazioni su internet creino una condizione di vulnerabilità per l’acquirente. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato nei gradi di merito per truffa. L’imputato aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello di Torino, lamentando tre specifici vizi:
1. L’erroneo riconoscimento dell’aggravante della minorata difesa (art. 61 n. 5 c.p.), sostenendo che le circostanze non giustificassero tale applicazione.
2. Il mancato riconoscimento dell’attenuante della particolare tenuità del danno (art. 62 n. 4 c.p.).
3. L’errata applicazione della recidiva (art. 99 c.p.), chiedendone l’esclusione.

La difesa del ricorrente si basava sulla presunta insussistenza delle condizioni che legittimano tali istituti giuridici. Il caso è quindi giunto all’esame della Suprema Corte per una valutazione sulla legittimità della decisione d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma si fonda su una valutazione preliminare dei motivi presentati, ritenendoli aspecifici e, in sostanza, una mera ripetizione di doglianze già affrontate e respinte dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza: Analisi dei Motivi di Ricorso

La Corte ha esaminato singolarmente i tre motivi di ricorso, fornendo una chiara motivazione per la loro reiezione.

Primo Motivo: L’aggravante della minorata difesa nelle truffe online

La Cassazione ha definito il primo motivo come ‘aspecifico’ e ‘reiterativo’. La Corte territoriale, infatti, aveva già spiegato in modo preciso e concludente perché l’aggravante fosse applicabile. Il principio di diritto, consolidato nella giurisprudenza di legittimità, è che nelle vendite truffaldine online la minorata difesa è quasi intrinseca. La lontananza spaziale tra truffatore e truffato, unita all’uso della rete internet, pone la vittima in una condizione di oggettiva inferiorità. Questa si manifesta nella difficoltà di:
* Verificare le reali generalità del venditore.
* Accertare la serietà e l’effettiva esistenza della proposta commerciale.
* Agire per il recupero delle somme versate in caso di inadempimento.

La Corte ha quindi confermato che la Corte d’Appello ha correttamente applicato questo principio, rendendo il motivo di ricorso privo di fondamento.

Secondo Motivo: L’attenuante della tenuità del danno

Anche il secondo motivo è stato giudicato ‘aspecifico e non consentito’. La Corte di merito aveva escluso che il danno patrimoniale subito dalla persona offesa fosse ‘particolarmente modesto’. Questa valutazione, secondo la Cassazione, costituisce un apprezzamento di merito che non può essere censurato in sede di legittimità, a meno che non presenti vizi logici o giuridici. Poiché la motivazione della Corte d’Appello era coerente con le risultanze processuali, il motivo è stato respinto.

Terzo Motivo: La contestazione della recidiva

Infine, il terzo motivo, relativo alla recidiva, è stato anch’esso ritenuto ‘aspecifico’. La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione su una motivazione adeguata e logica, evidenziando la ‘progressione criminosa’ e la ‘pericolosità ingravescente’ del ricorrente, dimostrata dalla pluralità di delitti commessi. La replica del ricorrente si era limitata a negare tali circostanze senza contrapporre argomenti specifici, risultando quindi inefficace. La Cassazione ha ritenuto il percorso motivazionale della Corte territoriale immune da vizi e conforme all’orientamento giurisprudenziale in materia.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame rafforza un importante baluardo a tutela delle vittime di truffe online. Le conclusioni che possiamo trarre sono principalmente due:
1. La natura del mezzo giustifica l’aggravante: L’uso di internet per commettere truffe è di per sé un fattore che facilita l’azione criminale e ostacola la difesa della vittima. La giurisprudenza riconosce questa realtà, applicando con rigore l’aggravante della minorata difesa.
2. L’importanza della specificità dei ricorsi: Per avere successo in Cassazione, non è sufficiente ripetere le argomentazioni già respinte nei gradi precedenti. È necessario individuare e contestare specifici vizi logici o giuridici nella motivazione della sentenza impugnata. Ricorsi generici e reiterativi sono destinati a essere dichiarati inammissibili.

Perché la vendita online può integrare l’aggravante della minorata difesa?
Perché la distanza spaziale tra acquirente e venditore, tipica di internet, pone la vittima in una condizione di inferiorità. Ciò rende difficile verificare l’identità del venditore e la serietà dell’offerta, e quasi impossibile recuperare il denaro in caso di inadempimento.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione viene giudicato ‘aspecifico’?
Quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio di appello, senza criticare in modo puntuale e specifico il ragionamento logico-giuridico della sentenza impugnata.

Come viene giustificata l’applicazione della recidiva in questo caso?
La Corte ha ritenuto adeguata la motivazione del giudice di merito, basata sulla ‘progressione criminosa’ e sulla ‘pericolosità ingravescente’ del ricorrente, dimostrate dalla pluralità di delitti da lui commessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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