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Minorata difesa: furto tra la folla, cosa dice la Corte?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputate condannate per furto aggravato. La Corte ha confermato la sussistenza dell’aggravante della minorata difesa, poiché il reato era stato commesso approfittando della calca durante una festa religiosa, circostanza che ha concretamente ridotto le possibilità di difesa della vittima.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Minorata difesa: il furto tra la folla è sempre aggravato?

Commesso un furto approfittando della confusione di un luogo affollato integra sempre l’aggravante della minorata difesa? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente sentenza, la n. 37866/2025, che ha confermato la condanna per due donne accusate di furto. La decisione offre importanti chiarimenti su quando la particolare situazione di tempo e luogo può effettivamente configurare tale aggravante, distinguendo tra una generica idoneità e una concreta vulnerabilità della vittima.

I Fatti di Causa

Due donne venivano condannate in primo e in secondo grado per il reato di furto in concorso. Il delitto era stato commesso durante una festa religiosa presso un santuario, approfittando della notevole calca di persone. La difesa delle imputate ha proposto ricorso per cassazione, contestando in particolare un punto: la sussistenza della circostanza aggravante della minorata difesa, prevista dall’art. 61, n. 5 del codice penale. Secondo le ricorrenti, i giudici di merito non avrebbero motivato adeguatamente le ragioni per cui la folla avrebbe, in concreto, diminuito le capacità di difesa della vittima, limitandosi a un richiamo generico al contesto.

L’aggravante della minorata difesa e il principio delle Sezioni Unite

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’interpretazione dell’aggravante della minorata difesa. La giurisprudenza più autorevole, consolidata con la sentenza “Cardellini” delle Sezioni Unite, ha stabilito un principio chiaro: non è sufficiente che le circostanze di tempo o di luogo siano astrattamente favorevoli al compimento del reato. È necessario, invece, che tali condizioni si traducano in una concreta e particolare situazione di vulnerabilità del soggetto passivo, di cui l’agente abbia approfittato.

In altre parole, la semplice presenza di una folla non basta. Il giudice deve accertare che quella specifica folla, in quel preciso contesto spazio-temporale, abbia creato un effettivo ostacolo alla difesa pubblica o privata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendoli sia ripetitivi di censure già respinte, sia manifestamente infondati nel merito. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello ha applicato correttamente il principio enunciato dalle Sezioni Unite. La sentenza impugnata, infatti, non si è limitata a menzionare la presenza della folla, ma ha valorizzato in modo specifico come “la calca di persone presente in occasione di festa religiosa presso un santuario” avesse creato un contesto di debolezza difensiva. In tale situazione, l’attenzione delle persone è ridotta e la possibilità di controllare i propri beni personali è significativamente compromessa, creando un vantaggio tangibile per chi intende commettere un furto. La Corte ha quindi ritenuto che i giudici di merito avessero adeguatamente ricostruito il nesso tra il contesto (luogo e tempo) e l’effettiva riduzione delle capacità di difesa, confermando la correttezza della qualificazione giuridica del fatto.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: per l’applicazione dell’aggravante della minorata difesa, è indispensabile un’analisi fattuale concreta. Il giudice deve andare oltre la mera descrizione del contesto e spiegare come le specifiche circostanze abbiano effettivamente generato una posizione di svantaggio per la vittima e di vantaggio per il reo. La decisione conferma che un furto commesso in una calca durante un evento pubblico non è automaticamente aggravato, ma lo diventa quando quella specifica situazione ha oggettivamente e concretamente impedito o reso più difficile la difesa, e l’autore del reato ne ha consapevolmente tratto profitto.

Quando si applica l’aggravante della minorata difesa in caso di furto?
Si applica quando l’autore del reato approfitta di specifiche circostanze di tempo, di luogo o di persona che hanno concretamente creato una situazione di vulnerabilità per la vittima, ostacolando la sua capacità di difendersi.

La presenza di una folla è sufficiente per configurare la minorata difesa?
No. Secondo la sentenza, non è sufficiente l’astratta idoneità del luogo affollato a favorire il reato. È necessario dimostrare che la specifica situazione, come una calca durante una festa, abbia prodotto in concreto un effettivo ostacolo alla difesa e che l’imputato ne abbia approfittato.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le censure erano una mera ripetizione di argomenti già esaminati e respinti nei gradi di merito e perché era manifestamente infondato, dato che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi di diritto stabiliti dalla giurisprudenza sul tema della minorata difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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