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Minorata difesa e età: quando è un’aggravante?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando che l’età avanzata della vittima in un furto con strappo integra automaticamente l’aggravante della minorata difesa. La Corte ha stabilito che tale circostanza è “in re ipsa”, cioè evidente dai fatti, e non richiede motivazioni aggiuntive. Inoltre, ha rigettato la censura sulla quantificazione della pena per la continuazione tra reati, poiché il ricorrente non ha dimostrato un interesse concreto a contestare la sanzione complessiva, ritenuta molto contenuta.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Minorata Difesa per Età Avanzata: Quando l’Aggravante è Automatica?

La tutela delle persone più vulnerabili è un pilastro del nostro ordinamento giuridico, specialmente in ambito penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo l’aggravante della minorata difesa in relazione all’età avanzata della vittima. Questo caso, relativo a un furto con strappo, offre spunti cruciali per comprendere come la legge valuta la fragilità di una persona offesa e quali conseguenze ne derivano per l’imputato.

Il Fatto: Un Furto con Strappo ai Danni di un’Anziana

Il caso trae origine da una condanna per furto con strappo, confermata in appello. All’imputato erano state contestate, tra le altre, le aggravanti previste dall’articolo 624-bis e, in particolare, quella di cui all’art. 61 n. 5 del codice penale: l’aver approfittato di circostanze tali da ostacolare la pubblica o privata difesa. Nello specifico, la Corte di Appello aveva riconosciuto questa aggravante in virtù dell’età della vittima, all’epoca dei fatti ultraottantenne.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali, contestando sia il riconoscimento dell’aggravante sia la modalità di calcolo della pena.

Il Ricorso in Cassazione e l’Aggravante della Minorata Difesa

Il primo motivo di ricorso contestava proprio il riconoscimento dell’aggravante della minorata difesa. Secondo la difesa, non era sufficiente il solo dato anagrafico della vittima per giustificare un aumento di pena. Si sosteneva che fosse necessario un onere motivazionale più specifico da parte del giudice, che dimostrasse come l’età avesse concretamente agevolato la commissione del reato.

Il secondo motivo, di natura più tecnica, lamentava la violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo all’aumento di pena applicato per la continuazione tra i reati. La difesa eccepiva che la sentenza non avesse specificato il quantum degli aumenti per ciascun reato satellite, rendendo poco trasparente il calcolo della pena complessiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati. Le argomentazioni dei giudici sono chiare e si pongono in continuità con un orientamento giurisprudenziale consolidato.

La Minorata Difesa “In Re Ipsa”

Sul primo punto, la Cassazione ha ribadito un principio chiave: nei reati che presuppongono un’interazione diretta tra l’autore e la vittima, come il furto con strappo, l’agevolazione derivante dall’età avanzata della persona offesa è “in re ipsa”. Questo significa che la condizione di vulnerabilità è considerata auto-evidente e non richiede al giudice uno specifico e ulteriore onere motivazionale. Il semplice riscontro oggettivo dell’età della vittima (in questo caso, oltre ottant’anni) è sufficiente per ritenere integrata l’aggravante della minorata difesa. La Corte ha quindi ritenuto corretta e adeguatamente motivata la decisione dei giudici di merito.

La Carenza di Interesse nel Contestare la Pena

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha richiamato una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 47127/2021) secondo cui è possibile ricorrere contro una sentenza che non specifica gli aumenti di pena per la continuazione, ma a una condizione precisa: che l’appellante deduca un “interesse concreto ed attuale”. Tale interesse sussiste quando la censura è strumentale a contestare l’illogicità o l’eccessività della pena complessiva. Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a lamentare l’omissione formale senza però contestare la congruità della pena finale, che peraltro i giudici hanno definito “estremamente contenuta”. In assenza di un interesse concreto a ottenere un trattamento sanzionatorio più favorevole, il motivo è stato giudicato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida due importanti principi. In primo luogo, rafforza la tutela delle vittime anziane, stabilendo che la loro età avanzata, in reati caratterizzati da un’aggressione diretta alla persona, costituisce di per sé un’aggravante che non necessita di complesse argomentazioni probatorie. Questo semplifica l’applicazione della norma e garantisce una risposta sanzionatoria più severa in situazioni di palese vulnerabilità.

In secondo luogo, chiarisce i limiti del ricorso in Cassazione per questioni procedurali relative al calcolo della pena. Non è sufficiente sollevare una mera irregolarità formale; è indispensabile dimostrare che tale vizio abbia prodotto un pregiudizio concreto, come una pena ingiusta o sproporzionata. In assenza di tale dimostrazione, il ricorso non supera il vaglio di ammissibilità.

L’età avanzata della vittima di un furto con strappo è sufficiente per configurare l’aggravante della minorata difesa?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, in reati come il furto con strappo che implicano un’interazione diretta, l’agevolazione derivante dall’età avanzata della vittima è considerata “in re ipsa” (auto-evidente) e non richiede una motivazione aggiuntiva da parte del giudice oltre al riscontro obiettivo dell’età.

È possibile fare ricorso se il giudice non specifica gli aumenti di pena per ogni reato in continuazione?
Sì, è ammissibile, ma solo a condizione che il ricorrente dimostri di avere un interesse concreto e attuale. Questo interesse sussiste se la critica è finalizzata a contestare la congruità, la logicità o la proporzionalità della pena complessiva. Una semplice doglianza formale, senza contestare la pena nel merito, non è sufficiente.

Cosa significa che un’aggravante è “in re ipsa”?
Significa che la circostanza aggravante è considerata evidente dai fatti stessi e non necessita di una prova o di una motivazione specifica e ulteriore da parte del giudice. Nel caso analizzato, la sola età ultraottantenne della vittima è stata ritenuta sufficiente a dimostrare la sua ridotta capacità di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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