Minaccia Aggravata: Errore del Giudice sulla Pena? La Cassazione Chiarisce
Il reato di minaccia aggravata è una fattispecie che prevede pene severe, ma cosa succede quando al colpevole vengono riconosciute delle attenuanti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12278 del 2025, fa luce su un errore comune ma cruciale nel calcolo della pena, stabilendo un principio fondamentale a tutela della corretta applicazione della legge.
I Fatti del Caso
Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale di Sassari, che aveva dichiarato un individuo colpevole del reato di minaccia aggravata ai sensi dell’art. 612, secondo comma, del codice penale. Il giudice di primo grado, pur concedendo all’imputato le circostanze attenuanti generiche, lo aveva condannato alla pena di quattro mesi di reclusione, oltre al risarcimento dei danni alla parte civile.
Contro questa decisione ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, lamentando una violazione di legge. L’errore, secondo l’accusa, risiedeva proprio nella determinazione della pena.
La Questione Giuridica: Il Bilanciamento tra Aggravanti e Attenuanti
Il cuore della questione riguarda il corretto funzionamento del cosiddetto “bilanciamento delle circostanze”. Quando in un processo coesistono circostanze che aggravano il reato e altre che lo attenuano, il giudice deve valutarle comparativamente. Il risultato di questo bilanciamento può essere di tre tipi: prevalenza delle aggravanti, equivalenza, o prevalenza delle attenuanti.
Nel caso specifico della minaccia aggravata, il Procuratore ha sostenuto che, una volta concesse le attenuanti generiche e ritenute equivalenti o prevalenti rispetto all’aggravante contestata, il giudice non avrebbe dovuto semplicemente ridurre la pena detentiva, ma avrebbe dovuto applicare la pena prevista per la fattispecie non aggravata, cioè la minaccia semplice (art. 612, primo comma), che è una pena pecuniaria (multa).
La Decisione della Corte di Cassazione sulla minaccia aggravata
La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore Generale, definendolo “fondato”. Gli Ermellini hanno rilevato che il Tribunale aveva effettivamente commesso un errore di diritto. La sentenza impugnata è stata quindi annullata con rinvio alla Corte d’Appello di Cagliari per un nuovo giudizio, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione.
Le Motivazioni
La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità. Nel delitto di minaccia aggravata, se il giudice riconosce le circostanze attenuanti generiche e, nel giudizio di bilanciamento, le ritiene equivalenti o prevalenti rispetto all’aggravante, la pena della reclusione diventa illegale. L’effetto del bilanciamento, infatti, è quello di “neutralizzare” l’aggravante, facendo sì che si debba guardare alla sanzione prevista per la fattispecie base del reato.
In altre parole, l’aggravante che giustifica la pena detentiva viene meno dal punto di vista sanzionatorio. Di conseguenza, il giudice deve applicare la pena della multa, prevista per la minaccia semplice. Condannare l’imputato a una pena detentiva, seppur ridotta, costituisce una chiara violazione di legge, come correttamente evidenziato dal Procuratore ricorrente.
Le Conclusioni
Questa sentenza è un importante promemoria sulla tecnica sanzionatoria e sul corretto funzionamento del bilanciamento delle circostanze nel diritto penale. Stabilisce che l’esito del bilanciamento non incide solo sulla quantità della pena, ma può cambiarne la natura stessa (da detentiva a pecuniaria).
Per gli operatori del diritto, è la conferma che la concessione di attenuanti può avere un impatto decisivo, trasformando radicalmente il quadro sanzionatorio di un reato. Per i cittadini, è una garanzia che la determinazione della pena segue regole precise e rigorose, evitando l’applicazione di sanzioni sproporzionate quando sussistono elementi a favore dell’imputato.
Cosa succede se, in un caso di minaccia aggravata, il giudice concede le attenuanti generiche?
Il giudice deve effettuare un bilanciamento tra l’aggravante e le attenuanti. Se le attenuanti sono ritenute equivalenti o prevalenti, la pena da applicare non sarà più la reclusione (prevista per la forma aggravata), ma la multa (prevista per la minaccia semplice).
Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale?
La Corte ha annullato la sentenza perché il Tribunale aveva commesso un errore di diritto. Pur avendo concesso le attenuanti e operato un bilanciamento, aveva condannato l’imputato alla pena della reclusione (ridotta a 4 mesi) invece che alla pena pecuniaria, che è la sanzione corretta in questi casi secondo la giurisprudenza costante.
Qual è la conseguenza pratica della decisione della Cassazione?
La sentenza impugnata è stata cancellata e il processo dovrà essere celebrato nuovamente davanti alla Corte d’Appello. Il nuovo giudice dovrà ricalcolare la pena attenendosi al principio stabilito dalla Cassazione, applicando quindi la sanzione della multa invece della reclusione.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 5 Num. 12278 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 5 Num. 12278 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 16/01/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da: PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D’APPELLO DI SASSARI nel procedimento a carico di:
NOME nato a ROMA il 24/05/1968
avverso la sentenza del 29/01/2024 del TRIBUNALE di SASSARI
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore COGNOME che si riporta alla requisitoria già depositata e conclude per l’annullamento con rinvio;
udito il difensore dell’imputato avv. COGNOME che si riporta alle conclusioni scritte depositate il 16 gennaio 2024 con le quali si associa a quelle del Procuratore Generale.
RITENUTO IN FATTO
Il Procuratore Generale della Corte d’appello di Sassari ricorre per cassazione avverso la sentenza con la quale il Tribunale di Sassari ha affermato la penale responsabilità dell’imputato in ordine al delitto di minaccia aggravata ex art. 612, comma secondo, cod. pen. e, concesse le circostanze attenuanti generiche, lo ha condannato alla pena di mesi quattro di reclusione, nonché al risarcimento del danno in favore della costituita parte civile.
Il ricorrente propone un unico motivo di ricorso, ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. cod. proc. pen. per violazione di legge in relazione all’art. 612, comma secondo, cod. pen., con il quale lamenta l’errore in cui è incorso il giudice di merito allorché, concesse le circosta attenuanti generiche, ha condannato l’imputato alla pena detentiva di mesi quattro di reclusione, anziché alla pena pecuniaria prevista dall’art. 612, comma primo, cod. pen.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il ricorso è fondato.
Dall’esame della sentenza in verifica emerge, con certezza, che all’imputato – ritenuto responsabile del reato di cui all’art. 612, nella forma aggravata di cui al capoverso dello stes articolo – sono state concesse le attenuanti generiche, la cui applicazione ha comportato la riduzione della pena base (pari a mesi sei) nella misura di mesi quattro di reclusione.
L’errore di giudizio risiede nel fatto che il bilanciamento delle dette circostanze attenuanti l’aggravante in contestazione, in ipotesi di equivalenza o prevalenza, comporta l’applicazione della diversa pena prevista per la fattispecie semplice di minaccia.
Invero è pacifico nella giurisprudenza di legittimità il principio di diritto secondo cui in te minaccia aggravata è illegale la pena della reclusione inflitta dal giudice che, dopo aver riconosciuto le circostanze attenuanti generiche, applica la sanzione prevista dall’ipote aggravata, dovendo, invece, farsi riferimento, a seguito del giudizio di bilanciamento operato, alla pena della multa indicata per la fattispecie di minaccia semplice (Sez 5, n. 42267 del 09/05/2014; Naviglio, Rv. 262103).
Alle suesposte considerazioni consegue l’annullamento della sentenza in verifica con rinvio per il nuovo giudizio alla competente corte d’appello.
P.Q.M.
Annulla la sentenza impugnata con rinvio per il nuovo giudizio alla Corte d’Appello di Cagliari sezione distaccata di Sassari.
Così deciso il 16/01/2025.