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Minaccia aggravata con arma: procedibilità d’ufficio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per mancanza di querela in un caso di minaccia aggravata commessa con un taser. La Corte ha ribadito che l’uso di un’arma, anche uno storditore elettrico, rende il reato procedibile d’ufficio, indipendentemente dalla volontà della persona offesa e anche dopo le recenti riforme legislative.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Minaccia Aggravata con Taser: la Cassazione conferma la procedibilità d’ufficio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Num. 45790/2024) ha fatto luce su un’importante questione di procedura penale: la procedibilità del reato di minaccia aggravata quando commessa con un’arma, come uno storditore elettrico (taser). La Corte ha stabilito che, in questi casi, lo Stato deve procedere d’ufficio, senza necessità che la vittima sporga querela. Questa decisione chiarisce l’impatto delle recenti riforme legislative e consolida un principio fondamentale a tutela della sicurezza pubblica.

Il Fatto: una Minaccia con Storditore Elettrico

Il caso ha origine da un procedimento a carico di un individuo accusato di minaccia aggravata per aver utilizzato uno storditore elettrico di tipo taser. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Bergamo, pur riconoscendo la corretta qualificazione del fatto come reato, aveva dichiarato il non doversi procedere. La ragione? La mancanza di una querela da parte della persona offesa, ritenuta dal GIP condizione indispensabile per l’esercizio dell’azione penale.

Il Ricorso del Procuratore Generale e la Questione di Diritto

Contro questa decisione ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Brescia. Il Procuratore ha sostenuto che il GIP avesse commesso un errore di diritto. Sebbene il reato di minaccia semplice (art. 612, primo comma, c.p.) sia procedibile a querela, la sua forma aggravata dall’uso di un’arma è soggetta a un regime diverso. La legge, infatti, prevede che quando la minaccia è posta in essere con le modalità previste dall’art. 339 c.p. (che include l’uso di armi), si debba procedere d’ufficio. Il Procuratore ha sottolineato che questa regola non è stata modificata nemmeno dalla recente riforma introdotta dal d.lgs. n. 150/2022.

La Procedibilità della Minaccia Aggravata Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore Generale, giudicandolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito due punti fondamentali.

In primo luogo, hanno ribadito che uno storditore elettrico o “taser” è a tutti gli effetti qualificabile come arma comune da sparo. Citando precedenti giurisprudenziali, la Corte ha spiegato che questi dispositivi, lanciando piccoli dardi che scaricano energia elettrica, hanno il funzionamento tipico delle armi e sono idonei a recare danno alla persona.

In secondo luogo, e come diretta conseguenza, la Corte ha affermato che la minaccia posta in essere con un’arma rientra pienamente nelle ipotesi per le quali l’art. 612, secondo comma, c.p. prevede la procedibilità d’ufficio, richiamando l’art. 339 c.p. Il GIP, quindi, ha commesso un errore nel ritenere necessaria la querela.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte sono radicate in un’interpretazione sistematica e letterale della legge. L’art. 612 del codice penale distingue nettamente la minaccia semplice dalla minaccia aggravata. Per quest’ultima, il legislatore ha previsto un trattamento più severo e una diversa condizione di procedibilità proprio in ragione della maggiore pericolosità della condotta. La presenza di un’arma introduce un elemento di intimidazione e di pericolo concreto tale da giustificare l’intervento autonomo dello Stato, a prescindere dalla volontà della vittima. La sentenza sottolinea che la ratio della procedibilità d’ufficio in questi casi risiede nella necessità di tutelare non solo l’incolumità del singolo, ma anche l’ordine pubblico, messo a rischio dalla circolazione e dall’uso di armi.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato senza rinvio la sentenza del GIP, disponendo la trasmissione degli atti allo stesso giudice per la prosecuzione del procedimento. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: riafferma che chiunque commetta una minaccia utilizzando un’arma (incluso un taser) sarà perseguito penalmente anche se la vittima, per paura o per altre ragioni, non sporge querela. Questo principio rafforza la tutela delle persone offese e lancia un chiaro messaggio sulla gravità di tali condotte, confermando che la giustizia penale è tenuta a intervenire con fermezza di fronte a episodi di violenza e intimidazione armata.

Cosa si intende per minaccia aggravata dall’uso di un’arma?
Si intende una minaccia resa più grave e pericolosa dal fatto che viene compiuta utilizzando un’arma. Secondo la sentenza, anche uno storditore elettrico tipo taser è considerato un’arma a questi fini.

Per denunciare una minaccia fatta con un taser è necessaria la querela della vittima?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di minaccia commesso con un’arma, come un taser, è procedibile d’ufficio. Ciò significa che lo Stato avvierà il procedimento penale automaticamente, senza che sia necessaria una querela da parte della persona offesa.

La recente riforma della giustizia (d.lgs. 150/2022) ha cambiato le regole per questo tipo di reato?
No. La sentenza chiarisce che, anche dopo le novità introdotte da tale decreto legislativo, la regola della procedibilità d’ufficio per la minaccia aggravata dall’uso di un’arma (art. 612 in relazione all’art. 339 c.p.) è rimasta invariata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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