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Minaccia aggravata con arma: procedibilità d’ufficio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito, stabilendo che la minaccia aggravata dall’uso di un’arma, anche impropria come un cacciavite, è sempre procedibile d’ufficio. Di conseguenza, l’eventuale remissione della querela da parte della vittima non è sufficiente a estinguere il reato. Il Tribunale aveva erroneamente dichiarato il non doversi procedere, svalutando il ruolo dell’arma senza un’adeguata motivazione.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Minaccia Aggravata: Quando l’Uso di un’Arma Rende Irrilevante la Querela

Il reato di minaccia assume contorni più seri quando viene commesso con l’uso di armi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 24912/2025) chiarisce un punto fondamentale sulla minaccia aggravata: la sua procedibilità d’ufficio. Questo significa che, una volta contestata tale circostanza, il procedimento penale prosegue indipendentemente dalla volontà della vittima, anche se questa decide di ritirare la querela. La decisione analizza il caso di una minaccia perpetrata con un cacciavite, confermando che anche un utensile comune può essere qualificato come arma ai fini della legge penale.

Il Caso: Minaccia con un Cacciavite e Remissione della Querela

I fatti alla base della sentenza riguardano un procedimento a carico di un individuo accusato di minaccia aggravata ai sensi dell’art. 612, comma 2, del codice penale. L’imputato aveva gravemente minacciato un’altra persona brandendo un cacciavite e proferendo frasi intimidatorie di estrema violenza, come minacciare di ‘sfondargli la testa’ e ‘scioglierlo nell’acido’.

In un primo momento, il Tribunale aveva dichiarato il ‘non doversi procedere’. La ragione? La vittima aveva ritirato la querela. Il giudice di primo grado aveva ritenuto che l’aggravante dell’uso dell’arma non fosse applicabile, poiché, a suo dire, il cacciavite non era stato ‘funzionale’ alla consumazione del reato. Questa valutazione ha di fatto declassato il reato a minaccia semplice, procedibile a querela e, quindi, estinguibile con la remissione.

La Decisione della Cassazione sulla Minaccia Aggravata

Il Procuratore generale ha impugnato la decisione del Tribunale, sostenendo che quest’ultimo avesse errato nel non considerare la procedibilità d’ufficio del reato. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza e rinviando il caso a un nuovo esame.

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato, richiamando anche le recenti riforme (d.lgs. n. 150 del 2022). Sebbene la riforma abbia esteso il regime di procedibilità a querela per il reato di minaccia semplice, ha lasciato invariata la regola per la minaccia aggravata dall’uso di armi: questa resta procedibile d’ufficio.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta e si fonda su due pilastri:

1. Qualificazione del Cacciavite come Arma: La Corte ha specificato che un cacciavite, sebbene sia un comune utensile, rientra a pieno titolo nella nozione di ‘arma’ ai sensi dell’art. 585, comma 2, n. 2, del codice penale. Si tratta di un”arma impropria’, ovvero uno strumento che, per sua natura, non è destinato all’offesa ma può essere utilizzato a tale scopo. L’uso di un simile oggetto per intimidire una persona integra l’aggravante.

2. Motivazione Apparente del Tribunale: La Cassazione ha censurato duramente la motivazione del Tribunale, definendola ‘oggettivamente assertiva’ e ‘apparente’. Il giudice di primo grado, infatti, si era limitato ad affermare che l’arma non era stata funzionale al reato, senza indicare alcun elemento di fatto o di diritto a sostegno di tale conclusione. Una motivazione di questo tipo è considerata illegittima perché non permette di comprendere il ragionamento logico-giuridico che ha portato alla decisione.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio cruciale: la presenza di un’arma, anche impropria come un cacciavite, durante una minaccia trasforma il reato, rendendolo perseguibile d’ufficio. L’allarme sociale generato da una condotta così pericolosa impone l’intervento dello Stato a prescindere dalla volontà della vittima. La decisione del Tribunale di ignorare l’aggravante sulla base di una motivazione inesistente è stata correttamente annullata. Questo caso serve da monito sull’importanza di una corretta qualificazione giuridica dei fatti e sulla necessità che ogni decisione giudiziaria sia supportata da una motivazione solida e comprensibile.

Quando una minaccia diventa ‘aggravata’ e procedibile d’ufficio?
Una minaccia diventa aggravata e procedibile d’ufficio, tra gli altri casi, quando è commessa con l’uso di armi. In questa situazione, l’azione penale prosegue anche se la vittima ritira la querela.

Un cacciavite può essere considerato un’arma ai fini della minaccia aggravata?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, un cacciavite è un’arma impropria, ovvero un oggetto che, pur non essendo destinato all’offesa, può essere usato per minacciare o ferire. Il suo utilizzo integra l’aggravante prevista dalla legge.

La remissione della querela estingue sempre il reato di minaccia?
No. La remissione della querela estingue il reato solo nel caso di minaccia semplice. Se la minaccia è aggravata, come nel caso dell’uso di armi, il reato è procedibile d’ufficio e il procedimento penale continua indipendentemente dalla remissione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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