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Minaccia a pubblico ufficiale: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante il reato di minaccia a pubblico ufficiale. La Corte ha confermato che frasi intimidatorie, pronunciate per impedire a un ufficiale di compiere il proprio dovere, integrano il reato, respingendo il ricorso perché generico e manifestamente infondato. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Minaccia a Pubblico Ufficiale: la Cassazione Conferma la Condanna

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata sul reato di minaccia a pubblico ufficiale, chiarendo i contorni della condotta penalmente rilevante e i requisiti per un valido ricorso. La decisione sottolinea come un ricorso generico e infondato non possa superare il vaglio di legittimità, confermando la condanna emessa nei gradi di merito. Questo caso offre spunti importanti sulla configurabilità del delitto previsto dall’art. 336 del codice penale.

I Fatti del Caso: Minaccia Durante un Controllo

La vicenda trae origine da un ricorso presentato da un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano, che lo aveva condannato per il reato di minaccia a pubblico ufficiale. L’imputato contestava la propria responsabilità, sostenendo l’insussistenza sia dell’elemento materiale del reato (la condotta minatoria) sia dell’elemento psicologico (il dolo).

Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, durante un controllo, l’imputato aveva tenuto un comportamento minaccioso e pronunciato frasi intimidatorie verso gli agenti, con lo scopo preciso di impedire loro di compiere un atto del proprio ufficio, emerso a seguito di ulteriori violazioni riscontrate a suo carico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto i motivi proposti dal ricorrente affetti da genericità e manifesta infondatezza. La Corte ha validato la motivazione della sentenza d’appello, considerandola corretta e ben argomentata.

Inammissibilità del Ricorso per la Minaccia a Pubblico Ufficiale

Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché non affrontava in modo specifico e critico le ragioni poste a fondamento della decisione impugnata. La difesa si era limitata a riproporre doglianze generiche sulla sussistenza del reato, senza mettere in discussione la logicità e coerenza dell’iter argomentativo seguito dai giudici di merito. Tale approccio non è sufficiente a superare il vaglio della Cassazione.

Le Motivazioni dell’Ordinanza

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della condotta dell’imputato. La Corte ha ribadito che il comportamento tenuto, le minacce esplicite e le frasi intimidatorie pronunciate erano chiaramente finalizzate a un obiettivo illecito: ostacolare l’attività dei pubblici ufficiali. La motivazione della Corte d’Appello è stata considerata esauriente nell’individuare sia la materialità del fatto che l’intenzionalità della condotta.

L’Elemento Materiale e il Dolo nel Reato

La Cassazione ha confermato che l’elemento materiale del reato di cui all’art. 336 c.p. è integrato da qualsiasi comportamento che abbia un’attitudine, anche solo potenziale, a intimidire il pubblico ufficiale e a ostacolarne l’attività. Nel caso di specie, le frasi pronunciate dall’imputato sono state ritenute idonee a tale scopo.

Per quanto riguarda il dolo, la Corte ha specificato che esso è stato correttamente individuato nella finalità perseguita dall’agente. L’intenzione di impedire l’atto d’ufficio rappresentava l’ispirazione della condotta minatoria, configurando così pienamente l’elemento psicologico richiesto dalla norma.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza riafferma un principio consolidato: per contestare una condanna in Cassazione non è sufficiente una generica negazione degli elementi del reato. È necessario muovere critiche puntuali e circostanziate alla motivazione della sentenza impugnata. La decisione evidenzia inoltre come il reato di minaccia a pubblico ufficiale si configuri anche attraverso condotte verbali, purché idonee a coartare la volontà del funzionario. La conseguenza della dichiarata inammissibilità è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, a conferma della serietà con cui l’ordinamento sanziona i ricorsi temerari.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi sono generici e manifestamente infondati, cioè non contestano in modo specifico e pertinente la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa integra il reato di minaccia a pubblico ufficiale secondo la Corte?
La Corte ha stabilito che il reato si configura con un comportamento, comprese minacce e frasi intimidatorie, diretto a impedire il compimento di un atto d’ufficio da parte del pubblico ufficiale.

Come viene identificato il dolo nel reato di minaccia a pubblico ufficiale?
Il dolo, ovvero l’intenzione di commettere il reato, viene individuato nella finalità perseguita dall’imputato con la sua condotta minatoria, cioè quella di ostacolare l’attività del pubblico ufficiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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