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Millantato credito: la Cassazione annulla condanna

Un ex-militare, condannato per millantato credito, chiede la revoca della sentenza dopo l’abrogazione del reato. La Cassazione, citando una pronuncia delle Sezioni Unite, annulla la decisione del giudice dell’esecuzione che aveva ravvisato una continuità normativa con il traffico di influenze illecite o la truffa. Il caso torna al Tribunale per un nuovo esame che verifichi se i fatti possano configurare il diverso reato di truffa, ma solo se tutti gli elementi erano stati originariamente contestati e accertati.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Millantato Credito: La Cassazione Annulla una Condanna e Chiarisce i Limiti dell’Abolitio Criminis

Con la recente sentenza n. 16454/2025, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: le conseguenze dell’abrogazione del reato di millantato credito. La decisione chiarisce che non esiste una continuità automatica tra la vecchia fattispecie e il nuovo reato di traffico di influenze illecite, imponendo ai giudici un’analisi più rigorosa prima di negare la revoca di una vecchia condanna. Vediamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti del Caso: Una Condanna per Millantato Credito

La vicenda riguarda un ex vice brigadiere dei Carabinieri, condannato nel 2013 con sentenza di patteggiamento. L’imputazione era quella di millantato credito, prevista dal vecchio articolo 346 del codice penale. Nello specifico, l’uomo si era fatto consegnare una somma di denaro vantando di poter intercedere, tramite un “amico” e un avvocato “molto agganciato”, presso l’Ufficio delle Entrate per ridurre un debito fiscale. La condanna riguardava sia un episodio consumato che un tentativo.

L’Abrogazione del Reato e la Richiesta di Revoca

A seguito della Legge n. 3 del 2019, il reato di millantato credito è stato abrogato. L’ex militare ha quindi presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la revoca della condanna, come previsto dall’articolo 673 del codice di procedura penale in caso di abolitio criminis.

Il Tribunale, tuttavia, aveva rigettato la richiesta. Secondo il giudice, i fatti potevano ancora essere puniti, in quanto vi sarebbe stata una “continuità normativa” tra il reato abrogato e il nuovo delitto di traffico di influenze illecite (art. 346-bis c.p.) o, in alternativa, il reato di truffa (art. 640 c.p.).

La Decisione della Cassazione sul Reato di Millantato Credito

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del condannato, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando il caso per un nuovo esame. La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un principio di diritto fondamentale, recentemente sancito dalle Sezioni Unite.

Il Principio delle Sezioni Unite

La Corte ha richiamato l’autorevole sentenza “Mazzarella” delle Sezioni Unite (n. 19357/2024), la quale ha stabilito che non sussiste continuità normativa tra il reato di millantato credito “corruttivo” (quello in cui si promette di corrompere un pubblico ufficiale) e il reato di traffico di influenze illecite. Sebbene le condotte possano, in astratto, configurare il diverso reato di truffa, ciò è possibile solo a una condizione molto stringente: che tutti gli elementi costitutivi della truffa (come gli artifici e raggiri che inducono in errore la vittima) siano stati formalmente contestati e accertati nel giudizio di merito originario.

La Mancata Analisi del Giudice dell’Esecuzione

Il grave errore del giudice dell’esecuzione, secondo la Cassazione, è stato quello di non aver svolto questa attenta verifica. Si è limitato ad affermare una generica continuità normativa, senza esaminare nel dettaglio le specifiche contestazioni della sentenza del 2013. In pratica, ha omesso di verificare se, sulla base dei fatti accertati in quella sede, fosse possibile sostenere l’esistenza di un reato diverso, come la truffa, con tutti i suoi specifici requisiti.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare: non si può procedere a una riqualificazione giuridica del fatto in sede esecutiva in modo automatico o presuntivo. Il giudice dell’esecuzione, di fronte a una richiesta di revoca per abolitio criminis, deve compiere un’analisi puntuale. Deve rileggere la sentenza di condanna e verificare se gli elementi di fatto, così come contestati e provati, integrino pienamente una diversa fattispecie di reato. Se questa corrispondenza non è perfetta e completa, la sentenza deve essere revocata. Nel caso di specie, il giudice non ha effettuato questa ricognizione, limitandosi a un richiamo superficiale a un orientamento giurisprudenziale peraltro superato dalla pronuncia delle Sezioni Unite.

Le Conclusioni: Cosa Cambia Ora?

Questa sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale: l’abrogazione di un reato comporta la cancellazione della condanna, a meno che non si dimostri, senza ombra di dubbio e sulla base delle carte del processo originario, che la stessa condotta integra un altro reato tuttora vigente. Non sono ammesse scorciatoie o riqualificazioni sommarie. Il provvedimento è stato annullato e il caso torna al Tribunale, che dovrà ora attenersi a questo rigoroso principio di diritto. Per il condannato si apre la concreta possibilità di vedere la sua condanna definitivamente revocata.

Dopo l’abrogazione della norma, il reato di millantato credito si trasforma automaticamente in traffico di influenze illecite?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una sentenza delle Sezioni Unite, ha stabilito che non sussiste continuità normativa tra il reato di millantato credito “corruttivo” e il reato di traffico di influenze illecite.

Una vecchia condanna per millantato credito può essere riqualificata come truffa?
Sì, ma solo a condizione che tutti gli elementi costitutivi del reato di truffa (come gli artifici e raggiri) fossero stati formalmente contestati e accertati in fatto durante il processo originario che ha portato alla condanna. Non è possibile una riqualificazione automatica.

Quale errore ha commesso il giudice dell’esecuzione in questo caso?
Il giudice dell’esecuzione ha rigettato la richiesta di revoca senza effettuare un’attenta analisi della sentenza di condanna originaria. Non ha verificato se i fatti specifici, come accertati in quel giudizio, potessero integrare pienamente gli elementi di un altro reato, limitandosi ad affermare una generica continuità normativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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