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Mezzo fraudolento: la prova logica basta in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato dall’uso di un mezzo fraudolento. La Corte ha stabilito che la prova dell’utilizzo di un dispositivo come un ‘jammer’ può essere raggiunta attraverso un ragionamento logico-induttivo, basato su elementi come il malfunzionamento simultaneo di più telecomandi nella stessa zona, anche in assenza del ritrovamento fisico dello strumento. L’inammissibilità è stata inoltre motivata dalla carenza di interesse del ricorrente, che aveva contestato solo un profilo dell’aggravante (l’uso del jammer) tralasciandone un altro (l’essersi procurati fraudolentemente le chiavi).

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mezzo Fraudolento: la Prova Logica è Sufficiente per la Cassazione

L’uso di un mezzo fraudolento per commettere un furto costituisce un’aggravante che inasprisce la pena. Ma cosa succede se lo strumento del reato, come un ‘jammer’, non viene mai trovato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che la prova fisica non è sempre indispensabile: un solido impianto logico-induttivo può essere sufficiente a dimostrarne l’utilizzo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per una serie di reati, tra cui furto in abitazione e furto su autovettura, unificati in continuazione. All’imputato era stata contestata, tra le altre, l’aggravante dell’uso di un mezzo fraudolento, prevista dall’art. 625, comma 1, n. 2 del codice penale.

Secondo l’accusa, l’imputato aveva utilizzato un dispositivo ‘jammer’ per impedire alla vittima di chiudere a chiave la propria auto tramite telecomando, potendo così sottrarre oggetti al suo interno e, successivamente, le chiavi di casa per compiere il furto nell’abitazione. La Corte d’Appello aveva confermato la colpevolezza e la sussistenza dell’aggravante. L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, contestando la decisione su due punti principali.

Il Ricorso in Cassazione: i Motivi di Impugnazione

La difesa ha articolato il ricorso su due motivi:

1. Mancanza di motivazione sull’aggravante del mezzo fraudolento: Si sosteneva l’assenza di prove concrete sull’uso del jammer. Il dispositivo non era stato ritrovato durante la perquisizione, le immagini delle telecamere non lo mostravano e la vittima stessa era poi riuscita a chiudere l’auto manualmente. Pertanto, secondo la difesa, la condanna per tale aggravante era basata su mere congetture.
2. Vizio di motivazione sulla misura di sicurezza: Si contestava la mancata revoca della misura di sicurezza dell’espulsione dal territorio dello Stato, ritenuta sproporzionata data la giovane età e lo stato di incensuratezza dell’imputato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambi i motivi con argomentazioni precise e giuridicamente fondate.

Sulla Prova Logica del Mezzo Fraudolento

Il cuore della decisione risiede nella valutazione del primo motivo. La Suprema Corte ha affermato che il giudice di merito ha costruito un’argomentazione del tutto logica e coerente, non censurabile in sede di legittimità. Sebbene il jammer non fosse stato trovato, la sua utilizzazione è stata dedotta da una serie di elementi fattuali convergenti:

* Il tentativo fallito della vittima di chiudere l’auto con il telecomando.
* La testimonianza di un’altra persona che, nella stessa zona e nello stesso momento, aveva riscontrato un’analoga difficoltà.

Questi elementi, letti insieme, hanno costituito, per la Corte d’Appello prima e per la Cassazione poi, una ‘prova logica’ sufficiente. La Corte ha ribadito il proprio ruolo di giudice della motivazione, non delle prove: il suo compito non è verificare se la ricostruzione dei fatti sia l’unica possibile, ma se quella adottata dal giudice di merito sia razionale e non contraddittoria. In questo caso, la conclusione che il sistema elettronico dell’auto fosse stato reso non funzionante ‘da lontano mediante l’uso di un jammer o, comunque, di altro meccanismo fraudolento’ è stata ritenuta plausibile e ben motivata.

La Carenza di Interesse nel Ricorso

Oltre alla sufficienza della prova logica, la Cassazione ha individuato un’ulteriore e decisiva ragione di inammissibilità. L’aggravante del mezzo fraudolento era stata contestata all’imputato non solo per l’uso del jammer, ma anche per essersi ‘procurato fraudolentemente le chiavi di casa’. Il ricorso della difesa, tuttavia, si era concentrato esclusivamente sul profilo del jammer, tralasciando di contestare l’altro. Di conseguenza, anche se il motivo sul jammer fosse stato accolto, l’aggravante sarebbe rimasta comunque valida per l’altro profilo non impugnato. Questo ha determinato una carenza di interesse del ricorrente, rendendo il motivo inammissibile anche sotto questo aspetto.

Le Conclusioni della Corte

La sentenza in esame riafferma due principi fondamentali. In primo luogo, nel processo penale, la prova di un fatto non deve essere necessariamente ‘diretta’ o ‘fisica’. Un corredo di indizi gravi, precisi e concordanti, valutati secondo un criterio di logica e razionalità, può validamente fondare una decisione di condanna, anche per una circostanza aggravante come l’uso di un mezzo fraudolento. In secondo luogo, evidenzia l’importanza strategica della redazione dei motivi di ricorso: un’impugnazione parziale, che non attacca tutti i profili di una contestazione, rischia di essere dichiarata inammissibile per carenza di interesse, vanificando gli sforzi difensivi. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende ha suggellato la decisione.

È necessario trovare fisicamente lo strumento, come un jammer, per provare l’aggravante del mezzo fraudolento?
No, la sentenza chiarisce che la prova può essere raggiunta anche attraverso un ragionamento logico-induttivo basato su elementi fattuali (come il malfunzionamento simultaneo di più dispositivi elettronici in una stessa area), anche se lo strumento non viene materialmente ritrovato.

Cosa accade se un ricorso contesta solo uno dei profili di un’aggravante?
Il ricorso può essere dichiarato inammissibile per carenza di interesse. Se l’aggravante è contestata per più condotte (es. uso di jammer e ottenimento fraudolento di chiavi) e il ricorso ne attacca solo una, l’aggravante rimarrebbe comunque valida per la condotta non contestata, rendendo inutile l’esame del motivo.

Come viene valutata la pericolosità di un imputato ai fini dell’applicazione di una misura di sicurezza come l’espulsione?
La valutazione si basa su elementi concreti che dimostrino una ‘spiccata propensione a delinquere’. Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto significative le modalità professionali con cui sono stati commessi i reati e il possesso di oggetti di sospetta provenienza al momento del controllo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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